Africa libera dalla poliomielite: “Le vaccinazioni di massa hanno funzionato”

Annuncio storico dell'Oms: gli ultimi paesi a debellarla a giugno sono stati il Camerun e la Nigeria. Nel mondo restano solo due stati dove la malattia è ancora presente, il Pakistan e l’Afghanistan. Becca (Intersos): “Grande traguardo dopo 30 anni di battaglie. Il nuovo obiettivo adesso è garantire un accesso diffuso e gratuito alle cure”

Africa libera dalla poliomielite: “Le vaccinazioni di massa hanno funzionato”

Ci sono voluti 30 anni, ma finalmente oggi l’Africa è libera dalla poliomielite. Lo annuncia l'Africa Regional Certification Commission, l’organismo indipendente a cui l’Organizzazione mondiale della sanità ha affidato il compito di verificare l’eradicazione della malattia nei diversi Paesi africani. Oggi, nel continente, più del 95 per cento della popolazione è stata vaccinata contro la malattia virale e infettiva che colpisce il sistema nervoso centrale e che ha provocato migliaia di casi di paralisi e deformazioni, in particolare nei bambini. Gli ultimi paesi a debellarla a giugno sono stati il Camerun e la Nigeria: ora nel mondo restano solo due stati dove la malattia è ancora presente, il Pakistan e l’Afghanistan.

“In Africa è una battaglia che dura da trent’anni, quella contro la polio e le altre malattie per cui esiste un vaccino – afferma Letizia Becca, responsabile dei programmi medici dell’ong Intersos –. Al fianco dei governi, delle istituzioni e delle altre organizzazioni non governative, abbiamo messo in campo un enorme impegno per debellarla, con campagne di vaccinazione di massa che negli ultimi anni hanno dato buoni risultati. Adesso l’obiettivo è che scompaia del tutto nel mondo, anche negli ultimi due paesi asiatici rimasti: ecco perché la polio continuerà a far parte delle vaccinazioni di routine, almeno per il prossimo decennio”.

Il problema delle vaccinazioni, spiega Intersos, è quello dell’accessibilità alle cure, che spesso sono scarse e non gratuite. Non tutti infatti hanno accesso alle cure primarie, e le vaccinazioni di routine in certe zone non raggiungono più del 10-20 per cento dei bambini nei primi 12 mesi di vita. A volte si tenta un approccio mobile, andando direttamente nei villaggi più remoti, per assicurarsi che il calendario delle vaccinazioni venga rispettato. Ma in alcuni casi questo non basta, ed ecco allora che vengono lanciate grandi campagne di vaccinazione di massa, in cui in alcuni mesi dell’anno prefissati si cerca di coprire tutta una regione, con uno sforzo logistico non indifferente.

Io ho lavorato per 10 anni in Africa e ho visto bambini morire di tetano, di morbillo, insomma di malattie che nel mondo occidentale ci sembrano ormai superate – continua Becca –. Le vaccinazioni ci hanno permesso una qualità di vita molto migliore: grazie al fatto che la poliomielite è stata debellata, in Africa nasceranno molti meno bambini con debilitazioni fisiche. Certo, rimane un grosso problema di accessibilità alle cure: spesso le persone si recano ai centri di salute solo in caso di estrema necessità, e molte volte è troppo tardi. Il vero obiettivo sarebbe quello di migliorare la diffusione delle cure primarie, assicurando un accesso gratuito o a prezzi contenuti: in Africa c’è ancora chi muore di febbre alta”.

Ma la vera sfida oggi è il Covid-19: “Ci stiamo battendo in contesti non sempre facili, perché con il Covid l’identificazione e la sensibilizzazione è molto difficile – conclude Becca –. In molti contesti africani le persone non possono permettersi il distanziamento sociale, e ad oggi i casi sono sottostimati per via dell’inaccessibilità dei test. In Africa si continua a morire nelle comunità: le persone non vanno in ospedale, e quindi non sappiamo di cosa muoiono: una febbre alta può essere malaria o Covid, è molto difficile riconoscerlo. Ancora una volta, bisognerebbe rendere più accessibili i test nei paesi del sud del mondo, mettere a disposizione risorse umane competenti, oltre che garantire l’accesso gratuito alle cure”. 

Alice Facchini

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)