Il papa a Lesbo, tra i migranti che l'Europa respinge
Forse già la prossima settimana il viaggio in risposta all'invito della chiesa ortodossa. Intanto l'inizio dei respingimenti in Turchia avvelena il clima e moltiplica l'incertezza nell'isola greca diventata il primo punto d'approdo per migliaia di persone in fuga dal Medio Oriente.
“Non ho da dichiarare assolutamente nulla: non ho una decisione, non ho una data, non ho un programma. Non nego che ci siano dei contatti in corso”.
Risponde così padre Federico Lombardi, portavoce vaticano, in merito alla possibilità che Papa Francesco vada a metà aprile a Lesbo, l'isola greca diventata negli ultimi mesi l’approdo obbligato per migliaia di profughi in fuga dal Medio Oriente, a causa delle guerre, delle violenze, della fame.
In attesa di conferme ufficiali, si moltiplicano però i segnali dalla Grecia che il viaggio potrebbe svolgersi già la prossima settimana.
La chiesa ortodossa invita il papa a una visita "umanitaria e simbolica"
Il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa di Grecia ha accettato la proposta di invitare Papa Francesco e il Patriarca ecumenico Bartolomeo a visitare insieme all’arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia Hieronymos le strutture in cui sono ospitati i rifugiati.
Nella Dichiarazione diffusa al termine della prima sessione del Santo Sinodo riunito sotto la presidenza dell’arcivescovo Hieronymos, si afferma che lo scopo della visita di Papa Francesco è “di contribuire alla presa di coscienza della comunità internazionale per una cessazione immediata delle ostilità nella regione del Mediterraneo e del Medio Oriente, che colpiscono fortemente le comunità cristiane, ma anche l’emergenza di un grande problema umanitario causato da rifugiati disperati che cercano un futuro migliore nel continente europeo”.
Nella dichiarazione del Santo Sinodo si parla di una visita di un giorno, non ufficiale o di protocollo ma di carattere “umanitario e simbolico”. Il Santo Sinodo ha quindi proposto come destinazione Lesbo, “una delle nostre isole in cui si vive la tragedia dei rifugiati”.
Per dare poi prova della “unità delle Chiese ortodosse”, il Santo Sinodo ha anche accettato di invitare il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I nella speranza – si legge nella Dichiarazione – che le tre autorità religiose possano lanciare un segnale alla comunità internazionale per “alleviare i problemi dei rifugiati e allo stesso tempo prendere le azioni necessarie per proteggere i cristiani che soffrono crudelmente in tutta la regione del Medio Oriente”. L’agenzia stampa greca vicina al Patriarcato ecumenico, amen.gr, indica come date possibili il 14 e 15 aprile.
La voce dei vescovi cattolici: visita importante, ma non facile
“Una visita significativa ma al tempo stesso altamente significativa anche per la presenza del Patriarca ecumenico, Bartolomeo I. Ma anche una visita non facile. Nell’isola la situazione è esplosiva”.
Così mons. Franghiskos Papamanolis presidente dei vescovi cattolici di Grecia, in merito al possibile viaggio lampo di Papa Francesco a Lesbo.
“Non era così fino a pochi giorni fa, quando locali e migranti convivevano in qualche modo – prosegue monsignor Papamanolis - Ora il clima nell’isola è cambiato, si registrano atti di violenza da parte dei profughi, causati anche dalle pessime condizioni in cui sono costretti a vivere. Tanti giorni al freddo e sotto la pioggia li hanno esasperati”.
Inoltre, “è scattata l’attuazione dell’accordo sul rimpatrio dei migranti raggiunto il 18 marzo a Bruxelles tra l’Unione europea e le autorità di Ankara. Circa duecento persone sono salpate a bordo di tre traghetti dalle isole elleniche di Lesbo e di Chio, scortate da altrettanti poliziotti, con destinazione i porti di Dikili e di Cesme, nella provincia turca di Smirne. A Lesbo i locali hanno paura ad uscire di casa, temono per il loro lavoro, i loro negozi sono presi d’assalto da gruppi di profughi che portano via tutto il possibile”.
Per il presidente dei vescovi cattolici di Grecia, “non è facile in questa situazione preparare la visita del Papa anche se la presenza del Patriarca Bartolomeo e, sembra, anche quella delle più alte cariche dello Stato potrebbero aiutare a calmare le acque. Bisogna che la calma torni a Lesbo prima che il Papa parta. Vorrei rimarcare, inoltre, che la situazione è critica in tutta la Grecia e non solo a Lesbo. Da parte nostra, come Chiesa cattolica continuiamo a dare tutto il sostegno possibile ai profughi e ai greci in difficoltà. Il nostro grazie va alle Caritas di tutta Europa, e a quella italiana in prima linea nella solidarietà. Speriamo che questa visita contribuisca a riportare calma e speranza a tutti”.