Senza la comunità è difficile trovare Gesù. Dobbiamo cercare il Risorto nelle nostre comunità

Per Francesco il messaggio è chiaro: se vuoi incontrare il Signore “non cercare lontano, resta nella comunità, con gli altri”.

Senza la comunità è difficile trovare Gesù. Dobbiamo cercare il Risorto nelle nostre comunità

“Illazioni offensive e infondate”. Non usa mezzi termini Papa Francesco per difendere la memoria del suo predecessore san Giovanni Paolo II. Il riferimento è alle parole pronunciate a proposito della vicenda di Emanuela Orlandi, la cittadina vaticana scomparsa quaranta anni fa. Ma anche in Polonia vi è stata una campagna mediatica contro Papa Wojtyla. Applaudito dai ventimila presenti in piazza san Pietro Papa Francesco al Regina caeli dice: “certo di interpretare i sentimenti dei fedeli di tutto il mondo, rivolgo un pensiero grato alla memoria di san Giovanni Paolo II, in questi giorni oggetto di illazioni offensive e infondate”.
Domenica in albis, per ricordare che nel passato i neobattezzati deponevano la veste bianca ricevuta la notte di Pasqua e indossata per una settimana, per iniziare “la loro nuova vita in Cristo e nella chiesa”. Domenica della Divina misericordia, per volere di san Giovanni Paolo II, che aveva beatificato e canonizzato suor Faustina Kowalska, la religiosa di cui, da arcivescovo di Cracovia, aveva aperto il processo diocesano di beatificazione. La memoria ci ricorda anche che il Papa “venuto di un paese lontano” era passato “di vita in vita” proprio nei primi vespri della Divina Misericordia, il 2 aprile 2005.
Domenica nella quale Giovanni, nel suo Vangelo, ci racconta la paura dei discepoli che non hanno creduto a Maria di Magdala, la quale aveva detto loro di aver visto il Signore. Le porte chiuse in quel primo giorno della settimana, memoria della Pasqua, quando Gesù entra per stare in mezzo ai suoi ancora impauriti e increduli: “pace a voi”. Otto giorni dopo i discepoli sono di nuovo nel cenacolo. C’è anche Tommaso il discepolo che non era presente la prima volta. Il Vangelo non dice nulla sull’assenza, ma è l’occasione di una nuova venuta del Signore, in risposta, possiamo dire, ai dubbi di Tommaso che vuole “toccare con mano” per vedere e per credere. Il suo dubbio è diventato proverbiale, e, in qualche modo, rappresenta anche il nostro dubbio, la nostra fatica e la nostra incredulità: “dopo una grande delusione è difficile credere”, dice il Papa al Regina caeli. Per Francesco, Tommaso mostra di avere coraggio: “mentre gli altri sono chiusi nel cenacolo per paura, lui esce, con il rischio che qualcuno possa riconoscerlo, denunciarlo e arrestarlo”. Perde l’occasione di vedere il Signore e può recuperarla “solo tornando con gli altri, tornando lì, in quella famiglia che ha lasciato spaventata e triste”.
Otto giorni dopo, dunque, Gesù torna dai suoi e non rimprovera il suo discepolo, ma gli dice di mettere il dito, di vedere le mani, di toccare il fianco; insomma, gli dice di non essere incredulo, ma credente. Tommaso vorrebbe un segno straordinario, ovvero toccare le piaghe. E Gesù “gliele mostra, ma in modo ordinario, venendo davanti a tutti, nella comunità, non fuori”. Per Francesco il messaggio è chiaro: se vuoi incontrare il Signore “non cercare lontano, resta nella comunità, con gli altri; e non andare via, prega con loro, spezza con loro il pane”. Lo dice anche a noi: è in comunità “che potrai trovarmi, è lì che ti mostrerò, impressi nel mio corpo, i segni delle piaghe: i segni dell’amore che vince l’odio, del perdono che disarma la vendetta, i segni della vita che sconfigge la morte. È lì, nella comunità, che scoprirai il mio volto, mentre con i fratelli condividi momenti di dubbio e di paura, stringendoti ancora più fortemente a loro. Senza la comunità è difficile trovare Gesù”. Il Papa afferma ancora che dobbiamo cercare il Risorto nelle nostre comunità, nella chiesa “accettando la sfida di restarci, anche se non è perfetta. Nonostante tutti i suoi limiti e le sue cadute, che sono i nostri limiti e le nostre cadute”. Dio accoglie tutti, nella sua misericordia. E noi siamo disposti “a aprire le braccia a chi è ferito dalla vita”.
Domenica nella quale Francesco fa gli auguri alla chiesa ortodossa che oggi festeggia la Pasqua, e ha un pensiero per i russi e gli ucraini. Ma “in stridente contrasto con il messaggio pasquale” le guerre “continuano a seminare morte in forme raccapriccianti”. La preghiera del Papa è per le vittime dei conflitti, “perché il mondo non viva più lo sgomento della morte per mano umana, ma lo stupore della vita” che viene da Dio.

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Fonte: Sir