Preti, mai “appiattiti”. Anzi! Festa di san Gregorio Barbarigo, lunedì 19 giugno in Seminario

Festa di San Gregorio Barbarigo Appuntamento lunedì 19 in Seminario per un momento di riflessione a partire da alcuni spunti emersi dal Sinodo, la messa e il pranzo insieme. L’abbraccio ai preti novelli

Preti, mai “appiattiti”. Anzi! Festa di san Gregorio Barbarigo, lunedì 19 giugno in Seminario

Il presbiterio padovano si ritrova, come da tradizione, per la Festa di san Gregorio Barbarigo. Appuntamento – anche per i tre sacerdoti novelli: don Loris Bizzotto, don Ivan Catanese e don Francesco Trovò – lunedì 19 giugno dalle 9 nel teatro del seminario. Ma... su quale sfondo/orizzonte si inserisce questo incontro? Certo, è l’anno del Sinodo diocesano, ma c’è dell’altro sul fronte del clero padovano? «La festa di quest’anno – sottolinea don Giuliano Zatti, vicario generale e direttore dell’Istituto San Luca per la formazione permanente del clero – ha il sapore di tante altre che l’hanno preceduta, perché c’è una verità di noi preti, una memoria storica comune e una stabilità nel servizio che rimangono nel tempo e ci accomunano. Detto questo, è anche vero che stiamo guardando al Sinodo con un misto di stupore, di attesa e di disincanto: siamo tutti contenti di stare dalla parte del Vangelo, e il Vangelo ci riempie davvero la vita, però c’è continuo bisogno di parole, di segni e di decisioni che riaprano la partita e non ci appiattiscano su quanto sentiamo più nostro e, magari, più facile. Del resto, il vescovo Barbarigo ha lasciato scritto: “Andrò sempre, cento e mille volte al giorno domandando a Dio: franchezza di cuore e generosa confidenza”».
Il “fronte” Sinodo è particolarmente centrale quest’anno, tanto che don Nicola Giacopini – direttore dello Iusve-Istituto universitario salesiano di Venezia – interverrà in proposito.
«Gli abbiamo fornito il materiale relativo ai presbiteri, così come emerso e transitato dagli Spazi di dialogo allo Strumento di lavoro 1, alle Commissioni di studio 8 e 20 e, finalmente, allo Strumento di lavoro 2, poi consegnato all’Assemblea sinodale. Essendo il salesiano Giacopini prete, psicologo e formatore, abbiamo chiesto una lettura interpretativa, per quanto provvisoria, del materiale ricevuto. Pur considerando il fatto che nei vari “capitoli” del Sinodo la figura del prete torna con insistenza, ci siamo chiesti quale sia la percezione che si ha del prete o che i preti potrebbero avere di loro stessi proprio partendo dal materiale specifico che li riguarda».

È possibile sottolineare alcuni “temi caldi” – emersi dal materiale Sinodale – che hanno bisogno di essere approfonditi?
«Al presbitero va restituita un’identità più autentica, valorizzandone il ministero di pastore e di guida spirituale. Per evitare la frammentazione del suo ministero, sospeso tra pretese altrui, possibile insignificanza della figura e prassi personali autoreferenziali, occorre che lo specifico del prete sia registrato nel più ampio modo di intendere il servizio di tutti al Vangelo: preti, laici e comunità sono tenuti a ripensare assieme quanto li caratterizza, dando spazio maggiormente al battesimo di tutti, piuttosto che al ministero ordinato di qualcuno. Sono emerse, poi, con prepotenza altre questioni relative alla vita dei preti in forme di fraternità che rendano umanamente sostenibile il ministero, così come è tornato puntualmente il problema delle incombenze amministrative dei parroci. Richiesta significativa è stata anche quella di una formazione condivisa tra preti e laici».
Ci sono delle questioni non emerse, ma centrali per il clero oggi? E domani...
«Evidenzio soltanto una questione che chiamerei quella della “presidenza”. Il cammino sinodale potrebbe indurre a pensare che sia venuta meno l’utilità e la necessità di un ministero di presidenza della comunità cristiana. I preti stessi potrebbero rispondere a questo fatto con un “tirarsi indietro” dai compiti abituali, semplicemente delegandoli, oppure con il riaffermare in modo maldestro la propria autorità, a fronte di “derive democraticistiche”. Il cammino sinodale chiede di “convertire” non di annullare il ministero di presidenza affidato ai presbiteri, in forza del sacramento dell’ordine e della comunione-collaborazione con il vescovo. A questo proposito sarà davvero importante, in un prossimo futuro, capire di cosa si stia parlando, quando le contingenze organizzative saranno ancora più impellenti, si
ridurranno i preti e si andrà a verificare la tenuta o meno della risposta laicale. Mi permetto una piccola osservazione. Fatta salva l’idea di una Chiesa in cui ciascuno è protagonista dell’annuncio del Vangelo, resta il fatto che il ministero di
un prete porta con sé dinamiche, tratti umani e accentuazioni spirituali che vanno conosciute e sostenute per quello che sono, non semplicemente equiparate a quelle di altri. Da questo derivano conseguenze per la formazione previa al ministero e per quella permanente».

