L'estate dei ragazzi di Schievenin? Alla mensa Caritas di Roma
Partono il 31 luglio i ragazzi di terza e quarta superiore della parrocchia di Santo Stefano a Schievenin, parrocchia del vicariato di Quero-Valdobbiadene, per un camposcuola a Roma che prevede non solo la vista della città, ma anche un’esperienza di servizio. Alloggeranno nel “centro scout” della capitale e faranno poi ritorno il 5 agosto.
«L’idea nasce dal desiderio di creare per i ragazzi un’occasione per impegnarsi in qualcosa di utile – spiega don Alessio Cheso, il parroco – Il gruppo è formato anche dalla prima e seconda superiore, ma partono, in treno, solo i più grandi: a quest’età è giusto proporre qualcosa di più forte e impegnativo rispetto ai tradizionali campi. I ragazzi di prima e seconda superiore invece non sono ancora pronti per mettersi alla prova in un servizio per gli altri.
Sono stati gli stessi giovani a scegliere la meta e il tipo di campo. Avevo fatto loro tre proposte: una classica di cammino, percorrendo un pezzo della via Francigena, una di servizio al Sermig di Torino o a Roma e una ad Assisi. I ragazzi con grande entusiasmo hanno scelto la proposta di servizio optando proprio per Roma, dove daranno una mano ai volontari della Caritas nella mensa serale di via Casilina».
Otto giovani, accompagnati da un animatore e dal parroco presteranno servizio dalle 16.30 alle 21 collaborando con i volontari nella distribuzione dei pasti e nell’accoglienza delle persone.
La mattina invece ci sarà il tempo per visitare la città. «Non solo – tiene a precisare don Cheso – sarà anche occasione per riscoprire la propria fede o darle maggiore vigore. Il servizio che svolgeranno nella mensa sarà anche un momento per mettersi alla prova: non dovranno solo distribuire i pasti, ma si metteranno anche in ascolto della persona che incontreranno. La mensa di via Casilina è frequentata per lo più da persone anziane, con pensione minima che fanno fatica, fra bollette e affitti, ad arrivare a fine mese. Una realtà non molto distante: i ragazzi non si troveranno quindi di fronte a persone senza fissa dimora o stranieri. Una realtà che però da noi, in paese, spesso è vissuta diversamente: i nostri anziani infatti, rispetto a quelli che vivono nelle grandi città, riescono a sopravvivere, magari perché hanno un orto e una casa di proprietà».
Durante l’anno il gruppo giovani, una ventina in tutto insieme anche ai ragazzi di prima e seconda superiore, ha affrontato diverse tematiche, ma non il tema del servizio in maniera specifica, proprio per questo prima della partenza vivranno alcuni incontri preparatori.