Nella cattedrale di Bruxelles un presepe che parla italiano
Si deve alla scultrice Tiziana Buffagni, e a un gruppo di ragazzi che partecipa al catechismo presso il Foyer Catholique Européen, una installazione in terracotta. Una "esperienza unica di arte e fede". “Non c’è gioia più grande per me - commenta l'artista - che vedere questi bambini immersi nel lavoro, con un’espressione ispirata che mescola sacralità e consapevolezza di far parte simbolicamente di qualcosa di più grande di loro”
(Bruxelles) C’è il tocco artistico italiano nella esposizione internazionale dei presepi della cattedrale di Bruxelles. Lo si deve all’ingegno e all’impegno di una scultrice e arteterapeuta e a un gruppo di ragazzi che frequenta il catechismo al Foyer Catholique guidato da don Claudio Visconti.
La mostra e un’opera collettiva. Tiziana Buffagni è un’artista italo-ungherese che vive e lavora a Bruxelles. È volontaria presso la comunità italiana del Foyer Catholique Européen, animato appunto da don Visconti, dove conduce laboratori creativi per i bambini del catechismo. In occasione della tradizionale mostra dei presepi di tutto il mondo, visitabile per tutto il periodo di Avvento e fino a Natale presso la centralissima cattedrale di Saint-Michel et Gudule, Buffagni ha diretto le operazioni necessarie per creare un presepe in terracotta.
Il presepe, spiega al Sir, è frutto di un “laboratorio collaborativo” tra lei e i bambini del catechismo.
Vi figurano pezzi principali creati da Tiziana: una grotta a forma di mano divina rocciosa, che “simboleggia il dono della Sacra Famiglia all’umanità”; pecorelle disposte intorno a un ulivo, i tre Re Magi, il castello di Erode, pastori e casette “ispirate all’architettura palestinese del tempo di Gesù”.
Il lavoro dietro le quinte. Il laboratorio è “anzitutto un’attività manuale creativa”, ma, spiega l’artista, “è anche un momento di riflessione spirituale. I bambini, lavorando l’argilla, sono invitati a connettersi al proprio respiro, a pregare insieme, chiedendo che le loro mani siano guidate in questo lavoro dallo Spirito Santo. Questa dimensione sacra rende il laboratorio un’esperienza unica di arte e fede”. Dopo il laboratorio, Tiziana cura personalmente ogni fase della preparazione e della cottura dei pezzi, garantendo la qualità del risultato. C’è la preparazione alla cottura; la cottura della terracotta in un forno, a oltre 1.000 gradi, che richiede una sorveglianza continua per circa 13 ore. E poi le finiture: dopo la cottura, “eventuali crepe vengono riparate e le opere sono rifinite con tre strati di cera naturale, che donano alla terracotta una lucentezza calda e armoniosa”.
Presepe dal profumo di comunità. L’armonia complessiva dell’installazione natalizia “è valorizzata dal contrasto tra la terracotta patinata e il muschio verde, raccolto fresco nel bosco della Forêt des Soignes vicino a Bruxelles”.
Questo presepe, precisa Tiziana, “non è solo una decorazione, ma il simbolo di una comunità che si unisce attraverso arte, fede e creatività”.
Quindi commenta: “Non c’è gioia più grande per me che vedere questi bambini immersi nel lavoro, con un’espressione ispirata che mescola sacralità e consapevolezza di far parte simbolicamente di qualcosa di più grande di loro”. Insomma, arte, preghiera, gioco, amicizia si fondono pensando alla Natività. “Lo si legge nei loro gesti e nei loro volti: sono fieri, coinvolti, ma umili. Anche l’espressione di ognuno dei piccoli personaggi che creano è unica, autentica, che racchiude qualcosa della loro personalità, del loro mistero. Senza bisogno di alcuna tecnica artistica particolare, tutto avviene in modo naturale”.
“Ognuno ci mette del suo”. Questa spontaneità “rende speciale lavorare con loro: i bambini hanno una straordinaria facilità nell’entrare in un mondo fatto di simboli. In quei momenti, non sono semplicemente in un laboratorio creativo al Foyer di Bruxelles: per loro, sono a Betlemme: loro sono quella pecorella (o dinosauro… perché ogni anno, immancabilmente, spunta almeno un dinosauro, e va benissimo così), loro sono quel personaggio che stanno modellando.Sono capaci di meravigliarsi di fronte a uno degli eventi più sacri della nostra tradizione.
Ognuno ci mette del suo. Ed è proprio per questo che l’opera collettiva ha un valore così speciale”.