L’Italia della pandemia: povertà assoluta stabile ma le famiglie vedono peggiorare la situazione economica

I dati Istat. La povertà assoluta riguarda più di 5 milioni 500 mila individui (9,4%), i minori sono 1,3 milioni. Relazioni sociali: calano i soddisfatti delle relazioni amicali e familiari. L’attività di volontariato che era rimasta stabile nel primo anno di pandemia, nel 2021 registra una contrazione di 2,5 punti percentuali. Bassa fiducia nella politica. In crescita le persone che hanno dovuto rinunciare a visite specialistiche o esami diagnostici

L’Italia della pandemia: povertà assoluta stabile ma le famiglie vedono peggiorare la situazione economica

Ancora dati e analisi dalla nona edizione del Rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes) dell’istat. Un rapporto che fornisce un quadro complessivo dei 12 domini in cui è articolato il benessere analizzati nella loro evoluzione nel corso dei due anni di pandemia, il 2020, anno dello shock dell’emergenza sanitaria, e il 2021, anno della ripresa economica e dell’occupazione, esaminando le differenze tra i vari gruppi di popolazione e tra i territori.

Benessere economico

Nel 2021, il reddito disponibile delle famiglie e il potere d’acquisto hanno segnato una ripresa, pur restando al di sotto dei livelli precedenti la crisi. La crescita sostenuta dei consumi finali ha generato una flessione della propensione al risparmio che, tuttavia, non è tornata ai valori pre-pandemia.
Nel 2021, pur in uno scenario economico mutato, la povertà assoluta si mantiene stabile, riguardando più di 5 milioni 500 mila individui (9,4%). Il Nord recupera parzialmente il forte incremento nella povertà assoluta osservato nel primo anno di pandemia, anche se non torna ai livelli osservati nel 2019 (6,8%, 9,3% e 8,2% rispettivamente nel 2019, 2020 e 2021). Nel Mezzogiorno, invece, le persone povere sono in crescita di quasi 196 mila unità e si confermano incidenze di povertà più elevate e in aumento, arrivando al 12,1% per gli individui (era l’11,1% nel 2020). Infine, il Centro presenta il valore più basso, sebbene anche in questa area del Paese l’incidenza aumenti tra gli individui passando da 6,6% nel 2020 a 7,3% nel 2021.
Il totale dei minori in povertà assoluta nel 2021 è pari a 1 milione e 384 mila: l’incidenza si conferma elevata, al 14,2%, stabile rispetto al 2020, ma maggiore di quasi tre punti percentuali rispetto al 2019, quando era pari all’11,4%.
Nonostante il quadro in ripresa, il perdurare dell’emergenza sanitaria ha determinato nel 2021 un ulteriore incremento della quota di famiglie che dichiarano di aver visto peggiorare la propria situazione economica rispetto all’anno precedente: dal 29% del 2020 si arriva al 30,6% nel 2021, quasi cinque punti percentuali in più rispetto al 2019 (25,8%). L’aumento si riscontra in tutte e tre le ripartizioni geografiche, tuttavia nel Centro e, soprattutto, nel Nord l’incremento più elevato si attesta nel primo anno di pandemia, mentre nel Mezzogiorno soprattutto nel secondo anno.
La percentuale di coloro che vivono in famiglie dove gli individui hanno lavorato per meno del 20% del proprio potenziale è stata dell’11%, in crescita rispetto al 10% del 2019. Inoltre, una quota pari al 9% di persone ha dichiarato di arrivare a fine mese con grande difficoltà (in aumento rispetto al 2019 quando era pari all’8,2%). Anche gli individui che vivono in famiglie con una situazione di grave deprivazione abitativa crescono dal 2019 al 2020, passando dal 5,0% al 6,1%. Risulta invece stabile il rischio di povertà (20,0% degli individui da 20,1% nel 2019).