La Festa di san Gregorio Barbarigo è anche l’occasione per ricordare alcuni anniversari. Sono particolarmente consistenti, quest’anno, i gruppi di presbiteri che festeggiano il 60° e 55° di ordinazione. Cosa significa questo “patrimonio” per la Chiesa di Padova?
«I numeri dicono la realtà: vi sono state classi di ordinazione numerose alle quali sono seguite classi molto meno numerose. Gli anni ’60 e ’80, in particolare, sono quelli da cui provengono la maggior parte dei preti attualmente in servizio. Per un verso si pone, quindi, la valorizzazione di tutti coloro che ormai sono anziani e continuano con grande generosità e fare la loro parte. Per altro verso, rimane il disagio del mancato ricambio. Aggiungo il fatto che un clero così esteso, quanto a diversità anagrafica, rimanda alla questione dello scambio tra generazioni, alla fiducia accordata reciprocamente, alle visioni condivise di un futuro che continua a riguardare in ogni caso tutti i preti, nessuno escluso».
Questa sarà la prima Festa del Barbarigo per i tre novelli preti. Come comunità diocesana dei preti che messaggio pensi si possa consegnare loro all’inizio del ministero? Come può il clero diocesano prendersi cura di questi giovani preti, ma anche degli altri ordinati negli ultimi anni? Come possono le comunità cristiane camminare con loro, senza farli “sentire soli” nel ministero?
«A me piace ricordare alle comunità cristiane che loro sono affidate a dei preti, ma che i preti sono anche affidati alle loro cure. In questa occasione mi verrebbe da dire che noi, preti più grandi, sentiamo la responsabilità di non togliere ai nuovi amici la fiducia, la generosità e le priorità del ministero; a loro è affidata la responsabilità di rendere più bello e credibile il presbiterio di Padova. In ogni caso, non trattandosi il nostro di un puro spazio lavorativo, le relazioni tra preti non sono soltanto relazioni tra colleghi: c’è molto altro che ci mette assieme. C’è, quindi, un debito reciproco di simpatia, di verità e di collaborazione che non dovrebbero venire meno»

Anniversari di ordinazione da ricordare

Festeggiano il 75° (1948) don Nello Castello e don Luigi Longo; il 65°, don Elio Basso, mons. Alberto Gonzato e don Rebuli Livio. Davvero numerosi gli ordinati nel 1963, che festeggiano il 60°: sono 24. Come pure chi ricorda il 55°: sono 14 i presbiteri, tra cui il vescovo Francesco Biasin, che celebra anche il 20° di episcopato. Nove i presbiteri giunti ai 25 anni di ordinazione. Il vescovo emerito di Nyahururu, mons. Luigi Pajaro (1934), celebra il 20° di ordinazione episcopale; il nunzio apostolico a Cuba, Mons. Giampiero Gloder (1958), ricorda il 10° anniversario di ordinazione episcopale (e il 40° di ordinazione presbiterale); il vescovo emerito mons. Pietro Gabrielli, salesiano (Pove del Grappa, 1931), celebra il 30° di ordinazione episcopale. Il ritrovo per la Festa di san Gregorio Barbarigo è anche l’occasione per ricordare i presbiteri defunti: dal 18 giugno 2022 in tredici hanno raggiunto la Casa del Padre.

Formazione del clero: sguardo al prossimo anno

Uno sguardo ad alcuni dei prossimi appuntamenti del clero padovano, tra fine anno pastorale in corso e nuovo: come da consuetudine, i vicari foranei s’incontrano dal 26 al 28 giugno a Villa Immacolata; qui, a settembre, si terrà la consolidata settimana per i preti in cambiamento (dal 18 al 22; l’anno scorso è stata sospesa per le settimane di fraternità). I preti over 70 vivranno alcuni giorni insieme al Cavallino dal 2 al 4 ottobre. I ritiri congiunti saranno mercoledì 6 dicembre (Avvento) e giovedì 15 febbraio (Quaresima); queste le date delle giornate di formazione: giovedì 16 novembre (Quattro passi nell’etica 2), giovedì 22 febbraio e giovedì 16 maggio. L’Istituto San Luca propone un viaggio a Brandeglio, Bagni di Lucca, Lucca dal 3 al 5 aprile, a 35 anni dalla scomparsa del vescovo Filippo Franceschi e nel centenario della nascita.

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