Don Chiavacci. Un ricordo l’8 aprile a Crespano del Grappa
Il suo amore per il Creato era tutt’uno con quello della sua montagna: domenica 8 aprile il ricordo di don Chiavacci, mancato nel 1982.
Ora che l’enciclica Laudato si’ di papa Francesco ha “ufficializzato” l’ecologia cristiana sembra tutto perfino troppo scontato, ma c’è stato un tempo in cui il rispetto, l’amore per il Creato sembrava, anche in ambito cattolico, un modo sospetto per mettere in secondo piano l’impegno pressante e prioritario di carità verso l’uomo. Tra i profeti di un cristianesimo “innamorato della natura” c’è stato indubbiamente don Paolo Chiavacci, il prete trevisano fondatore della casa di spiritualità e cultura Centro incontri con la natura di Crespano del Grappa, che è ora della diocesi trevigiana.
Don Paolo moriva il 5 aprile 1982, alle ore 13, sotto un corniolo in fiore. Era suo desiderio nascere alla nuova vita sotto un albero, abbracciando la terra, la “sua” terra del “suo” Grappa. Infatti morì con il viso sporco di terra, le mani ruvide e callose dal duro lavoro da “manovale del buon Dio” come usava chiamarsi.
L’idea gli era nata nell’immediato secondo dopoguerra quando, dopo la traumatizzante esperienza bellica e due mesi di ritiro sul Grappa, aveva scelto di diventare sacerdote: trasformare la casera delle vacanze della sua famiglia in un angolo di paradiso, in cui cogliere la voce di Dio e i suoi segni in tutta la realtà della creazione. Il progetto, tra molte difficoltà, si concretizzò con l’aiuto di molti amici e culminò, nel 1972, con l’inizio dei corsi “Incontri con la natura”, che erano un modo innovativo di fare gli esercizi spirituali attraverso le stelle, i fiori, i sassi, gli animali, per poter avvicinare l’uomo, il credente e il non credente a Dio e al suo grande amore.
Mandò a tutti i presidi una lettera dove invitava a insegnare ai bambini a guardare la poesia del silenzio e della natura che era attorno a loro. Acquistò un telescopio e delicati strumenti per ospitare le lezioni di scienziati di astronomia, geologia, botanica…
Il suo amore per il Creato era tutt’uno con quello della sua montagna: «Il Massiccio del Grappa è interamente Veneto, è il polmone del Veneto. Non solo il polmone che scandisce il respiro di tutto un palpitare di animali e di fiori, di piante e di paesaggi ma che ha una sua funzione idrografica e climatologica.
Togliere il Grappa alla sua destinazione naturale di purificatore della pianura veneta potrebbe compromettere in modo oggi non valutabile le nostre popolazioni di domani».
La casa Don Chiavacci lo ricorda domenica 8 aprile: alle 15.30 Cesare Lasen, “maestro dei fiori”, componente del comitato scientifico della Fondazione Dolomiti Unesco, interviene su “La Laudato si’ nel Grappa” spiegando l’enciclica di papa Francesco come messaggio per il futuro del nostro pianeta.
La relazione di Lasen, accompagnata dalle foto di Valter Binotto e dal suono di un violino e di un’arpa, sarà seguita alle 17.30 nel planetario dall’intervento di Matteo Massironi del dipartimento di geoscienze dell’Università di Padova su “La geologia applicata ai corpi planetari e il caso della cometa 67P (missione Rosetta)”.
Info: www.centrodonchiavacci.it