Bulgaria, terza volta alle urne in un anno. Sullo sfondo pandemia e crisi economica
Il Paese è in piena crisi sanitaria ed economica: cittadini chiamati a votare domenica 14 novembre per la terza volta quest’anno. Dopo le dimissioni del governo di Gerb guidato da Boyko Borissov, il parlamento (rinnovato il 4 aprile e il successivo 11 luglio) non è riuscito a varare un esecutivo stabile ed efficace. In questa tornata si dovrà scegliere anche il nuovo Capo dello Stato. La situazione bulgara tratteggiata per il Sir dall’analista Tony Nikolov, caporedattore della rivista “Cristianesimo e cultura”
Dopo due elezioni parlamentari che non hanno portato alla formazione di un governo, il 14 novembre i bulgari sono chiamati a eleggere il nuovo parlamento e anche il Presidente della Repubblica. Nel frattempo la situazione socio-sanitaria nel Paese balcanico si è complicata. Il governo tecnico creato dal presidente uscente Rumen Radev, principale candidato alle presidenziali, non è riuscito – secondo i commentatori – a gestirla al meglio.
Il fattore-pandemia. “Da qualche settimana siamo nel picco dei contagi, il sistema sanitario è al collasso, ogni giorno muoiono più bulgari che durante la seconda guerra mondiale e allo stesso tempo i prezzi dell’elettricità per l’industria sono alle stelle mentre il costo della vita, soprattutto degli alimentari, sale ogni giorno”, racconta al Sir l’analista politico e caporedattore della rivista “Cristianesimo e cultura”, Tony Nikolov. A suo avviso, “la pandemia ha avuto un ruolo importante nella campagna elettorale perché le misure anti-Covid sono arrivate il più tardi possibile per non far perdere il consenso degli elettori”. In Bulgaria, al momento
i vaccinati sono solamente il 26% della popolazione,
mentre la maggior parte dei cittadini nutre dubbi sui vaccini stessi; gran parte dell’opinione pubblica sembra contraria all’utilizzo del green pass in vigore nel Paese dal 18 ottobre. “Nessun partito o leader politico si è impegnato a rivolgere un appello per la vaccinazione”, afferma Nikolov. “Il presidente Radev ha detto tra l’altro di essersi vaccinato, ma non ha approfondito ulteriormente il discorso”. Per Nikolov, “se la campagna di vaccinazione e i green pass fossero stati introdotti durante l’estate, oggi non saremmo in cima alle classifiche di mortalità nel mondo”. “Purtroppo – rileva – sembra che le numerose vittime di Covid-19 siano il prezzo da pagare delle due campagne elettorali, perché stando ai numeri di contagiati non ci dovrebbero essere elezioni in questo momento”.
Cittadini stanchi di votare. “In dieci mesi abbiamo avuto tre elezioni – dichiara il caporedattore di ‘Cristianesimo e cultura’ –. La gente è stanca, lo sono anche i politici, tutti gli argomenti sono stati affrontati, non ci sono dibattiti ma solo brevi comizi in tv e le persone si interessano molto di più dell’incombente inflazione e della pandemia che delle sorti del governo”. “Comunque il fatto che ci saranno due voti”, parlamentare e presidenziale, secondo Nikolov “presuppone un’affluenza maggiore per lo spoglio del 14, ma non è detto”. Di solito in Bulgaria il presidente si elegge al ballottaggio è richiesto il 51% dei consensi al primo turno.
Presidente uscente e contendenti. Dopo 5 anni come capo di Stato della Bulgaria, Rumen Radev è il candidato più accreditato, quotato al 46,4% secondo il sondaggio dell’agenzia Alfa Research.
“L’esito delle presidenziali è più chiaro a differenza delle parlamentari dove si aspetta un’assemblea frammentata”,
commenta l’analista politico, spiegando che “Radev andrà al secondo turno anche perché gli altri candidati sono deboli. Durante le crisi la gente cerca un leader forte che ispira fiducia e Radev, presidente uscente, ex capo dell’aeronautica militare, rappresenta tutto questo”. A larga distanza nei consensi segue il rettore dell’Università di Sofia, Atanas Gerdzikov, appoggiato da Gerb, dato al 28,3%, mentre gli altri candidati non superano il 10%.
Il governo impossibile. L’impasse registrata per formare un esecutivo, tanto necessario in questo momento complicato per il Paese, è uno scenario valido anche per il voto di questa domenica in cui di nuovo si prospetta un parlamento frammentato. “Primo partito rimane Gerb di Boyko Borissov con 24,1% dei consensi secondo il sondaggio di Alfa Research e – spiega il giornalista – il tempo trascorso, l’impossibilità di formare un governo, la lontananza delle proteste contro il suo governo, tutto ciò gioca a favore di Borissov”. Per ora però Gerb da solo non potrà varare un esecutivo, mentre le altre forze politiche hanno dichiarato che non intendono partecipare in coalizioni con Gerb. “Un fattore interessante è il secondo posto – chiarisce Nikolov –, conteso dal nuovo partito ‘Continuiamo con il cambiamento’ e dai socialisti, dati al 16%”. Prosegue: “L’appoggio elettorale ai socialisti dipende dai loro elettori anziani, se saranno impauriti dalla pandemia o andranno a votare. Per ‘Continuiamo con il cambiamento’, invece, votano persone ancora indecise”.
“Continuiamo il cambiamento” è nato poco prima delle elezioni da due giovani ministri del governo tecnico,
con deleghe all’economia e alle finanze, Kiril Petkov e Assen Vasilev, entrambi laureati all’Università di Harvard che promettono la fine della corruzione e vantaggi per le fasce sociali più deboli. D’altra parte, il fenomeno delle elezioni precedenti, “C’è un popolo come questo” del noto showman Slavi Trifonov, arrivato quasi pari a Gerb, è in forte declino, quotato al 9,9%: sempre secondo Nikolov “si sono dimostrati incapaci di governare”. Intorno al 10% dei voti ruota la nuova destra “Bulgaria democratica” e il movimento della minoranza turca.
Un inverno difficile. “Per fare un governo ci vorranno almeno tre forze politiche e tantissimi compromessi – prevede Tony Nikolov –; ma se gli attori politici non vanno d’accordo, il compito diventa ancora più difficile”. In questo caso forse con il mandato di “Continuiamo il cambiamento” si riuscirebbe, secondo Nikolov, “a creare un governo per sei mesi o per un anno”.
“Ci aspetta un inverno molto duro”,
con la pandemia “che continuerà a influenzare la vita della società e i prezzi dell’elettricità e del riscaldamento che dovrebbero aumentare non di poco dal 1° gennaio”. “Allora, molto probabilmente, il nuovo governo dovrà affrontare anche le inevitabili proteste”, conclude.
Iva Mihailova, da Sofia