50a Settimana sociale dei cattolici in Italia. Lievito di partecipazione

50a Settimana sociale dei cattolici in Italia Papa Francesco ha esortato con forza ad appassionarsi del bene comune. A risanare il cuore della democrazia

50a Settimana sociale dei cattolici in Italia. Lievito di partecipazione

Un forte appello alla partecipazione e alla formazione politica, per risanare una democrazia che ha il cuore ferito. A rivolgerlo al “popolo” dei 1.200 delegati che hanno animato la città di Trieste dal 3 al 7 luglio, per la 50ª edizione della Settimana sociale dei cattolici in Italia, è stato papa Francesco, che nell’omelia della messa in piazza dell’Unità d’Italia si è soffermato sul bisogno dello «scandalo della fede» radicata nel Dio che si è fatto uomo e perciò «una fede umana, inquieta, che diventa una spina nella carne di una società spesso anestetizzata e stordita dal consumismo». L’appello durante l’Angelus: «Alimentiamo il sogno di una nuova civiltà fondata sulla pace e sulla fraternità; non scandalizziamoci di Gesù ma, al contrario, indigniamoci per tutte quelle situazioni in cui la vita viene abbruttita, ferita e uccisa; portiamo la profezia del Vangelo nella nostra carne, con le nostre scelte prima ancora che con le parole». Continuate a impegnarvi in prima linea per diffondere il Vangelo della speranza, specialmente verso coloro che arrivano dalla rotta balcanica – queste le parole rivolte, in particolare, alla Chiesa triestina – e verso tutti coloro che, nel corpo o nello spirito, hanno bisogno di essere incoraggiati e consolati». «Come cattolici, non possiamo accontentarci di una fede marginale, o privata»: questa l’esortazione al centro del discorso rivolto ai delegati. «Ciò significa non tanto pretendere di essere ascoltati, ma soprattutto avere il coraggio di fare proposte di giustizia e di pace nel dibattito pubblico». «Abbiamo qualcosa da dire, ma non per difendere privilegi – ha puntualizzato Francesco – Dobbiamo essere voce che denuncia e che propone in una società spesso afona e dove troppi non hanno voce. Tanti non hanno voce, tanti! Questo è l’amore politico, che non si accontenta di curare gli effetti ma cerca di affrontare le cause. È una forma di carità che permette alla politica di essere all’altezza delle sue responsabilità e di uscire dalle polarizzazioni, che immiseriscono e non aiutano a capire e affrontare le sfide». «A questa carità politica è chiamata tutta la comunità cristiana, nella distinzione dei ministeri e dei carismi»: è l’indicazione di rotta del papa. «Formiamoci a questo amore, per metterlo in circolo in un mondo che è a corto di passione civile. Dobbiamo riprendere la passione civile dei grandi politici che abbiamo conosciuto! Impariamo sempre più e meglio a camminare insieme come popolo di Dio, per essere lievito di partecipazione in mezzo al popolo di cui facciamo parte». «Conoscere il popolo, avvicinarsi al popolo»: è questo, per papa Bergoglio, il segreto della buona politica. «Il politico – ha spiegato a braccio – deve essere come un pastore: davanti, in mezzo, dietro al popolo». Sulla scorta di Giorgio La Pira, Francesco ha invitato il laicato cattolico, con «progetti di buona politica che possono nascere dal basso», a «organizzare la speranza». «Perché non rilanciare, sostenere e moltiplicare gli sforzi per una formazione sociale e politica che parta dai giovani? – si è chiesto Francesco – Perché non condividere la ricchezza dell’insegnamento sociale della Chiesa? Possiamo prevedere luoghi di confronto e di dialogo e favorire sinergie per il bene comune». La proposta concreta: «Se il processo sinodale ci ha allenati al discernimento comunitario, l’orizzonte del Giubileo ci veda attivi, pellegrini di speranza, per l’Italia di domani. Il tempo è superiore allo spazio e avviare processi è più saggio di occupare spazi. Questo è il ruolo della Chiesa: coinvolgere nella speranza, perché senza di essa si amministra il presente ma non si costruisce il futuro». «La democrazia richiede sempre il passaggio dal parteggiare al partecipare, dal fare il tifo al dialogare»: è la ricetta del papa. E la responsabilità nei confronti delle trasformazioni sociali «è una chiamata rivolta a tutti i cristiani, perché uno Stato non è veramente democratico se non è al servizio dell’uomo», mentre la cultura dello scarto «disegna una città dove non c’è posto per i poveri, i nascituri, le persone fragili, i malati, i bambini, le donne, i giovani. Il potere diventa autoreferenziale, incapace di ascolto e di servizio alle persone». Di qui l’attualità e l’urgenza della parola chiave della Settimana sociale di Trieste: partecipazione, che nella lettura di Bergoglio «non coincide semplicemente con il voto del popolo, ma esige che si creino le condizioni perché tutti si possano esprimere e possano partecipare. E la partecipazione non si improvvisa: si impara da ragazzi, da giovani, e va allenata, anche al senso critico rispetto alle tentazioni ideologiche e populistiche». Nella vita sociale è «necessario risanare il cuore». E, per essere tale, la democrazia deve avere «un cuore risanato» per partecipare con creatività nei campi dell’economia, della tecnologia, della politica, della società, dell’integrazione dei migranti. «Una democrazia dal cuore risanato continua a coltivare sogni per il futuro, mette in gioco, chiama al coinvolgimento personale e comunitario. Sognate il futuro, non lasciatevi ingannare dalle “soluzioni facili” e dalle “ideologie seduttrici”. Appassioniamoci invece al bene comune».

