Il dono totale. Nel suo gesto la vedova insegna l’affidarsi nelle mani di Dio senza trattenere nulla per sé

Con la sua parola e il suo esempio, Gesù “insegna cose molto diverse sull’autorità. Ne parla in termini di sacrificio di sé e di servizio umile” di attenzione alle persone bisognose

Il dono totale. Nel suo gesto la vedova insegna l’affidarsi nelle mani di Dio senza trattenere nulla per sé

Una vedova e gli scribi. Il racconto del Vangelo di Marco ci mette di fronte a queste persone nel gesto di lasciare la carità. La prima dona “due monetine, che fanno un soldo” e con il suo gesto diventa, in un certo senso, icona per la vita della chiesa e dei suoi fedeli; ma soprattutto ci chiede, con il suo semplice e povero gesto, di guardare la mano, non per contare l’obolo, ma per capirne la natura e per invitarci a vedere l’altro, al quale rivolgiamo il nostro pensiero e la nostra attenzione. Benedetto XVI nella sua terza enciclica, la Caritas in veritate, scriveva che “solo nella verità la carità risplende e può essere autenticamente vissuta. La verità è luce che dà senso e valore alla carità […] Senza verità, la carità scivola nel sentimentalismo. L’amore diventa un guscio vuoto, da riempire arbitrariamente”.

Torniamo allora al Vangelo di Marco. Due le figure in primo piano: la vedova con le sue due monetine – nella società ebraica del tempo, insieme agli orfani, le vedove sono tra le categorie più sfortunate – e lo scriba, il quale aveva un ruolo importante nella comunità d’Israele. Gli scribi ricorda all’Angelus Papa Francesco erano tenuti in grande considerazione per il loro ruolo. Ma al di là delle apparenze “spesso il loro comportamento non corrispondeva a ciò che insegnavano. Non erano coerenti”.

Lo scriba sembra dirci Marco ostenta la sua religiosità, forse non crede nemmeno in quello che fa. La vedova, invece, in silenzio, senza clamore e senza ostentazione, non dà il superfluo ma “tutto ciò che aveva per vivere”. Nel suo gesto insegna il dono totale, l’affidarsi nelle mani di Dio senza trattenere nulla per sé. Messaggio, dunque, contro l’ipocrisia.

Gli scribi, “forti del prestigio e del potere di cui godevano”, guardavano le persone dall’alto in basso, afferma Francesco, e questo “è molto brutto”; “si davano delle arie e, nascondendosi dietro una facciata di finta rispettabilità e di legalismo, si arrogavano dei privilegi e arrivavano persino a commettere veri e propri furti a danno dei più deboli, come le vedove”. Del loro ruolo facevano “strumento di prepotenza e di manipolazione”. E la preghiera “rischiava di non essere più il momento dell’incontro con il Signore, ma un’occasione per ostentare perbenismo e finta pietà, utile per attirare l’attenzione della gente e guadagnare consensi”.

Gesù raccomanda “di stare alla larga, di guardarsi bene” da queste persone corrotte, afferma Papa Francesco, che alimentavano “un sistema sociale e religioso in cui era normale avvantaggiarsi alle spalle degli altri, specialmente dei più indifesi, commettendo ingiustizie e garantendosi l’impunità”. Con la sua parola e il suo esempio, Gesù “insegna cose molto diverse sull’autorità. Ne parla in termini di sacrificio di sé e di servizio umile” di attenzione alle persone bisognose. E invita chi è investito di autorità di “guardare gli altri, dalla propria posizione di potere, non per umiliarli, ma per risollevarli, dando loro speranza e aiuto”.

Angelus nel quale il Papa affronta anche il tema dei cambiamenti climatici a tre anni dall’avvio della piattaforma di azione Laudato sì, che vuole essere uno spazio condiviso in cui la chiesa sviluppa una risposta decisa e attiva per la salvaguardia del creato. Così, dopo la preghiera mariana, chiede di aiutare la popolazione di Valencia e di altre località della Spagna “che stanno affrontando le conseguenze dell’alluvione”, la “Dana” – “avete pregato per Valencia? Avete pensato di fare qualche contributo per aiutare quella gente” – e auspica che dalla Cop29, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici a Baku, Azerbaijan, 11-22 novembre, possa venire “un contributo efficace per la tutela della nostra casa comune”. Chiede quindi preghiere per gli sfollati e le vittime dell’eruzione del vulcano Lewotobi nell’isola di Flores, Indonesia. Preghiere anche per la popolazione del Mozambico dopo le proteste seguite alle elezioni, almeno 30 le vittime; e preghiere per l’Ucraina, “dove vengono colpiti anche ospedali e altri edifici civili”; per la Palestina, Israele, il Libano, il Myanmar, il Sudan, “per la pace nel mondo intero”.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Sir