Il vescovo Claudio a pranzo con i poveri di Legnaro
La Giornata mondiale dei poveri 2018 ha coinciso con la seconda tappa della visita pastorale del vescovo Claudio alle comunità della diocesi. In 150 si sono ritrovati nella sala parrocchiale per condividere il cibo, ma soprattutto la loro relazione che affonda le radici nella fede e ha generato il bene per molti. Presenti i volontari Caritas, le 55 famiglie assistite, i Volontari del Sorriso con le persone con grave disabilità, i ministri straordinari dell'eucaristia e i richiedenti asilo di casa Buon Samaritano
La Giornata mondiale dei poveri 2018 ha ritrovato a Legnaro 150 persone di tutta la comunità raccolte attorno al vescovo Claudio all’interno della sala parrocchiale. L?occasione era speciale: la visita pastorale alle parrocchie della diocesi che qui, a Polverara e a Isola dell’Abbà vive la seconda tappa, fino a domenica prossima.
Il Teatro della parrocchia di San Biagio si è così riempito di tutti coloro che danno vita, ogni giorno e senza clamore, alla vocazione al bene nei confronti degli ultimi che contraddistingue questo fazzoletto di diocesi. Non solo. Fianco a fianco sedevano anche tutti coloro che di questa grande e carità sono nella loro vita i beneficiari, senza alcuna distinzione. A pranzare insieme sono stati anziani, poveri, disabili, richiedenti asilo, ma anche persone comuni, la cui povertà non è immediatamente identificabile, ma che, come ogni essere umano, porta con sé le fragilità e le debolezze con cui ogni giorno è chiamato a fare i conti.
“Trascorrere così la Giornata mondiale dei poveri è davvero bello e significativo - ha confidato il vescovo Claudio passando per i tavoli a salutare una a una le persone convitte - Ancora più bello se si considera che nulla era organizzato: il calendario della visita pastorale mi ha portato qui per una felice coincidenza”.
E l’attenzione per la carità nei suoi mille volti - uno dei tre pilastri che sorregge ogni caomunitò cristiana con la liturgia e la catechesi - qui a Legnaro è emersa, grazie alla testimonianze implicita dei molti volontari che hanno servito ai tavoli. A organizzare il tutto ci ha pensato la Caritas parrocchiale in stretta collaborazione con il centro di ascolto vicariale.
A gustare il bis di primi, con risotto di zucca e pasticcio, e il secondo di carne, qualcuno è arrivato sorretto dal proprio bastone, qualcun altro avanzando grazie alle rotelle della propria carrozzina, o ancora accompagnato da un operatore o da un volontario.
“Condivisione è la parola chiave di oggi - sottolinea Pasqualino Martellato, “anima” della Caritas parrocchiale e di Casa Buon Samaritano, sollevato nel vedere che tutti i tasselli dell’organizzazione sono andati al loro posto - Nulla nasce per caso ma tutto viene dalla relazione quotidiana che riusciamo a vivere tra di noi. Certo, se non partiamo dall'ascolto della Parola, il rischio è quello di non riuscire a mantenere nel tempo i propositi che si sono fatti. Oggi abbiamo voluto invitare tutte le persone con cui siamo in contatto nella nostra ordinarietà qui alla Caritas di Legnaro. Si tratta di circa 55 famiglie oltre naturalmente a tutti i Volontari del Sorriso che si occupano dei disabili più gravi all'interno del nostro territorio. Sono presenti anche i ministri straordinari della comunione poiché la loro attività a fianco di anziani e malati per portare loro l'Eucaristia rappresenta uno dei modi più fulgidi di vivere la carità rispetto a queste forme di povertà della nostra comunità”.
Don Claudio ha vissuto il pranzo nella semplicità con cui si è riproposto di vivere questa vistia pastorale. Molte strette di mano, qualche foto, lo scambio con il parroco, don Daniele Prosdocimo, il sindaco Giovanni Bettini, e il comandante della locale stazione dei carabinieri, il maresciallo Mariano Rossini. Alla messa delle 11, il vescovo aveva ricordato alla comunità come la fede, che sta alla base anche della scelta per la carità di Legnaro, poggi sulla speranza che il bene trionferà sempre sul male. Il riferimento è stato al salmo del giorno così come al pastorale in legno che porta nelle sue uscite in parrocchia. Al centro del ricciolo, l’Agello di Dio, tutto intorno il serpente, che tenta di ucciderlo, ma senza riuscirci, come conferma la Risurrezione di Cristo. Ebbene, ha detto il vescovo, “eredità di ogni cristiano è il Signore stesso. Se lo pongo sempre innanzi a me, vivo con la percezione della sua vicinanza lasciando che mi orienti nelle scelte della vita, nelle relazioni in famiglia, posso decidere non secondo una logica mondana, ma secondo il Signore. Posso creare, inventare cose nuove per il bene, posso osare contro l’impossibile, perché lui è alla mia destra: ciò che non potrei compiere da solo, posso farlo grazie al suo sostegno”.
Così, nell’ordinarietà del pranzo, due giovani Legnanesi hanno portato la loro testimonianza missionaria, il coraggio di “uscire” incontro all’altro messo in pratica alla loro misura. Piera e Mirko la scorsa estate hanno compiuto due viaggi missionari, la prima tra i poveri del Mozambico il secondo in Albania, dopo aver frequentato “Viaggiare per condividere”, il cammino annuale promosso dal Centro missionario diocesano. Subito dopo è intervenuto Andrea Grigoletto, operatore del Gruppo R, che si occupa dell'accoglienza dei richiedenti asilo presso casa Buon Samaritano, centro nevralgico della carità legnarese, nato dall’esperienza dell’associazione Fraternità e servizio fondata da don Giuseppe Maniero. Qui è ospitato un gruppo di circa 12 richiedenti asilo. “Vivere questo tipo di servizio mi ha ridimensionato molto - ha condiviso Andrea - mi sono trovato di fronte a persone chiamate a sfide che molto probabilmente io non dovrò mai affrontare in vita mia. Il compito più grande è proprio quello a cui sono chiamati loro, noi tentiamo continuamente di creare incontri per favorire l'interazione sia con la comunità cristiana sia con quella civile”. Subito dopo ha preso la parola Dativa, collega di Andrea, arrivata in Italia 23 anni fa in fuga dal Rwanda messo a fuoco e fiamme del tremenda guerra civile che ha fatto il centinaia di migliaia di morti. “Arrivare in Italia è come spogliarsi completamente e rivestirsi - ha detto - un’operazione difficilissima che non riesce a tutti. Per questo, anche un solo saluto senza pregiudizio è un grande dono a questi ragazzi che ospitiamo”.