Cosa sta accadendo all’agricoltura? Proteste in mezza Europa ed effetti della crisi economica agitano il settore più importante per l’umanità

Il quadro più preciso di quanto sta accadendo in Europa è stato fornito in questi ultimi giorni da Confagricoltura

Cosa sta accadendo all’agricoltura? Proteste in mezza Europa ed effetti della crisi economica agitano il settore più importante per l’umanità

Proteste, anche dure. Blocchi delle strade, letame rovesciato a quintali davanti ai palazzi dei governi, lunghi cortei di trattori, agricoltori inferociti. E’ questo il panorama che negli ultimi giorni (a dire il vero negli ultimi mesi), si presenta a chi guarda l’Europa dal punto di vista degli agricoltori. Sono i segnali di un malessere diffuso che, insieme ad altri indicatori economici (peraltro contraddittori), fornisce il segno della crisi di un comparto tra i più importanti per l’economia e certamente il più importante per l’umanità.

Il quadro più preciso di quanto sta accadendo in Europa è stato fornito in questi ultimi giorni da Confagricoltura. Basta poco per capire. In Germania, per far fronte alle conseguenze della sentenza della Corte costituzionale che ha ritenuto illegittima la costituzione di fondi fuori bilancio, il governo ha presentato una manovra straordinaria di correzione dei conti pubblici che prevede la soppressione delle agevolazioni fiscali al gasolio agricolo. Finora non è stato possibile raggiungere un’intesa e ulteriori manifestazioni sono già state programmate. In Francia, nelle scorse settimane, gli agricoltori hanno contestato le proposte governative – poi ritirate – di aumentare il prelievo fiscale sull’acquisto di fitofarmaci e sull’acqua destinata all’irrigazione. In Polonia, Ungheria e Romania, i produttori sono scesi in piazza per i contraccolpi economici provocati dall’aumento delle importazioni di prodotti agroalimentari dall’Ucraina. Il balzo in avanti è stato di quasi il 90% a livello UE rispetto ai livelli del 2021. Tensioni ci sono anche in Spagna. Mentre nei mesi scorsi gli allevatori nei Paesi Bassi sono scesi in strada contro le misure del governo tese a ridurre la dimensione degli allevamenti, allo scopo di tagliare le emissioni di azoto. Spiega l’organizzazione agricola: “Resta sullo sfondo il disagio del mondo agricolo in tutta l’Unione nei confronti del Green Deal, che ha posto, di fatto, il settore primario sul banco degli accusati”. Entro pochi giorni dovrebbe iniziare un “dialogo strategico” della Commissione con tutti gli Stati sul futuro delle politiche agricole europee. Intanto però le proteste continuano, in attesa, tra l’altro, delle prossime elezioni europee.

E in Italia? Per ora le nostre campagne sono tranquille (salvo qualche manifestazione limitata come quanto accaduto in Sicilia pochi giorni fa). Coldiretti però avvisa del salire delle difficoltà economiche che le imprese agricole devono affrontare sottoposte ancora ai contraccolpi di due guerre, della crisi climatica e, ultimo evento solo in ordine di tempo, della crisi del Mar Rosso. Ancora i coltivatori diretti spiegano a questo proposito come in gioco vi siano circa 5,5 miliardi di euro di vendite in Asia. “L’allungamento delle rotte marittime tra Oriente e Occidente – spiega in una nota Coldiretti -, ha portato ad aumenti vertiginosi del costo dei trasporti marittimi e dei tempi di percorrenza.  Una situazione che impatta pesantemente sui prodotti deperibili come l’ortofrutta fresca con l’allungamento dei tempi che potrebbe creare problemi di conservazione del prodotto fresco con il rischio di perdere fette importanti di mercato che sarebbero poi difficili da recuperare”. Tutto senza dire delle tensioni sui costi di produzione che, tuttavia, a livello europeo paiono allentarsi. Stando ad Eurostat, nel 2023 il prezzo medio dei beni agricoli europei nel loro complesso è aumentato del 2% rispetto al 2022, mentre il prezzo medio dei beni e servizi consumati in agricoltura è diminuito del 5%. Notevoli però le differenze se si guarda nel dettaglio dei prodotti e dei mezzi di produzione.

Ma c’è anche dell’altro. Una ricerca condotta da una serie di centri studi in tutto il mondo ( tra cui anche l’Università di Torino), ha dimostrato che la gran parte delle piante utilizzate dall’uomo non è sufficientemente protetta a livello globale. Cosa significa questo? Che la base alimentare per tutta l’umanità è in qualche modo a rischio. E a rischio è quanto gli scienziati chiamano biodiversità: la base anche per la produzione agricola, anche in Italia.

E, tornando al nostro Paese, per capire meglio la situazione basta la sintesi dell’annata 2023 resa pubblica dal Crea qualche giorno fa.  “Il 2023 – spiega il Consiglio per la ricerca in agricoltura istituito dal governo -, si conclude con stime produttive non soddisfacenti per numerosi comparti agricoli. Dopo la campagna 2022, una delle peggiori degli ultimi venti anni sotto il profilo produttivo, ci si aspettava un rimbalzo delle quantità prodotte che invece non c’è stato. Anzi, per alcuni comparti la crisi è proseguita”. Tanti i settori che presentano bilancio col segno meno: vino, cereali, olio d’oliva, per non parlare della frutta.

Agricoltura e agroalimentare sarebbero di fronte ad una crisi epocale? Forse no, ma che ci siano tutte le condizioni per l’innescarsi di ulteriori problemi questo sì. E’ questione che riguarda tutti noi, governi compresi.

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Fonte: Sir