Relazioni sociali

Tra il 2019 e il 2021 diminuisce di 10,2 punti percentuali la quota di popolazione che si dichiara molto o abbastanza soddisfatta delle relazioni amicali (dall’82,3% al 72,1%), toccando il valore più basso registrato dal 1993. In particolare, la quota di persone molto soddisfatte diminuisce di 4,3 punti percentuali e quella di coloro che si dichiarano abbastanza soddisfatti diminuisce di 5,9 punti percentuali. Il calo di coloro che si dichiarano molto soddisfatti si concentra in particolare nelle fasce di età giovanili (-6,5 punti percentuali tra i ragazzi di 14-19 anni, dal 41,0% al 34,5%).
Nel 2021 cala anche la percentuale di chi si dichiara molto o abbastanza soddisfatto delle relazioni familiari, che passa dall’89,7% all’87,1% (-2,6 punti percentuali rispetto al 2019). La quota di coloro che si dichiarano molto soddisfatti passa dal 33,4% del 2019 al 31,6% del 2021; anche in questo caso il calo è più accentuato tra i giovani (-3,9 punti percentuali, dal 41,8% al 37,9% nella fascia di età tra i 14-19 anni e dal 37,3% al 33,3% in quella tra i 20-24 anni).
Nel 2021 la quota di popolazione che dichiara di avere parenti, amici o vicini su cui contare, pur continuando a rimanere molto alta, mostra una lieve diminuzione rispetto al 2019 (dall’81,5% all’80,4%). Se si analizzano le singole componenti dell’indicatore emerge come a diminuire sia la possibilità di poter contare sugli amici (dal 68,4% al 67,5%) in modo trasversale in tutte le fasce di età e in particolare tra i 14-19 anni dove la quota passa dal 78,4% al 74,8%.
L’attività di volontariato che era rimasta stabile nel primo anno di pandemia, nel 2021 registra una contrazione di 2,5 punti percentuali (dal 9,8% del 2019 al 7,3% del 2021).
La quota di persone che dichiarano di versare contributi economici ad associazioni, che nel 2020 aveva registrato una lieve crescita, nel 2021 torna a diminuire, attestandosi al 12%, il valore più basso dal 1993. Nel 2021, il 14,6% della popolazione di 14 anni e più dichiara di aver svolto attività di partecipazione sociale, partecipando alle attività di associazioni di tipo ricreativo, culturale, civico e sportivo. Già nel 2020 la partecipazione sociale aveva registrato una lieve diminuzione che si è accentuata nel secondo anno di pandemia (era il 22,7% nel 2019), toccando il valore più basso dal 1998. Si confermano le differenze territoriali con circa il 16% della popolazione di 14 anni e più che ha svolto attività di partecipazione sociale nel Centro-nord, quota che scende al 10,7% nel Mezzogiorno.
La particolare situazione venutasi a creare con la pandemia da Covid-19 ha invece favorito la crescita della partecipazione civica e politica. Nel 2021, il 64,9% della popolazione di 14 anni e più dichiara di aver svolto attività indirette di partecipazione civica e politica (“parlare di politica”, “informarsi”, “partecipare on line”). Il dato è in aumento rispetto al 2020 quando si attestava al 61,7% e conferma il trend crescente iniziato nel primo anno di pandemia 2020 quando la necessità di seguire l’evolvere delle disposizioni messe in atto per contrastare la diffusione della pandemia da Covid-19 a livello nazionale e locale aveva favorito la partecipazione civica e politica della popolazione. Il divario territoriale è ampio e sfiora i 14 punti percentuali: circa il 70% nel Centro- Nord rispetto al 55,6% del Mezzogiorno.
Nel 2021 la fiducia verso gli altri è tornata a crescere. La quota di persone di 14 anni e più che ritiene che gran parte della gente sia degna di fiducia, infatti, raggiunge il 25,5% (+2,3 punti percentuali rispetto al 2020). Si tratta del valore più alto dell’ultimo decennio che conferma il trend crescente iniziato nel 2018.

Politica e istituzioni

Nonostante i leggeri progressi osservati prima della pandemia, e proseguiti nei due anni dell’emergenza da Covid-19, nel 2021 la fiducia nella politica e nelle istituzioni democratiche continua ad essere bassa. Il voto medio è insufficiente per i partiti (3,3 su una scala da 0 a 10), per il Parlamento (4,6) e per il sistema giudiziario (4,8), mentre Forze dell’ordine e Vigili del fuoco si confermano su un livello tradizionalmente più elevato (7,5).
Negli ultimi due anni si è arrestato il trend verso un maggiore equilibrio di genere nella politica e nelle istituzioni del nostro Paese. È soprattutto nella politica locale e nelle posizioni istituzionali di vertice che la presenza femminile fatica ancora ad affermarsi: con il 22,3% di donne elette nei Consigli regionali, l’Italia nel 2021 si colloca oltre 12 punti percentuali al di sotto della media europea (34,6%); considerando il complesso delle posizioni apicali presso la Corte costituzionale, il Consiglio superiore della magistratura, le diverse Authority (Privacy, Comunicazioni, Concorrenza e mercato), il corpo diplomatico, le donne non raggiungono il 20% neanche nel 2022.
Invece, la presenza femminile nei consigli di amministrazione delle grandi società quotate in Borsa continua a crescere e nel 2021 si attesta al 41,2%, con uno stacco di quasi 10 punti percentuali in più della media dei 27 Paesi dell’Unione (30,6%). È il risultato delle ulteriori misure introdotte dalla legge di bilancio 2020 (n. 160/2019), che ha innalzato al 40,0% la quota femminile in questi organi e aumentato da tre a sei il limite massimo di mandati consecutivi.
Riguardo all’amministrazione della giustizia civile, la crisi pandemica è intervenuta in un contesto già caratterizzato da una eccessiva lunghezza dei processi. Nel 2021, dopo 6 anni di lieve ma costante riduzione, la durata media effettiva dei procedimenti civili si attesta a 426 giorni contro i 421 del 2019. Nei due anni dell’emergenza sanitaria è proseguito il trend di diminuzione del numero complessivo dei procedimenti pendenti ma sono aumentati quelli di durata ultra-triennale, che costituiscono il cosiddetto "arretrato civile patologico".
Il calo dei reati e degli arresti durante il lockdown e i provvedimenti adottati nella prima fase dell’emergenza da Covid-19 per mitigare la pressione sul sistema carcerario, si traducono in un consistente calo dell’affollamento carcerario, che nel 2021 si attesta a 106,5 detenuti per 100 posti, 1 punto percentuale in più rispetto al 2020. Tra il 2019 e il 2020 la popolazione carceraria si è ridotta del -12% e l’indice di affollamento carcerario di -14,4 punti percentuali (era 119,9 % nel 2019).

