Borgoricco. Anche le campane oggi si restaurano
Borgoricco Una più che secolare campana, che un tempo sarebbe stata rifusa, è stata “rimessa a nuovo” e ricollocata al suo posto
Rintocca come nuova, ma ha corso il rischio di essere rifusa. È la campana di Borgoricco, da poco restaurata e tornata al suo posto. Artefice del piccolo “miracolo” è Flavio Zambotto, campanologo – pochi sanno che di questa professione esiste un apposito albo – titolare della ditta Gloria-installazioni e manutenzioni sui campanili, e collaboratore della fonderia Grassmayr di Innsbruck. «Il tema del restauro delle campane – spiega Zambotto – è qualcosa di nuovo. Fino a pochi anni fa, per mille motivi tra cui la mancanza di informazione, una campana rotta si buttava via, salvo rari casi in cui la sovrintendenza dava disposizione che venisse conservata. In Italia, paese povero di materie prime, significava spesso rifonderla a partire dal materiale originario recuperato». Negli ultimi vent’anni, grazie alla diffusione delle conoscenze in un settore che è di nicchia, e all’attività di organizzazioni come l’Associazione italiana di campanologia, è cresciuto lo scambio di informazioni e di conoscenze tecniche e di pari passo la sensibilità verso la ricchezza che le campane rappresentano, e perché non vadano quindi distrutte. Nel tempo infatti di questi strumenti popolari ne sono andati perduti molti, anche importanti, ma oggi l’esigenza e la necessità di conservare e non buttare o anche solo “rinnovare” sta permettendo il recupero di beni storici che non sono solo strumenti musicali ma anche simboli molto potenti per gli abitanti di un territorio. «Noi lavoriamo – afferma Zambotto – con i sentimenti della gente. Tante persone si ricordano che una data campana ha suonato in occasioni importanti per la propria vita e la comunità». Il primo intervento eseguito da Zambotto in diocesi di Padova è proprio quello di Borgoricco, anche se restauri simili ne ha eseguiti a Massanzago, Rustega e Fossalta Padovana. «A Borgoricco c’era una situazione di particolare difficoltà su una campana del 1899, fusa a Verona dai fonditori Cavadini, che versava in condizione di particolare usura e presentava vari danneggiamenti. C’era anche un problema di sicurezza: non solo il “vaso” ma anche la “corona” di sei maniglie bronzee, fuse insieme alla campana, era rovinata rasentando una seria condizione di rischio sull’aggancio dello strumento. Non solo: un’operazione che si faceva un tempo in questi casi era bucare la campana per passarvi un tirante di rinforzo, e qui di buchi ce n’erano ben sette. In più punti c’erano poi danni dovuti all’azione del battaglio». La rifusione di una campana del 1899, in realtà, oggi sarebbe quasi impossibile perché dovrebbe essere autorizzata dalla Soprintendenza, ed è sempre più raro che, su strumenti di oltre settant’anni, venga approvata. A Borgoricco, quindi, si è provveduto a restaurarla e oggi è ritornata, in sicurezza, al proprio posto. La sensibilità odierna va oltre il restauro: anche se le campane suonano sempre meno, capita che si usurino e si rompano. La parola d’ordine oggi è prevenire, evitando quindi che si arrivi al rischio rottura. «A favore del restauro, soprattutto in questo momento storico – continua Zambotto – vi è anche l’argomento costo: l’impennata dei prezzi delle materie prime (rame e stagno con cui si fa il bronzo) fa sì che spesso esso convenga più che rifare. È però un’operazione tecnologicamente avanzata, per la quale non ci si improvvisa, e si discosta dai sistemi artigianali finora adottati: servono studio, tecnica e competenza, non si tratta di una semplice saldatura ma di un vero restauro».
Il restauro, la nuova frontiera
La sensibilità odierna sta facendo crescere l’attenzione verso interventi di recupero delle campane danneggiate, che un tempo sarebbero state rifuse. Una campana è un pezzo di storia ma anche parte dei sentimenti della popolazione.