“Vi sia uguaglianza”. Più solidarietà tra parrocchie in difficoltà economica
“Vi sia uguaglianza” è il titolo del progetto di sostegno alle comunità fortemente indebitate. Annunciato a fine Sinodo, il vescovo lo ha presentato nella messa del Crisma del Giovedì santo
«L’avvio di un progetto a sostegno delle parrocchie con gravi difficoltà economiche, come segno di condivisione e sostegno reciproco tra comunità cristiane» è uno dei sei segni diocesani che il vescovo Claudio indica al numero 70 della lettera post-sinodale Ripartiamo da Cana. Un segno che oggi è divenuto realtà con il nome “Vi sia uguaglianza” (dalla seconda lettera di san Paolo ai Corinzi) ed è stato presentato al clero padovano in Cattedrale nella mattinata del Giovedì santo per la messa del Crisma. A illustrare lo spirito del progetto, una lettera firmata dallo stesso mons. Cipolla, inviata assieme a un agile regolamento a tutti i parroci nei primi giorni della Settimana santa. «Avverto la necessità di favorire un atto di carità a sostegno delle comunità maggiormente in difficoltà – scrive il vescovo – Il vincolo di solidarietà che lega le parrocchie appartenenti alla medesima Diocesi le rende sorelle e chiede che si aprano delle vie di mutuo aiuto». Don Claudio rileva come ci siano comunità che hanno contratto debiti a cui oggi non sono più in grado di far fronte e nella quasi totalità dei casi «i parroci attuali e quanti con loro condividono la responsabilità della guida pastorale della parrocchia hanno ereditato tali situazioni», generatesi in passato. Alla base di questo stato di cose ci sono l’incrocio tra gli interessi degli uni e il desiderio di fare il bene di altri, a cui si aggiungono le velleità di realizzare opere non adeguatamente vagliate sul piano della sostenibilità da parte di alcuni, senza considerare le conseguenze sul medio-lungo periodo. Va detto che, in certi casi, anche il controllo e la vigilanza da parte degli uffici di curia non sono stati sufficienti a prevenire simili operazioni. Le parrocchie che negli anni hanno contratto un forte indebitamento si contano sulle dita di una mano e l’obiettivo del progetto “Vi sia uguaglianza” è quello di farne uscire dalla condizione di insostenibilità una per ogni anno, coinvolgendo tutte le altre parrocchie della Diocesi, accanto a quelle meritorie che già si sono attivate spontaneamente su questo fronte. Nel caso di queste comunità non si può attivare nemmeno il Fondo di solidarietà ecclesiale, che da trent’anni sostiene le parrocchie attraverso finanziamenti senza interessi, dal momento che non sono in grado di assolvere alle oggettive condizioni di restituzione del capitale. In tutto, le parrocchie della Diocesi di Padova che hanno contratto debiti verso istituti di credito o privati sono una quarantina. Nella lettera, mons. Cipolla, mette anche l’accento sulla necessità di fare verità e di accettarla senza giudizio. «Non si tratta – scrive – di esprimere un giudizio sul passato, ma di riconoscere scelte errate che si ripercuotono sul presente», considerando che a volte è stata l’evoluzione repentina dei tempi a rendere fallimentare ciò che sembrava possibile. Rimane centrale la trasparenza, fornire informazioni necessarie a permettere alla Diocesi e alle parrocchie sorelle di essere consapevoli sulla situazione dei singoli casi.
Il vescovo Claudio presiede la Veglia pasquale in Cattedrale
Il Sabato santo, alle 8, il vescovo Claudio presiede le lodi in Cattedrale e a seguire i riti immediatamente preparatori per alcuni eletti ai sacramenti pasquali; alle 21, durante la Veglia pasquale in Cattedrale, conferisce i sacramenti dell’iniziazione cristiana ad alcuni eletti. Alle 17 del 31 marzo, vespri di Pasqua con la processione dalla Cattedrale al battistero con i neofiti.
Come funzionerà in concreto il progetto?
Ogni anno, entro il mese di giugno, una commissione nominata dal vescovo individua la comunità da sostenere. Gli organi parrocchiali redigono una relazione sull’accaduto che va presentata al vescovo entro gennaio. Si apre la fase della condivisione in cui le parrocchie donano direttamente in curia con apposita causale. Il vescovo si impegna a raddoppiare quanto raccolto attraverso il Fondo della carità del vescovo come per il progetto “La carità nel tempo della fragilità” durante la pandemia. Il consiglio pastorale e il consiglio per la gestione economica accompagnano il percorso, attivandosi presso altre parrocchie per sensibilizzarle. L’economo diocesano verifica e rendiconta periodicamente il progetto. In caso può essere coinvolto anche il Fondo di solidarietà ecclesiale. Nel 2030 ci sarà la verifica generale del progetto.