Papa Benedetto XVI secondo don Andrea Toniolo. Il testimone della speranza

Andrea Toniolo, preside della Facoltà teologica del Triveneto, rilegge il pensiero del Ratzinger teologo tra i più eminenti degli ultimi due secoli prima ancora che come papa

Papa Benedetto XVI secondo don Andrea Toniolo. Il testimone della speranza

Non è possibile soppesare la figura di Benedetto XVI, papa, senza partire dalla rilevanza assoluta dello Joseph Ratzinger, teologo. Un teologo, tra i più rilevanti degli ultimi due secoli, che non solo ha attraversato un periodo di profondi cambiamenti per la Chiesa e per il mondo, ma che soprattutto ha permesso di «ripensare le verità fondamentali del Cristianesimo, a partire dalle sue accentature cristologiche forti, in rapporto con la modernità». Don Andrea Toniolo, preside della Facoltà Teologica del Triveneto, ci aiuta a definire la grandezza del papa emerito nell’incontro in Joseph Ratzinger tra la dimensione del testimone della storia a quella del grande pensatore.

Testimone del Concilio
«Sia come teologo che come papa – spiega – Benedetto XVI è l’ultimo testimone del Concilio Vaticano II, lì presente come perito. Ratzinger raccoglie nella sua persona tutto il rinnovamento teologico del Concilio Vaticano II, come anche le sue fatiche. Dopo di lui, con papa Francesco, inizia la fase della ricezione del Concilio da parte di chi non è stato testimone diretto». Proprio il rapporto tra Joseph Ratzinger e il Concilio Vaticano II ci aiuta a comprendere l’evoluzione
del pensiero nel futuro papa, una complessità ben lontana dalle generalizzazioni e dalle semplificazioni del dibattito pubblico: «Al Concilio era conosciuto come un teologo molto aperto, preoccupato di rinnovare la teologia. Successivamente, il ruolo che ha ricoperto per molti anni, come Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, lo ha fatto passare più come un teologo “di difesa” che di rinnovamento. Eppure, alcuni suoi testi da teologo, in primis Introduzione al Cristianesimo, sono testi di riferimento importanti per ogni sforzo di rinnovamento teologico».

Cristo e la Chiesa
Un “ricentramento” del Cristianesimo su Cristo, un dialogo franco e mai timoroso di fronte alla modernità: «Non cercava di inseguire le mode culturali, ma di far dialogare criticamente le verità cristiane con il pensiero moderno, del quale ultimamente si è mostrato più critico per le derive individualistiche e relativistiche». Altro tema cruciale del Ratzinger teologo, per don Andrea Toniolo, è quello della Chiesa: «La Chiesa per lui, formatosi alla scuola di Agostino, Bonaventura e Romano Guardini, è comunità che rende visibile e testimonia la grazia di Dio pur nella sua condizione di peccatrice e bisognosa di misericordia. Ma la Chiesa è anche sacramento, segno e strumento del mistero di Cristo nel mondo, con una forte sottolineatura della dimensione mistico-spirituale della Chiesa stessa». Non ha dunque alcun senso domandarsi se sia stato più importante il teologo o il papa: «Il senso della Chiesa, titolo di un libro di Guardini, è anche la grande preoccupazione del Ratzinger papa-teologo, un teologo che ha servito la Chiesa come papa per mostrarne la dimensione profetica, testimoniale e spirituale secondo ciò che è specifico della Chiesa: ricordare il mistero di Dio».

Amore e speranza
Tre le encicliche scritte da papa (quattro considerando la Lumen Fidei, firmata dal suo successore Francesco). La prima, Deus Caritas est, «spiazza». «Non ha scritto “Deus Veritas est” – osserva don Toniolo – ma “Caritas est”. La seconda poi, Spe Salvi, dedicata alla speranza, lo rappresenta ancora di più. La speranza non è solo un atteggiamento di attesa, ma ciò che salva. È la speranza, anticipazione della resurrezione, che già ci pone in una condizione nuova. E la Chiesa è segno di speranza, non solo individuale, ma comunitaria: noi siamo salvati insieme grazie alla speranza di cui è testimone la Chiesa». Qui il “bignami” dell’intero pensiero di Joseph Ratzinger: il primato della Chiesa a cui sia come teologo che come papa ha richiamato il mondo è il primato «di testimone della speranza che salva tutti».

Contro il relativismo
Si è detto tanto della critica al relativismo della produzione e del magistero di Benedetto XVI. «Criticò la convinzione moderna secondo cui la ragione umana non sia in grado di conoscere e di raggiungere la verità, limitandosi a piccole verità relative. Questa critica emerge già nell’enciclica di san Giovanni Paolo II Fides et Ratio del 1998, che aiutò a scrivere: all’inizio di questa enciclica viene usata l’immagine della fede e della ragione come due ali che permettono all’uomo di innalzarsi verso Dio. La critica che Joseph Ratzinger fa alla modernità è di avere separato la ragione dalla fede, e aver ridotto la ragione solo a un uso strumentale, tecnico e scientifico. Benedetto XVI, al contrario, ha un’altissima concezione della ragione, che non è solo argomentazione logica, ma un dono grande che si espande agli affetti e ai desideri».

Le dimissioni
Anche nella rinuncia l’11 febbraio 2013 si inserisce in pieno il pensiero di papa Benedetto: «Lì ha mostrato ancora una volta la sua preoccupazione teologica fondamentale, cioè di sostenere la Chiesa nella sua essenza, nel contenuto essenziale del Cristianesimo».

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