La Carta di Milano sul gioco d'azzardo: riduzione dell'offerta, più risorse per le ludopatie

Redatta dalla Federserd, la federazione degli operatori che si occupano negli ambulatori pubblici di dipendenze, elenca i 5 punti per una gestione efficace e realistica del fenomeno. Per prima cosa "è necessario usare la leva fiscale per ridurre i consumi e non per incentivarli". Intanto dagli operatori pubblici arriva la denuncia: "Sulla cura della dipendenza siamo ancora all'anno zero".

La Carta di Milano sul gioco d'azzardo: riduzione dell'offerta, più risorse per le ludopatie

Nella cura della dipendenza dal gioco d'azzardo siamo ancora all'anno zero.
Nonostante la legge Balduzzi del 2013 abbia previsto che la ludopatia sia inserita nei livelli essenziali di assistenza (Lea), "non sono mai state stanziate risorse, salvo che in poche regioni", denuncia Maurizio Fea, vicepresidente della Federserd, la federazione degli operatori che si occupano negli ambulatori pubblici di dipendenze.
"Dobbiamo occuparci anche di questo fenomeno senza risorse in più, siamo messi proprio male". 


La richiesta di destinare risorse ad hoc per la cura delle persone dipendenti dal gioco d'azzardo è contenuta nella Carta di Milano, che è stata presentata durante il congresso nazionale della Federserd.
Cinque i punti: riduzione dell'offerta di gioco, governo dei comportamenti, revisione delle regole del mercato del gioco e uso della leva fiscale per ridurlo e non per incentivarlo, più risorse agli operatori che hanno in cura le persone, studi sul fenomeno e misurazione dell'efficacia dei provvedimenti adottati.
"È una carta che contiene misure per governare il fenomeno - spiega Maurizio Fea - E la proponiamo a tutti i soggetti interessati: lo Stato e gli enti locali, i gestori dei giochi, le associazioni".

Al primo punto la Carta di Milano prevede, in particolare, che Stato, gestori, enti locali e terzo settore trovino un accordo sulle "strategie di contenimento dell'offerta di gioco", su una "moratoria all'introduzione di nuove forme e modalità di gioco", e su una "graduale rinuncia alla fiscalità derivata, contestualmente alla messa in atto di serie misure per il trattamento delle derive patologiche e la protezione dei soggetti vulnerabili".

Dedicato al "comportamento" è il secondo punto della Carta di Milano. "Come per altri comportamenti che possono creare dipendenza, buona parte dei fattori di rischio sono costituiti da una costellazione di cause che attengono, oltre che ai profili psico biologici individuali, alle matrici socio culturali ed economiche della società in cui viviamo, che vanno governate e modificate da politiche lungimiranti capaci di influire sui costumi, le aspettative, i comportamenti delle persone".

Il settore va regolato di più e meglio
Al terzo punto della Carta di Milano, la Federserd raccomanda di "usare la leva fiscale per ridurre i consumi e non per incentivarli" e di "rivedere le regole di un mercato articolato e gestito da una pluralità di imprese".
Al quarto punto c'è la richiesta di risorse adeguate per i "dipartimenti e servizi delle dipendenze" e, infine, al quinto punto di "sviluppare studi e ricerche per comprendere e descrivere il fenomeno nella sua complessità", fornendo "dati validi".

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)