Sicurezza

Nel 2021, la quota di persone che si dichiarano molto o abbastanza sicure quando camminano al buio da sole nella zona in cui vivono si attesta al 62,2% (era il 57,7% nel 2019). Si tratta del valore più alto registrato dal 2010.
Scende al 6,3%, livello minimo dal 2009, la quota di popolazione che dichiara di aver visto nella zona in cui abita persone che si drogano o spacciano droga, prostitute in cerca di clienti o atti di vandalismo contro il bene pubblico (8,3% nel 2019).
Continua a diminuire la quota di famiglie che affermano che la zona in cui vivono è molto o abbastanza a rischio di criminalità, attestandosi al 20,6% (era il 25,6% nel 2019), si tratta del valore più basso dal 1993. “Nel primo anno della pandemia, le misure restrittive imposte dall’emergenza sanitaria hanno portato ad una forte riduzione dei reati predatori (furti in abitazione, borseggi e rapine); nel 2021 con l’allentamento delle misure restrittive alla mobilità e ai contatti sociali questi reati sono tornati a registrare una lieve crescita, rimanendo però molto al di sotto dei valori registrati nel periodo pre-pandemia”, sottolinea l’Istat.
Nel 2021 il tasso di vittime di furti in abitazione si attesta al 7,1 per 1.000 famiglie (rispetto al 6,8 del 2020 e al 10,4 del 2019), il tasso di vittime di borseggi ammonta a 3,3 vittime ogni 1.000 abitanti (rispetto al 2,8 del 2020 e al 5,1 del 2019) e quello delle vittime di rapine a 0,9 vittime ogni 1.000 abitanti (era pari allo 0,8 nel 2020 e all’1,0 nel 2019).
Nel 2020, in Italia sono stati commessi 289 omicidi, pari a 0,49 per 100 mila abitanti. Il tasso di omicidi ha registrato un’ulteriore diminuzione rispetto al 2019 quando si attestava a 0,53 per 100 mila abitanti (per un totale di 318 omicidi), confermando il trend decrescente di lungo periodo. I dati provvisori relativi al 2021 evidenziano una lieve ripresa del tasso di omicidi (0,51).
Tra il 2019 e il 2020 si conferma la tendenza alla diminuzione del tasso di omicidi degli uomini (era 0,72 nel 2019); i dati provvisori del 2021 mostrano invece una lieve crescita (0,63) anche se si mantengono al di sotto del valore del 2019. Al contrario, il tasso di omicidi delle donne mostra una complessiva stabilità nei tre anni (0,39 nel 2021).
Nel 2020, il 92,2% degli omicidi femminili risulta compiuto da una persona conosciuta. Il dato è in aumento rispetto al 2018 quando si attestava all’81,2%. In particolare, circa 6 donne su 10 sono state uccise dal partner attuale o dal precedente, il 25,9% da un familiare (inclusi i figli e i genitori) e l’8,6% da un’altra persona che la donna conosceva (amici, colleghi, ecc.). La situazione è molto diversa per gli uomini: nel 2020 solo il 39,4% è stato ucciso da una persona conosciuta e solo il 2,9% da un partner o ex partner, mentre il 60,7% risulta ucciso da uno sconosciuto o autore non identificato dalle Forze dell’ordine.

