Spirito Santo. Bilancio positivo dell’accoglienza di una famiglia siriana
La famiglia siriana Kmkom è accolta da fine febbraio 2017 dalla comunità parrocchiale dello Spirito Santo di Padova. Un'integrazione riuscita che si realizza giorno dopo giorno.
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Traccia un bilancio positivo, don Giancarlo Battistuzzi, del progetto di accoglienza e integrazione che da un anno sta coinvolgendo la parrocchia di Spirito Santo in Padova. Era il 27 febbraio 2017 quando atterrò a Fiumicino la famiglia Kmkom, proveniente dal Libano, paese dove era giunta dopo essere fuggita dalla propria terra, la Siria, martoriata da anni di guerra. L’iniziativa è stata resa possibile attraverso i "corridoi umanitari" – progetto ideato e sostenuto dalla Comunità di sant’Egidio, dalla Federazione delle chiese evangeliche, dalla Chiesa valdese in collaborazione con il Ministero degli esteri e dell’interno – e tramite il coinvolgimento di tutta la comunità cristiana attraverso un prezioso lavoro preparatorio che le ha consentito di sentire questa accoglienza come propria.
«La comunità ha risposto in modo eccezionale a questa iniziativa – afferma don Battistuzzi – e non solo mediante un supporto economico e materiale (come ad esempio l’appartamento in cui la famiglia oggi risiede, messo a disposizione e restaurato da parrocchiani) ma soprattutto costruendo relazioni fatte da gesti semplici: dal saluto caloroso per la strada, all’invito in occasione di momenti aggregativi in parrocchia, a incontri conviviali nelle famiglie. Inoltre, sin dall'arrivo, ha voluto insegnare l’italiano a tutta la famiglia: due ore tutti i giorni per i genitori, Ayman e Rawia, e l’aiuto alle bambine più grandi, Nour e Natali – che sono state inserite nel più breve tempo possibile nel contesto scolastico – per i compiti, nei pomeriggi». L’aspetto linguistico è stato curato in modo costante dalla volontaria Adele Oliveto: «La competenza linguistica oggi acquisita, soprattutto dai genitori, consente loro di svolgere in autonomia le attività tipiche della vita quotidiana e di interagire in modo semplice nella società».
Momenti difficili ci sono stati: l’inserimento a scuola di Nour e Natali – nonostante la presenza della mediatrice linguistica – soprattutto per la distanza tra l’arabo, loro lingua madre, e l’italiano; la difficoltà di trovare lavoro per i genitori; l’ammalarsi delle bambine (oltre a Nour e Natali c'è Nagham, di quasi tre anni). Ma tutti gli ostacoli sono stati affrontati e superati nella collaborazione autentica fra tutti i soggetti impegnati in questo progetto.
Un ruolo di primordine l’ha avuto la Caritas parrocchiale: «Ci sono state quest’anno davvero molte occasioni di incontro e condivisione con la famiglia – sottolinea Clara Menegazzo, referente parrocchiale – La più significativa penso sia stata durante la sagra parrocchiale di settembre: Ayman ha cucinato polenta per diverse sere integrandosi con gli altri volontari e Rawia ha partecipato attivamente alla cena multietnica dove ha preparato pietanze siriane che sono state apprezzate da tutti i partecipanti». Piccoli grandi passi per un’effettiva e piena integrazione.
Ayman e Rawia hanno trovato lavoro e le bambine crescono bene
È soddistatto, papà Ayman, per un lavoro tanto atteso e finalmente arrivato. Nella sua Homs faceva l’elettrauto e ora può esercitare lo stesso mestiere in un’azienda a Monselice. Mamma Rawia, anche lei impegnata da pochi giorni come colf, osserva compiaciuta le sue tre bambine: Nour, Natali e la piccola Nagham. Tante immagini di distruzioni e guerra si affollano nella memoria, ma oggi hanno un motivo in più per sperare: è questa la famiglia Kmkom, da poco più di un anno ospite della parrocchia dello Spirito Santo. «Al nostro arrivo siamo stati accolti con gioia dalla comunità cristiana – dice Ayman – ci siamo sentiti benvoluti e sostenuti nelle questioni ordinarie da affrontare. Percepiamo che la realtà in cui siamo inseriti è positiva, anche per le nostre figlie che vediamo crescere bene». Con i suoi nuovi colleghi di lavoro Ayman dice che sta imparando una nuova “lingua”: il dialetto veneto.