Giubileo del mondo della comunicazione. Il papa: «Il vostro è un lavoro che costruisce. A patto che sia vero»

Tra i partecipanti anche alcuni giornalisti della Difesa e il personale dell’Ufficio comunicazioni sociali

Giubileo del mondo della comunicazione. Il papa: «Il vostro è un lavoro che costruisce. A patto che sia vero»

«Il vostro è un lavoro che costruisce: costruisce la società, costruisce la Chiesa, fa andare avanti tutti, a patto che sia vero». Così papa Francesco, nella mattinata di sabato 25 gennaio, si è rivolto agli 8 mila giornalisti e comunicatori che affollavano l’aula Paolo VI per il primo grande evento dell’anno santo 2025, il Giubileo del mondo della comunicazione. «Non solo le cose che dici, ma tu (giornalista, comunicatore), nella tua interiorità, nella tua vita, sei vero?». È certamente questo uno dei momenti che sono rimasti più impressi nella mente dei padovani presenti, un pullman completo organizzato dall’Ufficio comunicazioni sociali della Diocesi di Padova a cui ha aderito anche Ucsi Veneto (l’Unione cattolica della stampa italiana), con il personale dell’ufficio al completo, collaboratori de La Difesa del popolo, alcuni comunicatori del Sinodo diocesano, ma anche giornalisti di emittenti e quotidiani locali e di altri settimanali diocesani, redattori di agenzie di stampa, colleghi di uffici stampa istituzionali e di agenzie di comunicazione. La tre giorni romana si è rivelata un’esperienza ricca, sia per il programma giubilare sia per il bel clima che si è generato tra i partecipanti, che hanno scelto di condividere con la massima libertà momenti di preghiera e di scambio reciproco. A ispirare i comunicatori, prima dell’arrivo di papa Francesco in aula Nervi, era stato l’intervento della premio Nobel per la pace 2021 Maria Ressa, giornalista e attivista filippina. «Quando le Big Tech (le grandi aziende della Silicon Valley come Meta, che controlla Facebook, Instagram e WhatsApp, X, Tesla o Amazon) premiano il peggio di ciò che siamo, Ubuntu ci insegna che i nostri destini sono interconnessi, che la lotta per la verità, la giustizia e la pace non è la battaglia di qualcun altro, è la nostra». E poi ha dato quattro suggerimenti per attivarsi subito in questa lotta. Anzitutto «collaborare, collaborare, collaborare», unire le forze tra giornalisti, non dividersi; in secondo luogo, dire sempre la verità con chiarezza morale, il silenzio nell’ingiustizia è complicità; in terzo luogo, proteggere i più vulnerabili. Infine, riconoscere il potere proprio dei comunicatori: «Costruire la pace non è in mestiere da eroi – ha detto Ressa – ma il lavoro collettivo delle persone che rifiutano di accettare e vivere nella menzogna». In aula Paolo VI, era presente anche lo scrittore e sceneggiatore Colum McCann. Da autore riconosciuto in tutto il mondo per la capacità di far emergere semi di speranza anche nelle storie più drammatiche, ha declinato l’invito del papa a essere “comunicatori di speranza” proprio nella ricerca di storie vere e genuine, dove la vita umana ogni giorno cresce e matura anche nelle condizioni più aspre, come la guerra. Nel messaggio per la 59a Giornata mondiale delle comunicazioni sociali reso noto il 24 gennaio, il papa scrive tra le altre cose: «Sogno una comunicazione che sappia renderci compagni di strada di tanti nostri fratelli e sorelle, per riaccendere in loro la speranza. Una comunicazione che sia capace di parlare al cuore, di suscitare non reazioni passionali di chiusura e rabbia, ma atteggiamenti di apertura e amicizia; capace di puntare sulla bellezza e sulla speranza anche nelle situazioni apparentemente più disperate; di generare impegno, empatia, interesse per gli altri».

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