Egitto, anche l'Italia tra i 31 paesi che condannano violazioni
Si tratta della prima dichiarazione congiunta dal 2014 assunta dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, la seconda da quando il paese arabo è guidato dal presidente Abdel Fatah Al-Sisi
Trentuno Paesi, tra cui anche l'Italia, hanno condannato le violazioni alle liberta' fondamentali in Egitto. Si tratta della prima dichiarazione congiunta dal 2014 assunta dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, quindi la seconda da quando il Paese arabo e' guidato dal presidente Abdel Fatah Al-Sisi.
Nella dichiarazione, letta in un video dall'ambasciatrice della Finlandia Kirsti Kauppi, i Paesi sottolinea la propria "profonda preoccupazione per la traiettoria assunta dai diritti umani in Egitto", in riferimento alle "restrizioni alla libertà di espressione, delle manifestazioni pacifiche, dello spazio per la società civile e l'opposizione". A preoccupare i governi è "l'applicazione delle leggi sull'anti-terrorismo contro dissidenti pacifici" ma anche "contro attivisti per i diritti umani, persone Lgbti, giornalisti, politici e avvocati".
Riconoscendo "l'importante ruolo svolto dall'Egitto nella questione migratoria e nel contrasto al terrorismo nella regione", i 31 governi lanciano un appello: "Chiediamo all'Egitto di garantire spazio alla società civile - inclusi i difensori dei diritti umani - affinché' nessuno lavori più nella paura di subire minacce, arresti, detenzione o altre forme di repressione". E' stato chiesto in particolare di rimuovere "il divieto di viaggio e il congelamento dei beni" a questi soggetti, "incluso lo staff dell'Eipr", cioe' l'Egyptian Initiative for Personal Rights, ong che negli ultimi mesi ha assistito all'arresto di vari dirigenti e collaboratori, tra cui lo studente dell'Università di Bologna Patrick Zaki, l'unico ancora dietro le sbarre.
I firmatari del documento congiunto domandano anche maggior spazio per i media e "il rilascio dei giornalisti arrestati". Si chiede poi al Cairo di cessare ogni "abuso del giusto processo", l'uso eccessivo della "custodia cautelare estesa" e "la pratica di aggiungere nuovi capi d'accusa contro i detenuti, una volta terminato il limite legale per la custodia cautelare" di 24 mesi, una strategia che secondo le organizzazioni permette di tenere per anni le persone in carcere senza processo.
"Riconosciamo che la nuova legge sulle ong- ha detto ancora l'ambasciatrice Kauppi- stabilisce un nuovo quadro normativo piu' favorevole alle attivita' delle organizzazioni. E' cruciale che sia usata per rafforzare l'azione della societa' civile".
I Paesi che hanno aderito alla denuncia sono, oltre all'Italia, Australia, Austria, Belgio, Bosnia ed Erzegovina, Bulgaria, Canada, Costa Rica, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Islanda, Irlanda, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Montenegro, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Macedonia del Nord, Norvegia, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti d'America. Altri governi possono aderire alla dichiarazione fino a due settimane dopo la fine della sessione del Consiglio dei diritti umani, in corso a Ginevra.