I vicari foranei alle parrocchie: «È tempo di accogliere»
Profughi, richiedenti asilo, immigrati… parole che da mesi si accompagnano a numeri e immagini tragiche e ad altrettante tensioni sul piano politico e amministrativo, anche nei nostri territori; a volte anche a divisioni all’interno delle nostre comunità. Eppure la paura non può guidare le nostre scelte, né può far venire meno l’impegno della comunità cristiana, che vede nell’altro un fratello e che fa dell’accoglienza il suo stile.
Il testo del messaggio dei vicari foranei alle comunità parrocchiali della diocesi.
Profughi, richiedenti asilo, immigrati… parole che da mesi si accompagnano a numeri e immagini tragiche e ad altrettante tensioni sul piano politico e amministrativo, anche nei nostri territori; a volte anche a divisioni all’interno delle nostre comunità.
Ma profughi, richiedenti asilo, immigrati... sono parole che dicono – prima di tutto – di uomini, donne, bambini, anziani, giovani, in una parola “persone” e come tali “fratelli”
È a partire da questa prima consapevolezza che la questione ci interessa come singoli e come comunità cristiane.
Come vicari foranei della chiesa di Padova ci siamo sentiti interpellati. Ci siamo riuniti, confrontati e interrogati, ascoltando anche rappresentanti delle istituzioni e amministratori del territorio.
Siamo di fronte a un fenomeno epocale, irreversibile e inarrestabile che va affrontato insieme nella ricerca di soluzioni – anche creative – perseguendo il cammino del dialogo e della condivisione
Non sottovalutiamo la fatica e il disagio, le paure e le insicurezze, la crisi economica che acuisce ed enfatizza le tensioni. A questi timori guardiamo con rispetto, attenzione e comprensione. Nelle paure o nella ricerca di soluzioni nessuno va lasciato solo.
La paura però non può guidare le nostre scelte né può far venire meno l’impegno della comunità cristiana, che vede nell’altro un fratello e che fa dell’accoglienza il suo stile.
Per questo esprimiamo gratitudine alle comunità parrocchiali, ai volontari, alle istituzioni che in questi mesi si sono prodigate nel trovare soluzioni, per quanto faticose
Dalle loro esperienze vorremmo trarre esempio e testimonianza. Desideriamo altresì sostenere e incoraggiare le istituzioni e gli amministratori locali nel favorire una microaccoglienza diffusa, adeguata al territorio, sostenibile nei numeri, che attivi reti tra pubblico e privato.
Un’equa distribuzione dei richiedenti ospitalità può rappresentare una strada per la loro integrazione e per stemperare situazioni che nel lungo periodo possono diventare insostenibili o ghettizzanti.
Per questo desideriamo incoraggiarci a vicenda e con fiducia impegnarci, anche come comunità parrocchiali, nel ricercare soluzioni, mobilitare energie e tutte le possibili risorse (culturali, religiose, logistiche, di volontariato, di cura).
Un primo passo concreto che ci aiuterebbe a fugare incertezze e paure può essere quello di andare a conoscere e parlare direttamente con queste persone, là dove sono già accolte: la loro storia e la loro vita aiuteranno a costruire ponti di umanità. Anch’esse saranno un dono per noi e per le nostre comunità.
Da parte nostra ci faremo tramite per avviare percorsi di informazione, comprensione, sensibilizzazione, accoglienza.
L’ulteriore appello di papa Francesco di questi giorni ci sostiene e ci sprona ad aprire le porte del cuore e delle comunità.