Slot mob: anche Padova scende in piazza
C’è un grande striscione con scritto a carattere cubitali “un bar senza slot ha più spazio per le persone”; c’è chi gioca al calcio balilla, chi salta la corda come si usava nei cortili, chi si inventa qualche passatempo con palline di carta arrotolata; ci sono anche tre bar aperti, il Forzatè, Al Carmine-Edelweis, il Caffè blu, perché la festa è anche per loro, che hanno detto no alle slot machine. Inizia così la giornata dello Slot mo' a Padova, per proseguire poi in municipio con un convegno sui dati, sempre più drammatici, dell'azzardo in Italia, tra proliferare delle "macchinette" e moltiplicarsi dei gratta e vinci.
Secondo stime attendibili sono 760 mila gli italiani “ammalati di gioco”, ognuno dei quali punta in media 1.600 euro l’anno. Solo una tragica fatalità? Non è proprio così, anche perché il primo colpevole di tali situazioni di grave disagio personale e sociale è lo stato stesso.
«Ma ci rendiamo conto che siamo invasi di pubblicità del gioco? – commenta Carlo Cefaloni, uno dei coordinatori di slotmob a livello nazionale – Di chi sono le grandi società che gestiscono il gioco? A chi fa capo Lottomatica? Chiedetelo alla De Agostini...». «Lo stato – spiega Toni Mira, giornalista di Avvenire – guadagna pochissimo dal giocato: nel 2012, 7 miliardi su 90, poi però ne spende 30 per la prevenzione o per la cura degli ammalati di gioco».
l problema evidentemente è un altro: il gioco fa capo a lobby potentissime, che tra l’altro fanno della legalizzazione un cavallo di battaglia. «Non lo diciamo noi, lo afferma la Commissione nazionale antimafia: la legalizzazione delle 400 mila “macchinette” da gioco attive nel paese non ha assolutamente regolamentato il fenomeno, oltre ovviamente a non limitarlo nell’espansione» aggiunge Toni Mira.
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