Associazioni a difesa della democrazia

«Siamo una realtà plurale, accomunata dall’appartenenza ecclesiale, e riconosciamo tale condizione come una ricchezza che ci anima ancora di più nella ricerca quotidiana di ascolto attento, confronto leale, dialogo paziente e collaborazione costruttiva. Siamo consapevoli che in questo tempo, attraversato dalla violenza della guerra e dalla crescita delle disuguaglianze, la democrazia è un bene sempre più fragile che esige una cura che non può escludere nessuno». Lo scrivono Azione cattolica italiana, Acli, Agesci, Comunità di Sant’Egidio, Comunione e Liberazione, Movimento cristiano lavoratori, Focolari, Rinnovamento nello Spirito e segreteria della Consulta nazionale delle aggregazioni laicali, in una lettera inviata al Paese nella quale sottolineano il loro impegno a difesa della democrazia, che sia sempre più partecipata dal basso e sostanziale, al servizio degli ultimi e dei deboli. «Mantenere viva la democrazia è, come ci ha ricordato papa Francesco, una sfida che la storia oggi ci pone, incoraggiando tutti a lavorare perché l’impegno a rigenerare le istituzioni democratiche possa sempre più essere a servizio della pace, del lavoro e della giustizia sociale» scrivono le associazioni firmatarie della lettera.

Amministratori locale: tre impegni da Trieste

Non un incontro previsto nel programma ufficiale, ma un ritrovo spontaneo, promosso tra WhatsApp e passaparola, a cui hanno preso parte tanti amministratori locali che si trovavano a Trieste per la Settimana sociale. L’incontro si è concluso con la firma di un documento di intenti. «Sappiamo che questo è un tempo che aspetta da noi parole e opere di speranza – raccontano i firmatari – e siamo orgogliosi di ricordare la testimonianza limpida di fede che nel secolo scorso tante figure di cattolici hanno incarnato nell’impegno politico anche a costo della persecuzione e della vita». Tre gli impegni da Trieste: continuare lo scambio in vista di un incontro nazionale in autunno; assumere processi, obiettivi e metodi della Settimana sociale per declinarli nei territori e fare «del magistero sociale di papa Francesco l’elemento unificante per l’impegno dei cattolici in politica».

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