Abitare è un diritto, non un’emergenza

Lo scenario Pandemia, aumento dell’energia, proliferare di soluzioni a breve termine per turisti, stipendi che non crescono: a Padova e in Veneto, studenti fuori sede, lavoratori o famiglie monoreddito fanno fatica a trovare case in affitto. La soluzione Nella città del Santo, 40 tra enti e istituzioni, con il Comune a fare da regia, hanno siglato un’alleanza: sei azioni, come l’istituzione di un microcredito e un’agenzia per il monitoraggio. Assieme per costruire un bene primario

Abitare è un diritto, non un’emergenza

L’ immagine più dirompente, degli ultimi mesi, è l’accampamento degli studenti universitari, che con tende e cartelli hanno più volte denunciato il caro affitti o la risicata disponibilità di un tetto, principalmente nelle città di Padova e Verona. Ma lontano dai megafoni, il tema dell’abitare riguarda e riguarderà sempre più porzioni eterogenee di cittadini: lavoratori fuori sede, anziani o semplicemente pensionati monoreddito, nuclei familiari che si vedono erodere oltre un terzo dello stipendio per pagare l’affitto. Ammesso di ottenerlo. Lo scenario è tanto fosco quanto urgente al punto da chiamare in causa gli attori sociali a reagire con celerità. A Padova, da lunedì 17 giugno, è nata l’Alleanza per l’abitare: 40 soggetti della società civile, delle istituzioni, dell’associazionismo e del mondo imprenditoriale hanno preso parte a lavori durati circa sei mesi, conclusi con la pubblicazione di un documento che ha stabilito sei azioni, alcune immediatamente concretizzate, altre sono indirizzi operativi da seguire per raggiungere l’obiettivo prefissato. «La situazione esplosiva degli ultimi due-tre anni nasce dalla concausa di diversi elementi – sostiene Francesca Benciolini, assessora alle Politiche abitative – L’aumento dei costi dell’energia che a sua volta ha portato all’aumento delle spese condominiali, lo sblocco degli sfratti dopo lo stallo durante la pandemia, i lavori del Superbonus che hanno portato molte famiglie a cambiare casa perché nel mentre mettevano a posto la propria, la nomina di Padova Urbs Picta con la conversione in Airbnb per attirare i turisti. E poi c’è il tema dell’edilizia residenziale non sufficiente a smaltire tutta la graduatoria di chi ne ha diritto, con una parte sostanziale da riattare. Da qui la protesta degli studenti, ma non sono stati i soli: Confindustria ha visto lavoratori, una volta trasferiti, in difficoltà nel trovare casa; una parte dei vincitori di un concorso Inps ha rinunciato perché era impossibile trovare un affitto sostenibile con gli stipendi. Insomma più realtà hanno capito che era arrivato il momento di agire, fermo restando che su un tema così centrale anche Regione e Governo devono fare la loro parte».

Gli stipendi non reggono gli affitti
Sì perché un problema tutto tricolore è che all’aumentare degli affitti non corrisponde un sostanziale aumento degli stipendi. Tra il 2018 e il 2023, il peso medio del canone (un affitto di mercato da quattro anni più quattro) sui redditi da lavoro dipendente nei capoluoghi di provincia è passato dal 31,6 per cento al 35,2 per cento. Guardiamo in Veneto: a Padova parliamo di una media di 694 euro mensili che pesano il 31,6 per cento dello stipendio; a Venezia, un affitto medio è di 823 euro e incide per il 43,8 sullo stipendio. A Vicenza addirittura 838 euro, con un rialzo dell’8,5 per cento in sei anni (il più alto in Italia). Questo è il contesto dentro al quale, il Comune di Padova, con ruolo di regia, ha convocato lo scorso 9 gennaio una riunione, chiedendo alle realtà cittadine di indicare dove si collocano rispetto a questo tema e quali sono le risorse in termini di idee, di competenze economiche che si possono mettere in campo. Un nuovo approccio che ha portato all’istituzione di tre tavoli coordinati dalla mediazione dei professionisti di KCity, che hanno esperienza in queste azioni di dialogo. Le sei azioni, sintesi del percorso, vanno dalla condivisione del patto sociale, ad attività che facilitino e promuovano la riqualificazione di appartamenti da rimettere nel circuito degli affitti, fino all’individuazione di aree dove applicare nuove regole urbanistiche che favoriscano la trasformazione di uffici sottoutilizzati o condomini misti, in residenziale ad affitto calmierato, tramite, per esempio, incentivi a questo cambio di destinazione d’uso. Particolarmente centrale è l’attivazione, a partire da inizio 2025 e con centomila euro di risorse da parte dell’amministrazione, dell’Agenzia per l’abitare che sia punto di riferimento autorevole per avere e mantenere un quadro aggiornato della questione casa a Padova. Tra le azioni, anche la costituzione di un fondo a garanzia delle erogazioni al quale si affianca un fondo disponibile (questo a rotazione) da cui attingere per le erogazioni che potrà essere alimentato da contributi a fondo perduto di donatori e da sottoscrizioni di proprietari: «Da un lato abbiamo gli inquilini che, per varie ragioni come perdita del lavoro o malattia, possono ritrovarsi in difficoltà nel pagare l’affitto e rischiare di perdere la casa – rimarca Francesca Benciolini – Una volta persa la casa, è molto difficile rientrare nel mercato degli affitti. A Milano è stato creato un sistema di microcredito per aiutare le famiglie in difficoltà a pagare l’affitto ed evitare che escano dal proprio alloggio. Dall’altro lato abbiamo i proprietari: molti sono riluttanti a mettere in affitto le proprie case per paura di non riuscire a riprenderne possesso o dover affrontare costi legali elevati in caso di morosità. Qui dobbiamo intervenire».

