Alla Madonna Incoronata, esperienza di fraternità per aprire gli occhi sugli altri
Alla Madonna Incoronata, per quattro giorni, trenta ragazzi dai 14 ai 18 anni hanno vissuto l'esperienza della fraternità in parrocchia insieme ai loro educatori e al parroco. Un'occasione importante per condividere abitudini e far crescere lo spirito di gruppo e nuove, sincere amicizie.
Vivere la quotidianità, condividere orari, abitudini, regole... Sono tante le attenzioni e le provocazioni interiori che hanno accompagnato i quattro giorni di fraternità (da lunedì 23 a giovedì 26 novembre) vissuti negli spazi del centro parrocchiale della Madonna Incoronata a Padova da trenta giovanissimi dai 14 ai 18 anni insieme ai loro sette animatori e al parroco don Carlo Cavallin.
Giunta alla quarta “edizione”, la proposta si è rivelata un banco di prova importante per sedimentare i due gruppi di prima e seconda superiore e di terza, quarta e quinta, ma soprattutto «per stringere le amicizie anche con i ragazzi che provengono da fuori parrocchia e che, da tempo, ormai hanno scelto di frequentare i nostri gruppi» spiegano Giulio Bassan, studente di economia e animatore di prima e seconda superiore, e Andrea Casellato, studente di giurisprudenza e animatore del gruppo dei più grandi. «Quello che ci ha colpito maggiormente in queste giornate di vita in comune – continuano – è la sempre più frequente “destrutturazione” della quotidianità dei ragazzi che non giova né allo studio, né alla salute. Molti, infatti, si sono trovati spiazzati di fronte allo “schema” dello studio pomeridiano, perché sono più abituati a perdere tempo fino a cena, con la scusa che sono troppo stanchi per studiare, e ad aprire i libri soltanto verso le 21».
Però, qualcosa è cambiato proprio grazie ai pomeriggi insieme agli altri: si sono resi conto che ottimizzare il tempo anche dello studio garantisce una qualità diversa al loro profitto. Inoltre, la fraternità ha innescato collaborazioni spontanee tra grandi e piccoli: «Tutti si sono messi al servizio degli altri per aiutarsi nei ripassi, per far recuperare qualche argomento non ancora assimilato bene – racconta Giulia Dovico, neolaureata e animatrice a sua volta – Ma soprattutto tanti, per la prima volta, hanno apparecchiato la tavola per tutti, hanno sbrattato, hanno lavato l’insalata... Sembrano cose da poco, ma aiutano ad aprire gli occhi, ad accorgersi di quanto viene fatto anche in casa per loro, senza dare mai nulla per scontato».
La preghiera comunitaria (la mattina prima di salire in autobus per la scuola, la sera prima di infilarsi nei sacchi a pelo sparsi per le stanze del patronato) ha scandito la “ritualità” dei ragazzi. «Ogni giorno è stato un crescendo di attenzione anche per questi momenti di semplice spiritualità a cui molti non erano abituati – conclude Giulia Dovico – Sono convinta che tutti si siano portati a casa una bellissima esperienza, tanto che hanno già chiesto di ripeterla in primavera. Adesso hanno meno timore di entrare in patronato, di varcare la porta della chiesa. Sbufferanno meno, perché hanno compreso che la parrocchia non è poi così male e non così noiosa come l’avevano immaginata».