Caritas Padova, novità nell'ambulatorio di via Dupré. Risposta ai bisogni dei più vulnerabili

Caritas Padova Novità per l’ambulatorio di via Duprè che effettua interventi di odontoiatria e visite oculistiche

Caritas Padova, novità nell'ambulatorio di via Dupré. Risposta ai bisogni dei più vulnerabili

Una nuova poltrona odontoiatrica e un moderno radiologico endorale ai fosfori: sono due delle novità su cui può contare il poliambulatorio Caritas di via Duprè 26 a Padova, acquistate grazie ai fondi dell’8 per mille di Caritas italiana che ha sostenuto con 63.650 euro (su una spesa complessiva di 70.776 euro) il progetto “Tutto chiede salvezza”. L’iniziativa prevedeva l’aggiornamento delle attrezzature, ma anche l’adeguamento dell’impianto di climatizzazione (per circa 30 mila euro), oltre alle spese ordinarie del personale stabile, i materiali di uso quotidiano e la fornitura gratuita di protesi mobili e apparecchi ortodontici per bambini. «L’aumento della povertà – dichiara Lorenzo Rampon, responsabile di Caritas Padova – lo stiamo sperimentando incontrando le persone: secondo i dati Istat, la povertà assoluta nel nord Italia è raddoppiata negli ultimi dieci anni, passando da 500 mila famiglie che vivono sotto la soglia di povertà assoluta nel 2014 a quasi un milione nel 2023. Abbiamo scelto quindi di investire in nuove e moderne attrezzature per rispondere maggiormente ai crescenti bisogni delle persone più vulnerabili garantendo così un servizio dignitoso, professionale, all’avanguardia, del tutto comparabile a uno studio dentistico privato e cercando di favorire un accesso alle cure il più possibile tempestivo». Le due nuove attrezzature introdotte nel poliambulatorio cambieranno la modalità operativa, riducendo tempi, favorendo diagnosi, migliorando la gestione del paziente durante gli interventi e le visite odontoiatriche. Agli acquisti si aggiungono anche i lavori di sistemazione all’impianto di climatizzazione e l’ampliamento dell’orario di accesso al poliambulatorio: 22 ore di servizio, spalmate su cinque mattine. Questa maggiore disponibilità è resa possibile grazie al lavoro dei volontari, attualmente 24 tra medici odontoiatri e oculisti, tecnici, igieniste, assistenti alla poltrona, volontari dedicati all’ascolto e all’orientamento che mettono a servizio le loro competenze e professionalità in maniera gratuita.

«Questo è un ambulatorio storico, nasce infatti nel 1998 su richiesta di Caritas, Cuamm e Comune di Padova per sostenere le persone immigrate – spiega Sara Ferrari, referente area promozione umana Caritas Padova – Al momento vi accedono cittadini italiani e stranieri regolarmente o irregolarmente soggiornanti e ci appoggiamo a segnalazioni dei Servizi sociali. Offre visite oculistiche e occhiali gratuiti e interventi di odontoiatria, dall’igiene alla fornitura di apparecchi ortodontici per bambini o protesi mobili per anziani. Dal primo gennaio al 31 ottobre 2024, ci sono stati ben 210 accessi, di cui 53 di minori. In tutto il 2023 erano 204 di cui 61 minori. Sono prevalentemente uomini, italiani fra i 50 e 60 anni, con Isee inferiore agli 8 mila euro e con una qualche forma di esenzione al ticket. Accedono attraverso il Centro di ascolto della Caritas e un colloquio che è anche di orientamento». Da inizio anno sono state effettuate 787 visite o interventi, di cui 98 relative all’ambito oculistico e sono state consegnate 65 protesi e 48 paia di occhiali (di cui 19 premontati) e effettuate 10 riparazioni di protesi. «Nell’ambito della povertà sanitaria – conclude Rampon – ci sono in Italia 4 milioni e mezzo di persone che rinunciano a curarsi, per povertà economica e per liste di attesa molte lunghe. Questo ambulatorio insieme ad altri dieci presenti nella Regione Veneto gestiti dal privato sociale è un appello alle istituzioni. Il nostro ambulatorio infatti fa anche prestazioni comprese nei Lea, i livelli essenziali di assistenza: a noi piacerebbe non farlo e concentrarci di più sulle spese a carico dei cittadini. Questo però deve suonare come un campanello di allarme per cui si occupa delle politiche del nostro Paese. Non dobbiamo fare l’errore di pensare che la povertà sia la colpa di chi la vive, ma pensiamo che ci sono dei motivi strutturali nel nostro sistema che la creano».

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