Accompagnare i cittadini all’abitare
Guardandosi negli occhi, è emersa inoltre l’assenza di un censimento cittadino: quanti alloggi ci sono? Quanti sono sfitti? Quanti necessitano di interventi? «Quando c’è un problema bisogna partire sempre dai dati e questa alleanza porterà anche a farci comprendere in che sistema operiamo – afferma don Luca Facco, vicario episcopale per le relazioni con il territorio della Diocesi di Padova, presente assieme a Lorenzo Rampon della Caritas diocesana e a Claudio Seno, responsabile dell’Ufficio beni culturali – Questo permetterebbe anche di valorizzare un patrimonio edilizio già esistente, senza costruire nuovi edifici, puntando sulla ristrutturazione grazie magari al coinvolgimento degli istituti bancari, anche loro presenti. Non è solo un problema sociale, è anche un’opportunità di ripensare alla città a partire dalla casa, il bene primario per eccellenza. È un tema che non tocca solo persone che stanno avendo il problema degli sfratti, ma lavoratori, parliamo di insegnanti, di Oss, di dipendenti di aziende, che hanno occupazione qui a Padova. Noi come Diocesi, come nostra vocazione, mettiamo a disposizione i nostri appartamenti per persone senza fissa dimora, migranti, vittime di tratta, ma è stato fondamentale prendere parte ai tavoli perché anche noi possiamo sensibilizzare i cittadini che hanno case sfitte, non solo a Padova, anche in provincia: i collegamenti ci sono, i mezzi anche, è impensabile che si risolva solo all’interno di un Comune». L’Alleanza ha portato a una consapevolezza condivisa, a partire da un linguaggio comune (da qui, per esempio, la scelta di passare da stakeholder a communityholder): l’accompagnamento all’abitare oggi è fondamentale e non si “esaurisce” con la concessione di un tetto o di supporto economico. Anzi è un percorso che rientra nella capacità del singolo o della famiglia di stare dentro alle case che si hanno. Come si mantengono buoni rapporti con il vicinato? Come si fa la raccolta differenziata? «Come enti o istituzioni possiamo intraprendere dei percorsi per far capire come, per esempio, gestire i soldi così da avere sempre una parte dedicata al canone – conclude l’assessora – Il nostro Comune è all’avanguardia perché abbiamo già cinque progetti di accompagnamento all’abitare nel territorio, cioè cooperative che hanno il compito di presidiare alcuni territori più fragili e di accompagnare il tessuto abitativo verso una propria indipendenza». Mattoni su mattoni, non di solo cemento: il diritto all’abitare deve sempre trovare una porta aperta.

Il codice identificativo darà un freno agli affitti brevi?

Con la recente pubblicazione del decreto firmato dalla ministra del Turismo, Daniela Santanchè, sul sito del dicastero, in Italia nascerà la banca dati nazionale per strutture ricettive e immobili destinati alle locazioni brevi. Obiettivo del codice identificativo è quello di permettere di individuare il sommerso e combattere l’evasione fiscale. In Veneto saranno oltre trentamila le abitazioni (principalmente su Booking e Airbnb) per gli affitti brevi che, probabilmente già da settembre, dovranno adeguarsi. Del resto, parliamo di un vero e proprio business in espansione: mappando i dati del portale AirDna, infatti, emerge per esempio che a Padova nel giro di tre anni gli appartamenti sono aumentati del 25 per cento (sono quasi mille), a Vicenza il boom è stato del 46 per cento (463 alloggi), a Verona la crescita è del 22 per cento con oltre tremila strutture.

Il cohousing genera relazioni sotto a uno stesso tetto
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A Padova esistono diverse esperienze di cohousing, la coabitazione tra individui o nuclei appartenenti a età o provenienze differenti. Alcuni progetti, per esempio, hanno visto anziani aprire le porte di casa a studenti universitari fuori sede durante l’intero anno accademico. L’amministrazione, di recente, ha chiesto in aggiunta alla Regione di poter utilizzare appartamenti di edilizia residenziale pubblica troppo grandi da essere consegnati a un nucleo familiare perché troppo oneroso, ma sufficientemente ampi (con due bagni, per esempio) per accogliere magari due nuclei di mamme con figli. Il progetto è seguito da cooperative che accompagnano gli stessi nuclei nella gestione delle relazioni sotto lo stesso tetto con l’obiettivo di intraprendere un percorso di autonomia inizialmente lavorativa e, nel tempo, anche economica.

Censimento

Alloggi sfitti. Sì, ma di quali numeri parliamo? Effettivamente una criticità emersa in questo percorso sta proprio nell’individuare con esattezza i numeri reali del problema. «L’Istat, in riferimento alla città di Padova, riporta 16 mila alloggi sfitti – sottolinea Francesca Benciolini – Ma la legenda è ambigua perché l’indicazione è di alloggi in cui non vivono residenti. Ora in una città come Padova, studenti e lavoratori temporanei magari trascorrono qui parte della settimana e poi rientrano nelle città dove hanno la residenza. Come ufficio avevo cominciato a indagare se attraverso il pagamento dell’Imu o della Tari, si riusciva a risalire a questo dato, però con l’istituzione dell’Agenzia sicuramente possiamo incrociare le nostre banche dati con quelle della Camera di commercio o dell’Università o degli amministratori condominiali e avremo un quadro dettagliato». Utile soprattutto per programmare l’ecosistema-città del futuro: sapere l’incidenza di universitari, per esempio, permetterebbe di ragionare sull’utilità di costruire nuovi studentati.

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