A che punto è il cammino sinodale? La carovana sinodale procede. Verso il futuro

A che punto è il cammino sinodale? L’Assemblea ha vissuto le sue prime tre sessioni e, nell’ultimo incontro di giugno, ha votato di continuare il lavoro su una delle proposte emerse: quella sui “ministeri battesimali”. Dando spazio anche ad altre priorità

A che punto è il cammino sinodale? La carovana sinodale procede. Verso il futuro

Siamo a metà del cammino. Sì, ma solo per quanto riguarda le sessioni di lavoro dell’Assemblea sinodale... perché c’è ancora, e parecchio, da marciare per capire insieme – guidati dallo Spirito Santo – come rinnovare il modo di essere Chiesa di Padova. Tre le sessioni di lavoro vissute finora, l’ultima il 25 giugno scorso. Da settembre i sinodali saranno chiamati a viverne altrettante – ciascuna con due appuntamenti – e poi, secondo il calendario dei lavori, c’è la sessione finale, domenica 17 dicembre. Certo, questa “fotografia temporale” non dice a che punto è il cammino sinodale. Anzi, non dice “cos’è” realmente. Dall’esterno, forse, non è facile – nonostante la comunicazione non manchi – avere la percezione di cosa si sta effettivamente muovendo. «Rispetto al Sinodo – spiega don Leopoldo Voltan, membro della Presidenza – si trovano varie posizioni, molto diverse tra loro: da chi pensa che cambi l’intera vita diocesana a chi lo vede anche come un momento interessante ma che non porterà grandi frutti. Chi desidera dei cambiamenti nelle prassi pastorali e chi lo vede come l’occasione per aprire maggiormente la Chiesa alle questioni sociali e culturali del nostro tempo. A me sembra che il Sinodo ci stia consegnando uno stile (la sinodalità) e un metodo (il discernimento comunitario). Entrambi necessitano di un grande e generoso apprendistato».

Tutto è iniziato da...
All’Assemblea sinodale è stato affidato, fin dalla prima sessione, del materiale prezioso: lo Strumento di lavoro 2. «La sua origine sta nei Gruppi di discernimento sinodale (che hanno restituito 1.176 schede) e nel lavoro delle 28 Commissioni di studio. Alcuni confronti – con la Commissione di esperti, la Segreteria e i relatori – hanno permesso di individuare cinque “stili generativi” e 28 proposte intese come “leve di cambiamento”. Lo Strumento di lavoro 2 ha il pregio di essere una scrittura collettiva e può realmente fare da mappa per orientarsi su come essere Chiesa oggi e domani». Con questa mappa in mano, i sinodali hanno compiuto questi passi: «Un primo, non ancora ultimato: stiamo cercando di capire cosa significa vivere il Sinodo e il ruolo dell’Assemblea – sottolinea don Voltan – Un secondo passo, anch’esso non ancora ultimato: stiamo comprendendo che non siamo in Sinodo a titolo personale ma a nome della Chiesa. Terzo, anche questo non concluso: stiamo imparando un metodo, con inevitabili limiti e lentezze. Siamo carovana sinodale: ispirati da una visione attraente, attraversati da qualche sbandamento con tanta voglia di imparare e continuare il santo viaggio».

La proposta 17
Tra le 28 proposte di cambiamento, su una si è trovata a convergere – considerandola una “leva di cambiamento” – la maggior parte dell’Assemblea. “Individuare e formare persone ai ministeri battesimali” – questa la proposta 17 – è stata anche quella più dibattuta. «I ministeri battesimali rappresentano una leva di cambiamento, perché ripensano le parrocchie a partire dai carismi dei battezzati, quindi non solo del parroco, attivando una responsabilità pastorale plurale e condivisa. Esprimono, poi, un servizio qualificato e riconosciuto, identificando alcune priorità missionarie. I ministeri fanno riferimento a figure di coordinamento e promozione pastorale che favoriscono sia l’edificazione della comunità cristiana, sia l’evangelizzazione». Su questa proposta l’Assemblea sinodale, nell’incontro del 25 giugno, è stata chiamata a votare per decidere se continuare a lavorarci. «Ci sembrava, come Presidenza, che il voto aiutasse a maturare una maggior consapevolezza sulla proposta 17, e di conseguenza a maturare un chiaro convincimento. I sinodali hanno così votato: 123 sì (placet), 133 sì con riserva (placet iuxta modum; questi sono voti a favore per i quali i sinodali hanno proposto delle sottolineature) e 53 no (non placet). Tre i grandi filoni dei voti con riserva: dare spazio, in Assemblea, anche ad altre priorità; valorizzare la dimensione missionaria e in uscita della Chiesa; riflettere sul territorio diocesano e sulle collaborazioni tra parrocchie vicine. Poi sono stati dati alcuni suggerimenti specifici sulla proposta 17».

E le altre proposte?
Dal lavoro dei Gruppi di discernimento e delle Commissioni di studio sono emerse 28 proposte, ma l’Assemblea si sta concentrando sulla 17. E le altre? «La 17, secondo me, garantisce una buona spinta anche per attivare altre delle 28 proposte (consultabili sul sito sinodo. diocesipadova.it). I ministeri battesimali possono dare gambe anche ad altre intuizioni inserite nello Strumento di lavoro 2. Sento il desiderio in Assemblea di scegliere anche altre priorità e di orientare la riflessione anche in altre direzioni, cosa che sarà senz’altro possibile nei prossimi mesi».

Assemblea in pausa? Sì e no. C’è da studiare e riflettere
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Pausa estiva sì, per la “macchina” del Sinodo... ma anche tempo propizio per studiare e approfondire la riflessione sui ministeri battesimali. Sul sito sinodo.diocesipadova.it vengono suggeriti due testi in proposito: di don Andrea Toniolo e Christoph Theobald. A luglio, poi, è previsto che la Presidenza incontri i relatori del Gruppi di lavoro dell’Assemblea sinodale.

Ci sono state alcune tensioni, ma servono

A votare la proposta 17, in Assemblea, si è giunti con qualche tensione. «Come nella vita – sottolinea don Voltan – anche nel Sinodo si attraversano tensioni. Per dirne alcune: da una parte il ruolo della Presidenza, dall’altra quello dell’Assemblea; da una parte la proposta 17, dall’altra le altre proposte da non trascurare; da una parte i lavori di gruppo e dall’altra parte il confronto in plenaria; da una parte lavorare sulla visione di Chiesa e dall’altra parte arrivare a buone scelte per l‘oggi. Le tensioni... rimangono tensioni, non sono del tutto eliminabili, vanno composte e ricomposte come elementi per uno sguardo più ampio, libero e franco».

Il Sinodo non è “solo” dell’Assemblea

«Ci sono tanti modi perché sia realmente esperienza di tutta la Diocesi. Il più decisivo consiste in un atteggiamento positivo, anche affettivamente, verso il Sinodo e nell’affidamento con la preghiera. Poi, oltre al racconto sui media diocesani, c’è che ogni territorio ha espresso dei membri in Assemblea sinodale: questi potrebbero raccontare proficuamente come si muove il Sinodo. Come in tutte le relazioni: per coltivarle, basta crederci».

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