Afghanistan: vescovi statunitensi, “agire con la massima urgenza” per salvare chi ha lavorato con le forze armate Usa negli ultimi 20 anni
I vescovi americani chiedono al governo degli Stati Uniti di agire con la massima urgenza per garantire che gli oltre 30.000 afghani, che hanno lavorato come interpreti, traduttori e in altri ruoli a fianco delle forze armate degli Stati Uniti negli ultimi vent’anni, vengano tratti in salvo, assieme alle loro famiglie.
In una nota affidata al vescovo Mario E. Dorsonville, presidente della Commissione sulle migrazioni, e al vescovo David J. Malloy di Rockford, presidente della Commissione sulla giustizia internazionale, si chiede al governo di “agire con la massima urgenza, considerando tutte le strade possibili per preservare la vita”. I vescovi sono consapevoli che “l’obiettivo del governo di trasferire fino a 30.000 richiedenti asilo negli Stati Uniti rimane un compito monumentale, ancora in bilico, e che il tempo è essenziale per aiutare i nostri fratelli e sorelle” e per questo chiedono di agire rapidamente, offrendo il supporto di Catholic Charities e di altri partner per il reinsediamento e l’accoglienza dei nuovi profughi. Mons. Dorsonville e mons. Malloy, mentre sottolineano l’impegno profuso nelle scorse settimane a Fort Lee, in Virginia, dove sono arrivati i primi rifugiati afghani, assicurano il governo che continueranno questo lavoro “per tutto il tempo necessario a garantire che coloro che sono in pericolo vengano portati in salvo”. I vescovi, inoltre, si dicono altrettanto “preoccupati per le donne e le ragazze afghane, che rischiano di perdere le opportunità acquisite negli ultimi due decenni e che devono affrontare potenziali maltrattamenti”. “Le immagini e i video che provengono dall’Afghanistan sono difficili da vedere, poiché le persone prendono decisioni di vita o di morte in preda alla disperazione”, aggiungono i vescovi nel loro appello a far presto.