Otto per mille. Molto più di una firma. Di fronte alle difficoltà, chi vive il Vangelo risponde “presente”
Mons. Stefano Russo, segretario generale della Cei, riflette sul sostegno economico dei cittadini alla missione della Chiesa
Sono trascorsi trent’anni da quando è entrato in vigore il sistema di sostentamento del clero previsto dal nuovo Concordato (1984) che, abolendo la vecchia “congrua”, istituiva l’8 per mille e le offerte deducibili. Prima della sua effettiva applicazione, questa grande trasformazione era stata accolta con un certo comprensibile timore dalla Chiesa, come è normale quando si lascia un sistema consolidato per sperimentare qualcosa di nuovo. Ma la storia di questi trent’anni ha dimostrato che non era un timore fondato. «Quel timore l’ho respirato solo indirettamente – racconta mons. Stefano Russo, segretario generale della Cei – Non avendo vissuto la mia esperienza ministeriale nel sistema precedente, ma ho sempre ritenuto l’8 per mille e le offerte deducibili una soluzione eccellente: affida il sostegno economico della Chiesa e di tutte le sue attività innanzitutto alla responsabilità dei fedeli, e, in secondo luogo, anche di tutti gli altri cittadini che, in qualche modo, apprezzano lo straordinario lavoro svolto sul territorio dalle comunità cristiane».
In effetti l’altissima percentuale di firme da sempre raccolte dalla Chiesa cattolica è il segno di una grande fiducia riposta nei suoi confronti dagli italiani. Quali sono, a suo giudizio, i principali motivi di questa fiducia?
«Credo che questa fiducia nasca dalla vicinanza e dalla reciproca conoscenza. Gli italiani, e non solo quelli che frequentano attivamente le comunità cristiane ma anche chi lo fa solo occasionalmente, sanno bene che dove si trovano le persone, e specialmente quelle che hanno maggiormente bisogno, chi vive il Vangelo risponde sempre “presente”, non si tira mai indietro. Penso alla presenza capillare in tutta Italia delle parrocchie e di tutte le iniziative solidali ed educative collegate (mense, centri di ascolto, oratori, centri giovanili), nelle grandi periferie come nei piccoli centri. È una testimonianza che sostiene la firma; una testimonianza che passa anche dalle scuole cattoliche, che servono bambini e ragazzi di ogni età, e molto spesso in alcune zone del Paese rappresentano le uniche risorse educative disponibili. E passa pure dalle strutture sanitarie di ispirazione cristiana... Certamente non tutte queste realtà beneficiano dei fondi 8 per mille, ma tutte insieme esprimono in pienezza la gioia del Vangelo. Molto spesso viene sottovalutato il senso comune delle persone: si è sviluppato nei secoli un profondissimo attaccamento alla storia spirituale e culturale del proprio territorio».
Le somme ricevute, e sempre puntualmente rendicontate dalla Chiesa cattolica in questi 30 anni, vengono spese per la carità, per le esigenze del culto e della pastorale e per il sostentamento del clero.
«Queste tre destinazioni sono totalmente complementari. Glielo mostro con un esempio. Nel momento in cui in una Diocesi vengono investiti dei fondi per la manutenzione di un edificio di culto storico, non solo si sta contribuendo al rafforzamento e alla tutela dell’identità di quel luogo, ma si sta contemporaneamente permettendo a tante famiglie di vivere dignitosamente, dando lavoro alle maestranze impegnate nel restauro, e si sta permettendo alla comunità di beneficiare di un luogo in cui ritrovarsi e socializzare, accogliere e aprirsi a tutti. Lo stesso si dica quando, insieme al contributo delle offerte deducibili, quei fondi vengono usati per il sostentamento del clero. Garantire una vita dignitosa ai sacerdoti in attività e a quelli anziani o ammalati, vuol dire anche garantire alle loro comunità una presenza sicura e sempre disponibile, come è nello stile di vita e di servizio dei nostri sacerdoti, da sempre».
