Lavoro, Inps: nel 2021 cassa integrazione per 3 milioni di beneficiari

Il rapporto annuale 2022. Importi per 10 miliardi di euro. A gennaio 3 milioni in malattia, poi il ritorno alla normalità. Il lavoro sommerso è il 12,5% del totale. La retribuzione delle donne è inferiore del 25% rispetto agli uomini

Lavoro, Inps: nel 2021 cassa integrazione per 3 milioni di beneficiari

Il ricorso alla Cig è stato ancora rilevante (nel 2021 3 milioni di beneficiari per un importo di circa 10 miliardi) e le giornate di malattia hanno segnato il culmine a gennaio 2022 (quasi 30 milioni di giornate, riferiti a più di 3 milioni di lavoratori assenti per infezione o quarantena). E' quanto si apprende dal rapporto annuale Inps 2022. D'altro canto, nel corso dell'anno, si sono infittiti i segnali di ritorno alla normalità: i flussi di assunzioni, trasformazioni e cessazioni sono stati riattivati; i movers sono ritornati ad un livello prossimo a quello pre-pandemico (35%); i cassintegrati sono continuamente diminuiti (sia gli esordienti sia quelli continuativi e ad alta intensità di utilizzo della Cig) per effetto di un minor numero di aziende ricorrenti e di una minor diffusione, tra le stesse, dei dipendenti sospesi, che sono scesi da 2 milioni a marzo 2021 a circa 200.000 nei primi mesi del 2022, mentre le aziende coinvolte da 353.000 sono scese sotto 100.000 a fine 2021.

Le dimissioni lavorative, cresciute a 1.1 milioni nel 2021, hanno recuperato la compressione dell'anno precedente, ma i tassi di ricollocazione di questa componente permettono di ricondurlo ad un andamento fisiologico del mercato del lavoro. Nel complesso i dipendenti che hanno lavorato tutto l'anno (in grandissima parte a tempo indeterminato) nel 2021 sono stati 9,8 milioni (erano stati 10,9 milioni nel 2019 e 7,3 milioni nel 2020).

Nel triennio 2019-21 cassa integrazione per 6,9 milioni

La distribuzione dei redditi all'interno del lavoro dipendente si è ulteriormente polarizzata, con una quota crescente di lavoratori che percepiscono un reddito da lavoro inferiore alla soglia di fruizione del reddito di cittadinanza. Per contro l'1% dei lavoratori meglio retribuiti ha visto un ulteriore aumento di un punto percentuale della loro quota sulla massa retributiva complessiva.

A queste disparità ha ovviamente contribuito la messa in Cassa Integrazione di una massa enorme di lavoratori. Complessivamente nel triennio 2019-2021 il ricorso alla Cig (in una delle sue varie forme) ha interessato 6.9 milioni di lavoratori: circa 700.000 ne avevano usufruito prima del Covid-19 (tra gennaio 2019 e febbraio 2020), 5.5 milioni sono entrati nel corso del lock-down di marzo-maggio 2020 e, infine, altri 750.000 lavoratori si sono aggiunti successivamente.

A distanza di due anni il 64% dei cassintegrati risulta ancora occupato presso la medesima azienda (4.4 milioni di dipendenti, di cui una quota modesta pari a 194.000 è ancora in Cig), il 21% dei beneficiari risulta occupato presso altra azienda, il 5% è in NASpI (Nuova Assicurazione Sociale per l'Impiego) e il residuo è in altra condizione (inattivo, disoccupato, emigrato, transitato al lavoro indipendente, pensionato).

Il lavoro sommerso è il 12,5% del totale

Il lavoro sommerso in Italia è circa il 12.5% del lavoro totale (ultima rilevazione del 2019). I lavoratori sommersi sono circa 3 milioni. I lavoratori temporanei sono praticamente lo stesso numero. IL PNRR richiede un rientro del 2% sul tasso di lavoro non regolare all'Italia, un ammontare sperimentato in Italia solo una volta negli ultimi 25 anni, a seguito della massiva regolarizzazione del 2001.

La retribuzione delle donne è inferiore del 25% rispetto agli uomini

Secondo l’Istituto il quadro occupazionale appare promettente ma segnali più preoccupanti vengono dalla dinamica retributiva. La retribuzione media effettiva pro capite (al netto quindi della Cig) nel 2021 è stata pari a 24.097 euro (23.107 nel 2020) quasi in linea con il livello del 2019 (-0,2%) a fronte di un aumento del numero di persone che ha lavorato per frazioni ridotte dell'anno (part-year). La retribuzione media delle donne nel 2021 risulta pari a 20.415 euro, sostanzialmente invariata rispetto agli anni precedenti e inferiore del 25% rispetto alla corrispondente media maschile. Ciò dipende dal maggior peso, tra le donne, sia della componente part-year (per di più con durate medie più corte) sia della componente a part-time.
Se la retribuzione media giornaliera per i dipendenti a full-time è pari a 98 euro, in sei tra i principali CCNL è inferiore a 70 euro mentre nell'industria chimica è pari a 123 euro. Sempre superiori a 100 euro giornalieri risultano anche i valori medi nei gruppi di CCNL con meno dipendenti. Per i dipendenti a part-time la retribuzione media giornaliera è pari a 45 euro, ma risulta inferiore a 40 euro al giorno per i dipendenti di alcuni comparti artigiani (metalmeccanico, sistema moda, acconciatura/estetica). (RS-DIRE)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)