Carcere, Severino: “Serve una riforma del sistema di assistenza psichiatrica”

L’ex ministro della Giustizia al congresso della Società Italiana di Psichiatria e Psicopatologia forense: "Il paziente psichiatrico autore di reato da un lato non deve trovarsi nelle condizioni di mettere a rischio la visione della sicurezza condivisa socialmente, dall'altro gli va garantita la salute con una corretta gestione sanitaria. Questo alla luce della crescita - 10% all'anno - dell'emergenza di salute mentale nelle carceri"

Carcere, Severino: “Serve una riforma del sistema di assistenza psichiatrica”

"Serve una prospettiva più ampia per risolvere il problema durante la detenzione e dopo l'uscita dal carcere. Il paziente psichiatrico autore di reato da un lato non deve trovarsi nelle condizioni di mettere a rischio la visione della sicurezza condivisa socialmente, dall'altro gli va garantita la salute con una corretta gestione sanitaria, in particolare quella relativa alla salute mentale. Questo proprio alla luce della crescita - 10% all'anno - dell'emergenza di salute mentale nelle carceri italiane". Così Paola Severino, ex ministro della Giustizia, ospite al primo congresso della neonata Società Italiana di Psichiatria e Psicopatologia forense, i cui lavori sono iniziati oggi ad Alghero, e presieduta da Liliana Lorettu ed Eugenio Aguglia.

"Va prima di tutto considerato il fatto che si è di fronte ad una platea estremamente eterogenea dal punto di vista sociale, economico e culturale- ha continuato la prof. Severino-. E che l'ingresso in carcere, seppure sancito da una sentenza, resta un evento fortemente traumatizzante. Basti considerare il numero di suicidi in carcere: 82 suicidi nel 2022, 70 nel 2023 e 30 casi solo al maggio 2024. Esiste anche una importante questione di genere: delle donne detenute, l'80% ha problemi psichiatrici, in genere i più gravi. Donne sofferenti che non trovano nel carcere soluzione ai problemi".

Va dunque recuperato il corretto percorso previsto per l'accesso alle REMS, seguendo esattamente quello che prevede la normativa, così come devono essere colmati i vuoti normativi, più volte segnalati sia dalla Corte Costituzionale, sia a livello internazionale, per chi ha una malattia mentale 'sopravvenuta' in carcere. "Da un lato, cioè, la legge non prevede alcuna alternativa, dall'altro le carceri non hanno né presidi, né risorse né personale in grado di intercettare chi ha bisogno reale di assistenza e supporto e per comprendere se esiste compatibilità tra trattamento psichico e ambiente detentivo- ha spiegato Severino- Inoltre, va assolutamente considerato il fatto che molti disturbi mentali latenti si manifestano proprio con l'ingresso in carcere. Disturbi borderline o altri disturbi di personalità o altro, possono portare poi a forme depressive maggiori e poi al suicidio".

Con la chiusura degli OPG, in sostanza, non si è pensato a coloro che non avrebbero avuto diritto d'accesso alle REMS (poche e mal diffuse sul territorio), con la magistratura che colma il vuoto normativo o ordinandone la custodia comunque, aggirando la legge, o prevedendo tramite il giudice di sorveglianza, la detenzione domiciliare. "Una situazione non risolutiva, in molti casi peggiorativa: è noto che la detenzione domiciliare di un reo malato di mente non è possibile in molte situazioni. Già si gravano le famiglie affidando loro persone con malattie psichiatriche gravi che non hanno possibilità di gestire, figuriamoci affidare loro una persona che ha anche necessità di custodia", ha aggiunto la prof. Severino.

"Quello che serve ora- ha concluso- è una complessiva riforma organizzativa che preveda, oltre al rafforzamento del sistema di valutazione e di assistenza psichiatrica in carcere con risorse e personale medico e sanitario, una revisione del modello REMS con alternative per i numerosissimi casi che non possono rientrare nei parametri della legge".(DIRE)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)