Il vescovo Claudio incontra l'Altopiano: dove i laici sono protagonisti
Nona tappa della visita pastorale. Un territorio unico e la pastorale del turismo fanno delle dodici parrocchie che accolgono il vescovo dall'1 al 10 marzo un contesto speciale. Qui i cristiani si sentono già missionari. Già oggi, sono molte le realtà e iniziative che vivono senza il continuo apporto del parroco. Guardando al domani, i laici si rendono conto che le loro responsabilità aumenteranno.
La terra vicentina spalanca le braccia per accogliere il vescovo Claudio che arriva in visita pastorale. Sono le comunità dell’Altopiano, in questi primi dieci giorni di marzo, ad aprire le proprie porte e condividere la propria quotidianità con il pastore. Niente incontri ufficiali, nessun evento eccezionale: mons. Cipolla arriva come figlio, fratello e padre e come in ogni famiglia, davanti a un buon caffè, le dodici comunità e don Claudio si racconteranno, si confronteranno e riprenderanno il loro cammino confermati nell’affetto e nella fede.
La parrocchia di Asiago prepara giorni semplici, «senza apparato», in cui accompagnare il vescovo in alcuni luoghi chiave come l’ospedale, le due case di riposo, la cooperativa San Matteo e san Luigi che segue persone con disabilità e la comunità educativa Famiglia aperta sul mondo che segue una decina di ragazzi in situazione di disagio familiare. Ma a livello comunitario, assicura il parroco don Roberto Bonomo, i frutti sono già arrivati in fase di preparazione: «La sorpresa più interessante è stato constatare quanto i laici siano già responsabilizzati e consapevoli – racconta – Le relazioni preparate per il vescovo dal nostro consiglio pastorale parrocchiale e dal consiglio per la gestione economica sono delle sintesi chiare e complete della nostra vita parrocchiale a cui noi preti non abbiamo aggiunto una virgola».
Accanto alla ricchezza di catechesi, liturgia e carità – e a un rendiconto economico che comprende, ad esempio, 26 dipendenti – spuntano i desideri, piccoli grandi cantieri su cui investire: alcune famiglie impegnate nella pastorale battesimale, l’investimento sugli adulti anche sulla scorta dei preziosi cammini in preparazione al matrimonio, e poi la creazione di una mentalità caritatevole che superi gli interventi concreti, pur preziosissimi, della San Vincenzo, e si accordi con la sensibilità missionaria rinvigorita dalla recente partenza di Elisabetta Corà per l’Etiopia.
La grande vitalità dei giovani si tocca con mano in patronato: «Le nostre branche scout e i giovanissimi si trovano regolarmente – racconta don Nicola Cauzzo – In questo momento con i maggiorenni stiamo rileggendo la Lettera post sinodo, per farla nostra».
L’attesa per la visita si percepisce anche nell’unità pastorale di Gallio, Foza, Sasso e Stoccareddo, dove il parroco, don Federico Zago, è impegnato a dare autonomia a tutte le comunità, specie attraverso la celebrazione dei sacramenti: «Al vescovo chiediamo: “mostraci la tua fede”. In questo momentodci sentiamo come i Dodici che hanno condiviso la vita con Gesù nei suoi tre anni di predicazione. Se loro non si fossero fatti missionari, il cristianesimo sarebbe rimasto lettera morta. Oggi i missionari siamo noi».
Nell’unità pastorale di Canove, Cesuna e Roana, molto della vita comunitaria si vive insieme, a partire dall’iniziazione cristiana. Un accento particolare, per la presenza di numerose seconde case, queste tre comunità lo pongono sulla pastorale del turismo che riguarda l’estate e il periodo natalizio: «Da molti ospiti stagionali le nostre sono sentite come le loro parrocchie. In effetti caratterizzano la vita pastorale del periodo di vacanza animando le liturgie, cercando il dialogo con i sacerdoti oltre alla benedizione della propria casa, a volte chiedono anche il battesimo o il matrimonio».
Camporovere da due anni non ha più un parroco residente e collabora con Asiago. Emma Bernar è convinta che in un certo senso perdere il parroco sia stata una grazia: «Abbiamo compreso che la comunità siamo noi – spiega – Siamo molto cresciuti in consapevolezza e in unità e ci prendiamo cura della liturgia e delle missioni».
Rotzo si contraddistingue per gli incontri biblico-liturgici riservati agli adulti: «Ci incontriamo ogni settimana – sottolinea il parroco don Pierangelo Panozzo – e in estate si uniscono anche molti ex paesani che risalgono. In piccola percentuale partecipano anche i giovani, che scendono in pianura per studio o lavoro. A “compattare” la comunità ci pensano le feste e le gite».
Infine Roana e Mezzaselva, che condividono il parroco, don Lino Prearo: «Il 2019 sarà un anno importante per noi. Celebreremo i cento anni dal ritorno dal profugato dopo la Grande guerra e dalla nascita della nostra casa di riposo, voluta da don Cavalli, il parroco di allora. Condivideremo la bellezza della nostra storia con il vescovo».
In vicariato
Come per l'Arcella anche per Asiago, il gruppo di parrocchie visitato corrisponde al vicariato. Don Federico Zago e il prof. Maurizio Grigiante – rispettivamente vicario foraneo e delegato in consiglio pastorale diocesano –riflettono insieme: «La specificità del nostro territorio ci mette di fronte al bisogno di individuare azioni pastorali particolari, ritagliate sulla singola comunità. In questo senso, data la diminuzione del clero, il ruolo dei laici, e in particolare di un referente per comunità, sarà fondamentale».
Visita l'atlante on-line
Nella sezione Atlante delle parrocchie trovi tutte le informazioni storiche, artistiche, sociali ed economiche dei cinque comuni (Asiago, Gallio, Foza, Roana e Rotzo) attraversati dal vescovo, in collaborazione con la Pastorale sociale.