Benessere soggettivo

Nel 2021 con il 46% di molto soddisfatti della propria vita si recuperano i livelli di benessere registrati prima del crollo avvenuto nel 2012. La percentuale di persone che riferiscono di essere molto soddisfatte per la propria vita (punteggio tra 8 e 10) è cresciuta nei due anni di pandemia, si attestava al 43,2% nel 2019 e al 44,3% nel 2020. L’incremento dei soddisfatti registrato proprio negli anni di pandemia è coerente con quanto riscontrato anche in altri Paesi.
I più giovani (14-19 anni) che avevano registrato un recupero più rapido della percentuale di molto soddisfatti per la vita rispetto ai valori del 2012, conoscono invece negli ultimi due anni un deterioramento significativo della soddisfazione per la vita, con la percentuale dei molto soddisfatti che passa dal 56,9% del 2019 al 52,3% del 2021. Inoltre, quasi 220 mila ragazzi tra i 14 e i 19 anni si dichiarano insoddisfatti della propria vita (punteggio tra 0 e 5) e hanno una condizione di scarso benessere psicologico, con un punteggio dell’indice di salute mentale inferiore alla soglia che definisce la condizione di basso benessere psicologico, a indicare una accentuazione della situazione psicologica precaria.
La crescita del benessere soggettivo avviene nonostante la diminuzione forte, mai conosciuta dall’inizio della serie storica (1993), della soddisfazione per il tempo libero. Nel 2021 si rileva una perdita di soddisfatti per il tempo libero pari a 12,6 punti percentuali, dopo un aumento di 1,2 punti nel 2020, per attestarsi sul valore minimo (56,6%) mai registrato. Il calo è più accentuato tra le donne (-13,2 punti percentuali). Inoltre la situazione appare particolarmente critica per i giovanissimi, benché la percentuale di soddisfatti si mantenga la più alta (64,5%).
La percentuale di persone che ritengono che la loro situazione personale migliorerà nei prossimi 5 anni sale al 31,9% nel 2021, raggiungendo il valore massimo finora osservato, ad indicare un sentimento di ottimismo verso il futuro, fondamentale per la crescita del Paese.

Qualità dei servizi

Continua a crescere la percentuale di persone che ha dovuto rinunciare a visite specialistiche o esami diagnostici di cui avevano bisogno per problemi economici o legati alle difficoltà di accesso al servizio, passando dal 6,3% del 2019 al 9,6% nel 2020 e all’11% nel 2021. Il 53,3% di chi rinuncia riferisce motivazioni legate alla pandemia da COVID-19.
Dal punto di vista della dotazione di personale sanitario, si è registrato un leggero incremento di medici e personale paramedico, indispensabili per far fronte all’emergenza sanitaria: nel 2021 ci sono 4,1 medici ogni 1.000 residenti (erano 4,0 nel 2020); infermieri e ostetriche passano al 6,6 per 1.000 residenti nel 2020 (erano il 6,5 nel 2019). Queste figure riscontrano un’ampia fiducia da parte della popolazione: circa il 50% dei residenti di 14 anni e più ha dato loro un punteggio di fiducia uguale o superiore a 8 (su una scala da 0 a 10).
Nel 2020 il 7,3% delle persone si è spostato in un'altra regione per effettuare un ricovero. Le restrizioni imposte dalla pandemia, che hanno impedito gli spostamenti fuori dalla propria regione, e il sovraccarico dei servizi ospedalieri dovuto ai pazienti Covid, hanno comportato un calo di 1 milione e 700 mila ricoveri di pazienti residenti fuori regione rispetto al 2019, anno in cui il tasso di emigrazione ospedaliera era pari all’8,3%.
Nel 2021 il 9,4% delle persone di 14 anni e più ha utilizzato assiduamente i mezzi pubblici. Il ricorso ai servizi di mobilità ha subito un forte calo, per effetto del quale gli utenti assidui sono diminuiti di ben 6 punti percentuali rispetto agli anni pre-Covid. Nonostante il ridimensionamento nell’utilizzo dei servizi di mobilità, rimane stabile la quota di quanti si dichiarano soddisfatti del servizio (20,5% nel 2021).
Nel 2020 cresce la raccolta differenziata dei rifiuti: il 56,7% delle persone vive in un comune che ha raggiunto l’obiettivo del 65% di raccolta differenziata. Sono 10 le regioni che hanno superato l’obiettivo: la Sardegna, le province autonome di Bolzano e Trento, il Veneto, le Marche, la Valle d’Aosta, la Lombardia, l’Umbria, l’Abruzzo, il Friuli-Venezia Giulia e l’Emilia-Romagna.
Permangono differenze territoriali nell’erogazione di acqua ed energia elettrica. La quota di famiglie che dichiara irregolarità del servizio idrico, nel 2021, è pari al 9,4%, ma la situazione è molto diversificata: le famiglie che lamentano tale disservizio al Nord sono il 3,3%, mentre nel Mezzogiorno sono il 18,7%. Per l’erogazione di energia elettrica si sono registrate, in media, 2,1 interruzioni, senza preavviso, superiori ai tre minuti, per cittadino. Anche in questo caso le differenze territoriali sono notevoli: si passa da 1,4 interruzioni nel Nord a 2 nel Centro a 3,1 nel Mezzogiorno.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)