Primolano festeggia i cento anni della chiesa
Domenica 23 novembre, alla messa delle 11 e al pranzo successivo, tutta la comunità si riunisce per un doppio anniversario: al ricordo del centenario della chiesa parrocchiale, si associa infatti la scadenza del primo anno da parrocchia componente l’unità pastorale di Arsiè.
Luogo di passaggio da sempre, teatro di eventi storici di assoluto rilievo, punto di incontro tra le province di Vicenza, a cui appartiene, Belluno e Trento, Primolano in ogni tempo ha saputo trovare momenti carichi di significato che hanno generato un’identità ben definita. Tra questi, si pone anche l’appuntamento di domenica 23 novembre, alla messa delle 11 e al pranzo successivo, quando tutta la comunità si riunisce per un doppio anniversario: al ricordo del centenario della chiesa parrocchiale, si associa infatti la scadenza del primo anno da parrocchia componente l’unità pastorale di Arsiè.
«Per costruire la nuova chiesa, l’allora parroco don Giordano Bellò si ingegnò e decise di sfruttare proprio il fatto che Primolano al tempo era comune di confine tra il regno d’Italia e l’Austria – spiega Candida Dalla Piccola, catechista e membro del consiglio pastorale unitario – Il parroco decise di chiedere l’elemosina alle numerose carrozze e ai convogli di passanti e tra il 1899 e il 1912 riuscì a erigere la nuova chiesa dedicata a san Bartolomeo. Per la consacrazione venne a Primolano il vescovo Pellizzo l’11 novembre 1914».
La messa di domenica 23 è anche l’occasione per presentare i ragazzi che si preparano a ricevere la cresima, e lo faranno come da abitudine assieme agli altri giovanissimi dell’unità pastorale. «Metterci in cammino con le altre comunità ha rappresentato per noi un momento di grande rinnovamento – continua Dalla Piccola – Abbiamo compreso come stare insieme sia vantaggioso, specie considerate le dimensioni della nostra comunità. Ci siamo sentiti da subito parte integrante di questo organismo pastorale».
Così Primolano anziché rintanarsi nell’attuale fisionomia di paese di valle di 300 abitanti, magari fantasticando sui fasti della grande storia che ha fatto tappa qui (come la battaglia tra Napoleone e l’Austria del 1796 o lo scontro tra la divisione Medici e gli stessi asburgici durante la Grande guerra), ha scelto di farsi protagonista del proprio destino. Gli abitanti sentono la responsabilità di continuare ad alimentare la vita, civile ed ecclesiale, di questo borgo montano, e hanno trovato una ricetta fatta di entusiasmo, solidarietà e cultura.
«L’ingresso in up della comunità è stato immediato, segnato da grande calore e intelligenza – commenta il coparroco don Leopoldo Zanon – Certamente ha aiutato l’abitudine a condividere l’attività pastorale nata con la presenza per più di un anno di un diacono permanente al posto di un parroco. Si percepisce un grande desiderio di camminare insieme e i giovani sempre più si stanno aprendo alle proposte diocesane di formazione, sia per nuovi educatori di Azione cattolica che per catechisti alla prima esperienza. Nel contempo qui vive anche la spiritualità del Terz’ordine francescano».
Grazie all’Opera pia Leoni, frutto di un’eredità di un palazzo con otto appartamenti, la parrocchia sostiene sei tra coppie e anziani in situazione di disagio segnalati dai servizi sociali del comune di Cismon.
Guardando al 2015 le attese sono molte. «Anzitutto attendiamo il completamento dei lavori sulla parte alta del forte della Scala in corso grazie ai fondi della regione – conclude Dalla Piccola – Ma soprattutto tornerà a viaggiare il nostro gioiellino, il treno a vapore che porterà i turisti da Bassano a Pergine Valsugana per rinverdire i fasti della grande stazione di scambio tra Italia e Austria che c’era qui».