Non è una tassa. ma una libera scelta dei cittadini
L’8 per mille non è una tassa in più, ma semplicemente la libera scelta di ogni contribuente di destinare una percentuale della quota totale Irpef allo Stato per scopi umanitari e sociali, o a confessioni religiose per scopi religiosi e caritativi. Con la firma per l’8 per mille alla Chiesa cattolica – sulla dichiarazione dei redditi – si può offrire formazione scolastica ai bambini, dare assistenza ad anziani e disabili, assicurare accoglienza ai più deboli, sostenere progetti di reinserimento lavorativo, e molto altro ancora. Grazie all’8 per mille, dal 1990 a oggi la Chiesa cattolica ha potuto realizzare migliaia di progetti in Italia e nel mondo.
La campagna. Una firma per un mondo più giusto e fraterno
Per contrastare la pandemia da Covid-19, la Chiesa italiana ha messo a disposizione del territorio italiano, solo lo scorso anno, una cifra superiore ai 226 milioni di euro, più altri 9 milioni per progetti di contrasto della pandemia nei Paesi del Sud del mondo. «È stato uno sforzo straordinario, possibile solo grazie alla fiducia di chi ha scelto, ancora una volta, di firmare per l’8 per mille alla Chiesa cattolica – sottolinea mons. Stefano Russo – Ogni singola firma ha contribuito in modo determinante».
La campagna promozionale di quest’anno punta proprio sul valore di ogni firma, lo strumento concreto con cui ciascuno dei contribuenti italiani può scegliere di devolvere l’8 per mille del gettito Irpef alla Chiesa cattolica. «Ogni firma è come una porta che si spalanca. Chi firma può vedere con i propri occhi come il frutto di quel gesto di fiducia e di partecipazione costruisca benessere e solidarietà, di cui beneficiano tutti. In qualche modo, però, quella porta che si apre è anche la fiducia con cui chi firma ci spalanca il cuore. È una grandissima responsabilità che avvertiamo, sacerdoti e laici, perché sappiamo bene di non poter deludere le giuste aspettative di chi si fida di noi. Chi firma dà il suo concreto contributo con un gesto semplice ma efficace. E noi vogliamo rispondere con trasparenza, efficacia e, soprattutto, frutti concreti».
Chi firma per l’8 per mille o per fare un’offerta deducibile per i sacerdoti «in qualche modo esprime la propria corresponsabilità con la missione di tutta la Chiesa, se ne fa carico. Si prende a cuore anche le sorti delle parrocchie con risorse più esigue della propria, perché i criteri di distribuzione di questi fondi sono assolutamente perequativi. E significa anche fare un gesto di libertà, perché non è certamente automatico che questo sistema continui a funzionare e ad alimentarsi se non scendono in campo, ogni anno, le libere scelte dei fedeli. Di tutti i fedeli e insieme a loro anche di chi in chiesa non ci va. È bello pensare che per partecipare insieme alla Chiesa a costruire un mondo più giusto, accogliente e fraterno, un mondo a misura del Vangelo, non serva alcuna tessera di appartenenza. Il nostro Dio – ricordava papa Francesco solo qualche mese fa, all’Angelus – «continua a chiamare chiunque, a qualsiasi ora, per invitarlo a lavorare nel suo Regno. Questo è lo stile di Dio, che a nostra volta siamo chiamati a recepire e imitare. Egli non sta rinchiuso nel suo mondo, ma “esce”: Dio è sempre in uscita, in cerca di noi. Esce continuamente alla ricerca delle persone, perché vuole che nessuno sia escluso dal suo disegno d’amore”. Ecco, vorrei fare mio questo invito del papa. La Chiesa che è in Italia vuole avere questo stesso stile nell’annunciare il Vangelo. Al fianco degli ultimi, innanzitutto, e insieme a tutti quelli che vogliono starci. Anche grazie a una firma per la scelta dell’8 per mille».