La stratificazione sociale e urbana dell'Arcella osservando l'ordinario: il racconto degli studenti universitari di Scienze per il paesaggio
Numeri civici che si sovrappongono a quelli precedenti senza cancellarli. Così come i cognomi scritto con pennarello e su un'etichetta sui campanelli e citofoni. Centri con hairstylist dal profilo internazionale accanto a botteghe storiche di artigiani. Sono dettagli, angoli del quartiere Arcella, che semplicemente raccontano "l'ordinario" ma che impreziosiscono una differente narrazione di quartiere: questi spunti sono emersi dall'escursione "Storie (stra)ordinarie" con la docente Giada Peterle e un gruppo di studenti universitari del corso di laurea magistrale in Scienze per il paesaggio dell'Università di Padova.
Esistono porzioni di città che seguono un’estetica involontaria ma a suo modo coerente, l’estetica del caos semantico, del disordine claustrofobico. Angoli di quartieri che hanno trovato un loro equilibrio in movimento, toppe su toppe in un vorticoso ultrabarocco delle insegne, dei colori, l’affastellamento dei piani e dei balconi, delle scritte in italiano, dialetto, straniere, degli oggetti mobili e immobili, temporanei e provvisori, vecchi e nuovi.
Ecco appunto, vecchi e nuovi. Come l’insolita sovrapposizione, visibile in foto, della targhetta di un numero civico che copre – e non cancella – quella precedente: appena scesi dal cavalcavia Borgomagno, questo sguardo d’Arcella ci racconta una stratificazione temporale, il cambio di numerazione, il passato che rimane.
E con l’intento di osservare ciò che ci circonda con nuove bussole e punti d'orientamento, a metà febbraio, un gruppo di studenti universitari del corso di laurea magistrale in Scienze per il paesaggio dell'Università di Padova, ha camminato per alcune strade del quartiere a nord di Padova: l'escursione "Storie (stra)ordinarie", all’interno del laboratorio di Comunicazione Creativa e Landscape Storytelling curato dalla docente Giada Peterle, è nata appunto come una vacanza nel quotidiano, un percorso di attraversamento lento, in cammino, per guardare il valore estetico dei paesaggi ordinari.
Anche se gli occhi degli studenti hanno per la prima volta scrutato gli anfratti di questo quartiere, quello che hanno vissuto in realtà lo avevano già visto: perché l'ordinario caotico fa parte del nostro paesaggio, anche se non ci viviamo, anche se rientra nelle zone che etichettiamo come periferia. Perché in qualche maniera le periferie le attraversiamo, comunque, in macchina, sul tram o in bici. Gli studenti, suddivisi in quattro gruppi, hanno seguito una traccia di massima seguendo alcuni itinerari proposti dalla Guida all’Arcella come strumento per approcciarsi al quartiere con uno sguardo differente: hanno preso appunti, annotazioni, si sono soffermati sui dettagli o sulle macro facciate dei palazzi, hanno parlato con alcuni negozianti e residenti.
All'interno di un quartiere dal racconto stratificato e molteplice si sono inserite, così, le loro voci e il loro storytelling attraverso una collaborazione con Arcellatown che, sul sito visitarcella.com, ha accolto le loro “recensioni” . Cosa è emerso? Tanti spunti, tanti intrecci, il senso di co-abitazione, ma anche un Arcella in fermento che «con miriade di piccoli interventi artistici, interstizi decorati, angoli banali “risvegliati”, ad esempio, dalle tavolette dipinte dai bambini dalle scuole locali ed esposte su cancelli e vetrine del quartiere».
Oppure una riflessione profonda che lega il concetto di superdiversity "semplicemente" guardando da vicino uno degli oggetti più quotidiani della nostra vita, il campanello:
Oggi, in questo luogo già di per sé caotico e ricco, risiedono persone che rappresentano più di trenta differenti nazioni, le quali portano con sé le proprie tradizioni, la propria cultura e il proprio gusto estetico. Si tratta del fenomeno della superdiversity...Perdendosi per l’Arcella con occhi attenti si può osservare che proprio i campanelli delle case fungono da segno di questa stratificazione: può essere una pratica interessante osservarli da vicino per comprendere la storia di intrecci che caratterizza questo luogo unico nel suo genere. Ogni cognome, che sia scritto su un’etichetta o a pennarello, ordinato o disordinato, che copra quello che c’era sotto o che sparisca improvvisamente, ha un significato. É come se la carta geografica si condensasse nei palazzi in tutta la sua super-diversità.