Attacco in R. D. Congo. Don Galloni: “Luca Attanasio era una persona speciale, dal grande cuore”
Sulle pagine di "Toscana Oggi" il fondatore della onlus Amore e Libertà parla dell'"amico" ambasciatore italiano ucciso il 22 febbraio in un agguato. Anche "quando è stato assalito, era impegnato in una missione umanitaria: infatti, il mezzo era carico di cibo e medicinali. Non era uno che si limitava a seguire l’orario di lavoro", racconta
“Tutto ciò che noi in Italia diamo per scontato non lo è in Congo dove purtroppo ci sono ancora tanti problemi da risolvere. Il ruolo dell’ambasciata è innanzitutto quello di stare vicino agli italiani ma anche contribuire per il raggiungimento della pace”.
Per Luca Attanasio il ruolo di ambasciatore non era un semplice lavoro, ma quasi una vocazione, una dedizione alle persone più povere della Terra, in uno dei territori più pericolosi del mondo.
Una vocazione che ne ha incontrata un’altra, quella di don Matteo Galloni, fondatore della onlus Amore e Libertà, con sede a Impruneta, vicino a Firenze, ma con il cuore in Congo.
La Missione congolese dell’associazione è nata nel 1997, a Masina III, nell’estrema periferia di Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo. L’anno successivo, per fronteggiare il problema dell’analfabetismo, la comunità ha fondato l’Ecolé de la Liberté: una scuola che oggi conta 900 studenti e che segue i giovani dalla materna fino alla maturità. Nel 2009 Amore e Libertà ha inaugurato a Kimpoko la sua seconda sede, che offre accoglienza e formazione per ragazzi e giovani adulti.
“Luca Attanasio era una persona speciale”, ricorda don Galloni.
“In qualità di ambasciatore, venne a visitare la nostra missione a Kinshasa, la cui parrocchia conta 74mila persone. In seguito siamo diventati amici e Attanasio si dimostrò da subito molto interessato al lavoro che facevamo con bambini e ragazzi. Rimase molto colpito dalla nostra accoglienza riservata ai bambini orfani, che vivevano con noi e venivano educati come figli. Bambini che, grazie alla nostra guida e al loro impegno, hanno studiato e sono diventati professionisti affermati: dottori, avvocati, economisti.
Il suo legame era talmente forte – continua – che tornò spesso da noi a Kinshasa, insieme alla moglie e alle figlie; non solo in occasioni particolari come le premiazioni di eventi culturali o di giochi sportivi, ma anche semplicemente per svolgere volontariato durante la domenica. Non era semplicemente una persona molto in gamba, era un uomo dal grande cuore. Quando è stato assalito, era impegnato in una missione umanitaria: infatti, il mezzo era carico di cibo e medicinali. Non era uno che si limitava a seguire l’orario di lavoro”.
Con la moglie Zakia Seddiki, inoltre, aveva fondato un’associazione, Mama Sofia, che aiuta mamme e bambini in Congo, e ha combattuto numerose battaglie in aiuto ai più vulnerabili, ricevendo lo scorso ottobre il Premio internazionale Nassiriya per la pace.
Per Amore e Libertà non era soltanto “l’ambasciatore italiano”, ma un amico, uno di famiglia:
“Le sue figlie giocavano con i nostri bambini – conclude don Galloni – e, quando è venuto da me, ha preso in adozione a distanza uno dei bimbi”.
“Padre Matteo e la comunità – aveva affermato Attanasio, in uno dei suoi incontri con la Missione Amore e Libertà a Kinshasa – stanno facendo qualcosa di prezioso e importante: in una zona poverissima della società, offrono ai giovani percorsi di formazione e quindi la possibilità di un futuro migliore”.
Giovanni Gaeta (Toscana Oggi)