IV Domenica del tempo ordinario *Domenica 1 febbraio
Marco 1, 21-28
In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, (a Cafarnao) insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.
Forza che non forza
E Gli scribi del tempo di Gesù spesso si infilavano in discussioni complesse sui testi sacri; facevano ricorso a molte sottigliezze e artifici retorici. Un proverbio dice che se tre ebrei si trovano a discutere, vi saranno almeno quattro punti di vista. Evidentemente il Maestro si pone in modo del tutto diverso: le persone percepiscono la forza naturale e immediata della verità, che avvince e convince con naturalezza. La verità è una forza che non forza. Quale autorità? Autorità, tema chiave: non sono poche le persone che la avvertono come un problema perché la concepiscono come un limite alla ricerca e alla libertà. È un tema-spia che rivela quanto centrato su se stesso è questo tempo: chiedete a un insegnante, a un medico, a qualche altro professionista quante volte capita loro di essere messi in discussione in modo piuttosto arbitrario, da persone che certo non hanno competenze e preparazione al loro livello. Non si tratta di fare l’elogio della passività, di perorare la sottomissione: è questione di vera intelligenza. Quante persone hanno da ridire, da recriminare! E nei confronti di Dio il pur giusto desiderio di capire (unito al dovere di approfondire e di non “dare in svendita” l’intelligenza, dono di Dio) degenera nel pretendere da Lui giustificazioni, nello stabilire arbitrariamente quel che convince o no del messaggio evangelico. Una fede à la carte: mi scelgo un menù convincente, modellato a mia misura... peccato che la nostra misura lasci a desiderare. Passo falso simile a quello denunciato energicamente dalla prima lettura: «Il profeta che avrà la presunzione di dire in mio nome una cosa che io non gli ho comandato di dire, o che parlerà in nome di altri dèi, quel profeta dovrà morire». Forza che forza Dove la luce è forte, le ombre si stagliano nette. Dove passa Gesù, potentissima luce di verità, la tenebra del male è costretta a uscire allo scoperto. La persona che inveisce contro il Maestro non è padrona di sé, nel modo più assoluto, si vede derubata della propria identità, sfigurata nella sua bellezza di figlio di Dio. In questo senso quell’ossesso diventa figura e rimanda a certe alienazioni che – in forma diversa ma analoga – colpiscono ancora: dipendenze, vizi, brutte abitudini radicate. In fondo ogni peccato è perdere qualcosa della propria autentica bellezza. “Impuro” è quello spirito perché contamina la persona fin dal centro dell’essere: a questo allude il termine, inquinare e corrompere fin dalla sorgente, dal profondo. È come costringere una persona ad andare in giro prigioniera di uno scafandro molto ingombrante e molto pesante, che opprime. Il male è forza che forza, che si prefigge di violare quel luogo sacro da cui sgorga la libertà delle persone. Ispirazione Dieci minuti con ispirazione valgono più di dieci, cento ore di sforzi, come sa bene chi, dovendo scrivere qualcosa, resta bloccato per ore davanti al foglio bianco, salvo poi scrivere di getto nel momento in cui questo dono si manifesta. Cristianamente parlando: «Voi avete ricevuto l’unzione dal Santo, e tutti avete la conoscenza. Non vi ho scritto perché non conoscete la verità, ma perché la conoscete e perché nessuna menzogna viene dalla verità» (1Gv 2,20s). Come nel vangelo di oggi questo brano della Scrittura parla di Gesù come del “Santo” che rimette le persone in grado di seguire la giusta ispirazione, e quindi le riconsegna alla loro unità. Lo spirito impuro, infatti, “strazia” il posseduto, dove il verbo significa lacerare e dilaniare. San Paolo nella seconda lettura parla di essere senza preoccupazioni, dove alla lettera il termine indica l’essere ridotti a pezzi, l’essere dissociati e divisi: chiaro che stare al mondo significa gestire una molteplicità di fronti, il punto è avere un baricentro. L’incontro con Gesù e il dono del suo Spirito sono come un centro di gravità che restituisce unità armonica alle varie componenti della persona. Incontro e dono tanto più necessari quanto più forte è l’impatto di dispersione dei ritmi di vita subiti da molti oggi.
Single
Scambio alcune considerazioni con un quarantenne incrociato nella benedizione delle case, che si presenta come single. E commenta scherzoso: «Io e lei in qualche modo siamo simili, siamo single... per decisione degli altri!». Condivide l’amarezza di aver avuto una serie di relazioni senza però trovare disponibilità a un passo definitivo come il matrimonio. San Paolo caldeggiava una vita tutta consacrata al Signore, e così metteva in netto risalto la grande novità portata da Cristo, la verginità per il Regno. Questo è un tempo, invece, in cui ci si ritrova a incoraggiare al sacramento del matrimonio, con il suo sigillo di definitività e di fecondità. Di fatto c’è un certo modo di compiacersi nell’essere single, cioè liberi da ogni responsabilità, leggeri da presunte pesantezze della famiglia. Mi dicono che il mercato corteggi questi single per rifiuto di legami, di responsabilità (sono una parte, non tutti i single!): spendono più degli altri e si rivelano ottimi consumatori. In questa domenica si celebra la giornata per la vita. Come pastore noto come una delle grandi profezie del matrimonio sia una responsabile ma generosa e ampia accoglienza della vita. Ricordando che la fecondità non è solo biologica: chi è disponibile all’affido, chi persegue l’adozione è altrettanto aperto alla vita come benedizione.