Attentato a Strasburgo. L’arcivescovo Luc Ravel: “Città colpita perché simbolo del Natale e dell’Europa”
Mons. Luc Ravel parla al Sir, all’indomani dell’attentato e lancia - da Strasburgo - un monito all’Europa: “Non utilizzate la questione dei migranti sull’onda del terrorismo islamista. Perché ciò potrebbe portarci su derive violente, sovraniste, populiste. È un rischio. Ho già sentito dichiarazioni che vanno in questa direzione. C’è una questione dei migranti che è seria ma attenzione a non strumentalizzarla alla luce del terrorismo”
Strasburgo è stata scelta dal terrorismo perché città simbolo del Natale e dell’Europa. Ne è convinto l’arcivescovo della città, monsignor Luc Ravel. “Lo scopo di un attentato terroristico – spiega – non è tanto quello di uccidere molte persone ma quello di uccidere delle persone a partire da luoghi simbolo. Lo abbiamo visto nel corso degli attentati di questi ultimi anni, in Europa e in Francia”. L’arcivescovo si lascia gentilmente intervistare in una giornata caotica e difficile. La sua residenza si trova nel centro storico di Strasburgo, a pochi passi dal luogo dell’attentato dell’11 dicembre. Lui stesso, come i suoi concittadini, è ripiombato nel buco del terrore. Parla di “vertigini di dolore”. Ma non ha perso la lucidità né la voglia di reagire. Strasburgo è rinomata per essere capitale del Natale e capitale europea. Da una parte il mercato di Natale. Dall’altra il Parlamento europeo riunito in sessione.
Come ha reagito la città?
Oggi il mercato di Natale è stato chiuso. Lo ha deciso il sindaco anche perché l’aggressore è ancora in fuga. Si temono attentati multipli e non riaprirà fino a quando non sarà assicurata la sicurezza di tutti.
Ma i cittadini come stanno reagendo?
La gente sta reagendo bene. Si vedono le persone per strada. Le scuole sono rimaste aperte per accogliere i bambini. Vedo persone nei caffè, nei bistrot. Come era successo a Parigi nel 2015, bisognerà aspettare prima che la vita riprenda il corso normale.
C’è una vita prima ma ci sarà anche una vita dopo.
Lei ha organizzato per giovedì una veglia in cattedrale. Perché?
Abbiamo fatto suonare a morto oggi, a mezzogiorno, tutte le campane della città di Strasburgo e dell’Alsazia per dire che siamo tutti uniti e condividiamo il dolore e la tristezza della città e della Regione. Domani ho invitato in cattedrale tutti i rappresentanti delle Chiese cristiane dell’Alsazia, le autorità religiose – musulmani, buddisti , ebrei – e le autorità politiche per questo grande momento di preghiera. Preghiera innanzitutto per le vittime uccise e ferite e le loro famiglie.
Attualmente ci sono feriti molto gravi ricoverati in urgenza assoluta e si teme che il bilancio dei morti possa purtroppo salire ancora.
Preghiera poi per la pace e per tutte le forze di sicurezza, la polizia, i gendarmi dell’esercito che hanno fatto un lavoro straordinario.
Cosa dirà nell’omelia?
La preparerò questa sera. Vorrei comunque contestualizzare questa violenza del terrorismo nell’ambito della più generale rabbia che si è manifestata nei giorni precedenti con il fenomeno dei gilet gialli. Sono l’espressione di un profondo malcontento popolare che attraversa oggi il nostro Paese. Vorrei chiedere: Questa rabbia ci dividerà o sapremo reagire insieme contro la cieca violenza?
Che la Francia resti unita. Sarà questo il suo messaggio?
No. Non posso dirlo perché oggi la Francia non è unita. Tutto il movimento dei gilet gialli ha dimostrato che il nostro Paese è attraversato da profonde fratture. La questione è: queste fratture aumenteranno con questi attentati terroristici o al contrario, questi attentati ci spingeranno ad unirci per lottare contro persone il cui unico obiettivo è agire sulla psicologia collettiva, diffondere la paura, dividerci ancora di più. Questo è l’obiettivo del terrorismo.
Alla veglia parteciperanno cristiani, musulmani, ebrei. Quale testimonianza sono chiamate a dare le religioni in questi momenti?
Due testimonianze. La prima è condannare, ancora una volta e sempre in maniera netta e rigorosa, ogni legame tra Dio e il terrorismo, che non ha matrice religiosa. È pura e perversa ideologia. E poi la seconda cosa, che vogliamo dire, è che le religioni non sono fattori di divisione. Purtroppo ci sono politici che pensano che le religioni siano fattori di discordia, di odio e di guerra. Non è così.
Gli occhi dell’Europa oggi sono puntati sulla città di Strasburgo. Eccellenza, cosa vuole dire oggi all’Europa?
Vorrei dire all’Europa di non utilizzare la questione dei migranti – che è una questione serie per tutti i Paesi europei oggi – sull’onda del terrorismo islamista. Perché ciò potrebbe portarci su derive violente, sovraniste, populiste. È un rischio. Ho già sentito dichiarazioni che vanno in questa direzione, da parte di uomini e donne politici di estrema destra e di estrema sinistra.
C’è una questione dei migranti che è seria ma attenzione a non strumentalizzarla alla luce del terrorismo.