Emergenza coronavirus e buoni spesa, i comuni che escludono gli stranieri
A Ferrara, Voghiera e Ventimiglia i migranti con un permesso di soggiorno ordinario non possono presentare la domanda per accedere al sostegno in caso di gravi difficoltà economiche causate dal Covid-19. Pronto il ricorso di un cittadino ghanese al Tribunale di Ferrara
I buoni spesa dovrebbero servire per chi ha gravi problemi economici, causati dall'emergenza Covid-19. Ma in alcuni comuni, i sindaci hanno pensato bene di distinguere tra poveri di serie A e di serie B. A Ferrara (sindaco Alan Fabbri, centro destra), sono esclusi dai buoni spesa gli stranieri extracomunitari con un permesso di soggiorno ordinario, i richiedenti asilo e i titolari di protezione internazionale. Sono invece ammessi quelli con permesso di soggiorno per lungo-soggiornanti. Identica distinzione anche a Voghiera (sindaco Paolo Lupini, lista civica Progetto Comune), in provincia di Ferrara. A Ventimiglia (sindaco Gaetano Scullino, centro destra), la delibera di giunta non accenna a distinzioni tra italiani, comunitari e stranieri extracomunitari, ma poi leggendo il modulo predisposto per fare domanda si scopre che possono presentarla solo chi è iscritto alle liste elettorali (ossia italiani e comunitari). Settimana scorsa anche i comuni di Asti, Perugia e Alessandria (guidati sempre da giunte di centrodestra) avevano escluso stranieri con permessi di soggiorno ordinario, ma poi hanno fatto marcia indietro, cambiando anche la modulistica, e ora i buoni spesa sono per qualunque residente in difficoltà che non sia già beneficiario di altre forme di sostegno.
A Ferrara l'esclusione degli stranieri dal buono spesa sta per finire in Tribunale. Un cittadino ghanese, sostenuto dall'Associazione Studi Giuridici sull'Immigrazione (Asgi), ha deciso infatti di presentare un ricorso per discriminazione contro il Comune. Ha un permesso di soggiorno per motivi di studio: finora a vissuto con la borsa di studio e con lavori occasionali, in particolare come steward allo stadio. Secondo gli avvocati Alberto Guariso e Massimo Cipolla, la delibera del sindaco Alan Fabbri è contraria ai principi espressi dall'ordinanza 658 del 29 marzo 2020 con cui la Protezione Civile nazionale ha stanziato i fondi, ripartiti poi nei Comuni, per l'erogazione dei buoni spesa. All'articolo 2 dell'ordinanza infatti è previsto che i Comuni individuino “tra i nuclei familiari quelli più esposti agli effetti economici derivanti dall’emergenza epidemiologica da virus Covid-19 e tra quelli in stato di bisogno, per soddisfare le necessità più urgenti ed essenziali con priorità per quelli non già assegnatari di sostegno pubblico”. La Protezione civile dunque non fa distinzioni tra italiani e stranieri. E non potrebbe farlo, visto che si tratta di misure per un'emergenza, rivolte a persone che versano in una situazione così grave da non avere denaro per comprarsi da mangiare. Ferrara ha ricevuto dalla Protezione Civile 697mila euro per i buoni spesa. Il sindaco, sulla sua pagina Facebook replica a chi lo accusa di discriminare gli stranieri, con i dati dei primi 535 beneficiari dei buoni spesa: 429 sono italiani, 73 cittadini ex Ue lungo-soggiornanti, 23 comunitari e 10 "con permesso di soggiorno". Il 47,8% sono lavoratori danneggiati per riduzione o interruzione delle attività senza ammortizzatori sociali, il 22,3% sono cassintegrati, il 15,3% disoccupati, il 7,3% precari e il 5,7% lavoratori stagionali e 1,6% interinali. "Da questi dati si vede che abbiamo esattamente applicato ciò che chiede il Governo Conte -scrive Alan Fabbri-, cioè aiutare chi ha sofferto di più di altri questa crisi". (dp)