Popoli in cammino: dalle migrazioni alle opportunità di una società coesa
«Chi presta servizio nei nostri centri di ascolto ha sempre di fronte dei volti precisi ed è diverso conoscere il fenomeno delle migrazioni o incontrare una persona di cui si conosce la storia, le fatiche, le speranze e i motivi che l’hanno spinta a mettersi in cammino rischiando la propria vita, ma soprattutto quella dei figli o della moglie».
È questo uno dei passaggi espressi dal vescovo Claudio Cipolla, intervenuto a un incontro di grande interesse per gli spunti e le riflessioni emerse, svoltosi presso l’Archivio antico del palazzo del Bo dell’Università di Padova, nel pomeriggio del 3 dicembre. L’occasione è stata la presentazione del 33° Rapporto immigrazione 2024, frutto della collaborazione tra Caritas Italiana e Fondazione Migrantes, dal titolo “Popoli in cammino”.
Dopo i saluti di don Gianromano Gnesotto, responsabile dell’ufficio diocesano di Pastorale dei migranti, ha preso la parola il prefetto di Padova, Giuseppe Forlenza. Ha posto la questione sulla presenza dei migranti nel nostro territorio, se considerarli «una risorsa, un problema o una mera presenza. Una domanda che divide». Il prefetto ha spiegato che «da un lato la paura verso di loro deriva da stereotipi culturali e da episodi di cronaca; dall’altro ci sono esempi di integrazione e progresso delle società multietniche». Quindi ha sottolineato che questi movimenti sono guidati dal desiderio di una vita migliore, «il sogno del modello occidentale che nella realtà è spesso molto differente da come lo si immaginava». Ha ricordato le encicliche dei papi Giovanni XXIII e Benedetto XVI, dove si ricorda il diritto umano alla migrazione e la necessità di politiche internazionali lungimiranti per affrontare il fenomeno. Il prefetto ha fatto presente di quanto siano fondamentali in alcuni settori lavorativi (nell’edilizia, nell’agricoltura e nell’assistenza alla persona), «ma persiste una percezione errata e una certa ostilità verso i nuovi arrivi. Occorre rifarsi ad un’analisi di quanto effettivamente accade e non di quanto viene percepito». Significativa la sua conclusone: «Il migrante è una presenza palpabile non di un’altra umanità, ma semplicemente di una diversità che può diventare ricchezza relazionale, come pietra angolare per l’edificazione della pace».
Il prof. Marco Mascia, presidente del Centro di ateneo per i diritti umani “Antonio Papisca” dell’Università di Padova, riferendosi al Rapporto immigrazione 2024 ha rilevato come sia rilevante il contributo del card. Zuppi nella prefazione del documento: «È importante affrontare l’immigrazione anche alla luce dei diritti umani, che non possono essere disattesi e sistematicamente violati o svuotati, evidenziando la necessità di un sistema di accoglienza che rispetti la dignità delle persone. Spesso assistiamo, invece, al perdurare di un approccio orientato soltanto all’emergenza, che trascura promozione e integrazione: dimentichiamo che l’immigrazione, se ben gestita, può essere una risorsa per la società». Lo studioso ha criticato il declino attuale dei principi fondanti del diritto internazionale e dei diritti umani, violati in tante parti del mondo. Nel finale ha espresso la necessità di riformare i sistemi educativi, superando programmi obsoleti che «non sono in grado di fornire agli studenti quelle conoscenze che sono necessarie per comprendere ciò che sta accadendo nel mondo».
Il vescovo Cipolla ha ricordato che il Report è nato nel 1991 da don Luigi Di Liegro, «come un atto di carità nei confronti di un’opinione pubblica altrimenti poco informata». Riferendosi al documento il presule ha evidenziato che gli immigrati «sono persone, non problemi». Quindi l’importanza di promuovere l’incontro tra culture, con il dialogo interreligioso come via per la pace. «La migrazione, pur segnata da sofferenze, è un’opportunità per realizzare il sogno di Dio: una sola famiglia umana che si arricchisce nella condivisione». Il vescovo ha ribadito la necessità di costruire una società coesa e fraterna, fondata sulla dignità umana, la solidarietà e il bene comune.
Simone Varisco, curatore del Rapporto per Migrantes, ha spiegato che «l’obiettivo del lavoro è aiutare una riflessione e una lettura non ideologizzata delle migrazioni, lasciando a ciascuno la libertà di un’opinione su questo argomento così complesso». Ha ricordato che l’attuale legge sull’acquisizione della cittadinanza è del 1992: «È anacronistica perché l’Italia di oggi, rispetto alla presenza di immigrati, è molto cambiata dagli anni ’90». Il ricercatore ha poi snocciolato diversi dati: dal 2014/15 si registra, a proposito dei cittadini stranieri residenti nel nostro paese, un leggero aumento con gli attuali 5.300.000 presenze (molti dei quali con un permesso di soggiorno per motivi famigliari e lavorativi). A questi si aggiungono dai 500 mila ai 700 mila stranieri non registrati, i cosiddetti irregolari. Le persone con un background migratorio oggi sono circa 7 milioni. Per quanto riguarda i rifugiati sono una minoranza, «davvero piccola» rispetto al totale. E in Veneto? Si contano 504.958 cittadini stranieri residenti (+1,4 % rispetto all’anno prima), pari al 10,4 % della popolazione totale e 98.069 quelli nella provincia di Padova (+1,5 %), pari al 10,5 % della popolazione totale (dati Istat al 1° gennaio 2024).
Infine Stefano Allievi, sociologo e professore all’Università di Padova, ha asserito che «le migrazioni dovrebbero essere trattate come un fatto strutturale e non come un problema temporaneo», e l’importanza dell’apertura di canali legali. «L’immigrazione irregolare è un fenomeno che abbiamo inventato noi con la nostra legislazione» e che «il sistema di accoglienza nazionale non riesca a integrare adeguatamente i migranti, partendo dal non strutturare l’insegnamento della lingua e l’accesso a corsi di formazione». Il professore ha concluso dicendo della necessità di una nuova narrazione basata sull’ascolto della società italiana, «per superare la polarizzazione e trovare soluzioni condivise per la loro integrazione».