Gli effetti del Decreto sicurezza: così è cambiata l'accoglienza in Italia
Studio di ActionAid e Openpolis sulle strutture gestite dalle prefetture: tra dicembre 2018 e dicembre 2019 in calo il numero di centri attivi (da 8.145 a 5.482), le presenze e i posti disponibili, di cui oltre 15 mila si perdono nei piccoli Cas
In calo tra dicembre 2018 e dicembre 2019 il numero di centri di accoglienza attivi (tra Cas e Cpa/hotspot), passati da 8.145 a 5.482. Diminuiscono anche le presenze (nel 2019 oltre 40 mila in meno) e i posti disponibili (oltre 46 mila in meno di cui oltre 15 mila si perdono nei piccoli Cas) Sono gli effetti del Decreto sicurezza, analizzati in termini di presenze, costi e distribuzione sul territorio da uno studio di ActionAid e Openpolis che hanno lanciato oggi il Rapporto “Centri d’Italia 2021 - Una mappa dell’accoglienza”, la prima mappatura di tutti i centri di accoglienza gestiti dalle Prefetture in Italia.
Presenze in calo: i centri piccoli perdono più posti
Dal punto di vista della capienza, dai dati emerge che, tra 2018 e 2019 nella maggioranza delle province italiane (65) è mediamente aumentata. A fronte del calo di presenze nel sistema di accoglienza tra dicembre 2018 e dicembre 2019 così si è modificato lo scenario: se ci limitiamo ad analizzare i Cas, nel 2018 era Sassari la provincia con centri in media più̀ grandi (105,2 posti per centro) seguita da altre 8 del mezzogiorno (Catanzaro, Brindisi, Bari, Siracusa, Trapani, Foggia, Campobasso e Salerno). Tra le prime 30 provincie per capienza media, Bolzano è l’unica del nord, confermando così uno squilibrio già rilevato negli anni scorsi analizzando i contratti per l’accoglienza straordinaria. Nel 2019, sono salite a 4 le province con, in media, più̀ di 100 posti per l’accoglienza in ogni centro: Brindisi (133), Sassari (119,3), Livorno (117,2) e Vibo Valentia (108,7).
In 65 province italiane cresce la capienza media dunque mentre, su scala nazionale, anche considerando la chiusura di megacentri governativi come il Cara di Mineo o quello di Castelnuovo di Porto, sono i centri piccoli ad aver perso più posti, per un totale di 15482 posti in meno tra 2018 e 2019. A Bologna, ad esempio, nel 2018 erano 622 i posti attivi in centri di piccole dimensioni. Nel 2019 invece ne erano rimasti solo 299 (-51,9%). Ancora più evidente il caso di Torino dove nel 2019 i posti in piccole strutture sono diminuiti (-119 posti) mentre quelli in centri medi e grandi sono addirittura aumentati (rispettivamente +94 e +43 posti).
Penalizzata l’accoglienza diffusa
Con il Decreto Sicurezza i comuni con centri di accoglienza straordinari o governativi sono diminuiti drasticamente, passando da 2.691 (33,8% dei comuni italiani) nel 2018 a 1.822 (23%) dell’anno successivo, con un calo del 32,3%. Se il numero di comuni interessati nel 2019 fosse rimasto quello del 2018, la media di ospiti per Comune sarebbe nettamente più̀ bassa di quella che si è effettivamente registrata (24,8 rispetto a 36,6 ospiti per comune). In questo modo si sarebbe potuto intervenire privilegiando, una volta per tutte, l’accoglienza diffusa. “Sarebbe bastato lasciare in funzione i centri piccoli che erano già attivi nel 2018 e chiudere quelli più grandi. – si legge - Se gli oltre 49mila posti attivi in centri di piccole dimensioni nel 2018 (37% del totale) fossero rimasti tutti in funzione nel 2019, si sarebbe fatto un enorme passo avanti verso l’accoglienza diffusa. In questo modo infatti i piccoli centri avrebbero coperto ben oltre la metà dei posti necessari”.
L’analisi degli importi per singola persona ospitata nei Centri conferma che sono proprio i centri piccoli (unità abitative in accoglienza diffusa) ad essere maggiormente penalizzati (-22,7%, da 35 a 27 euro). A questo proposito, è interessante notare, ad esempio, come nel territorio della città metropolitana di Torino non si registra quasi una differenza di prezzo tra 2018 e 2019. Al contrario, a Milano si assiste in media a una drastica riduzione dei prezzi giornalieri per persona, da 35,4€ nel 2018 a 19,3€ nel 2019 (-45,5%). Nel 2019, in effetti, il sistema era ancora in trasformazione. Alcuni centri, nati con le regole precedenti al decreto sicurezza, erano ancora attivi, anche grazie a delle proroghe.
Domani, 17 marzo, ActionAid e Openpolis saranno in udienza al Tribunale amministrativo del Lazio per "rivendicare il diritto di conoscere, di accedere ad informazioni fondamentali per poter valutare le politiche in base agli effetti che producono". “L'obiettivo è di verificare quali controlli vengano effettuati e con quale frequenza, quali violazioni siano state riscontrate e di quale gravità, se gli enti gestori offrano o meno i servizi per cui vengono pagati e quindi in definitiva sapere in quali condizioni vengano ospitati gli stranieri nel singolo centro. Solo così si possono sviluppare analisi di dettaglio e indipendenti come quelle presenti in questo report – spiega Vittorio Alvino di Openpolis - quello del 17 marzo è un appuntamento con la democrazia: ci aspettiamo che le istituzioni rispondano positivamente a questa operazione di trasparenza, poiché rientra nelle loro prerogative e responsabilità”.