Un anno di Covid. Ecco come ha risposto il volontariato di Padova
Il 19 febbraio 2020 veniva diagnosticato il primo caso a Vo’, poi le zone rosse e infine il lockdown, ma il volontariato padovano non si è fermato. il Csv di Padova e Rovigo ricorda così un anno di iniziative a favore della cittadinanza. “Il non profit della provincia ha reagito dimostrando tutta la capacità di resilienza del volontariato”
Ad un anno dalla prima diagnosi di Covid-19 il Csv di Padova e Rovigo ripercorre 12 mesi intensi al fianco del volontariato. Già pochi giorni dopo la prima diagnosi di Covid-19 a Vo', prima ancora del lockdown generale, il Centro servizio volontariato di Padova e Rovigo, il Comune di Padova e la Diocesi, grazie alle collaborazioni già avviate nell'ambito di Padova capitale europea del volontariato, hanno avviato in tempi record il progetto “Per Padova noi ci siamo”. I dati, in sintesi, da marzo a settembre testimoniano una grande attivazione: 1.670 volontari, molti alla prima esperienza. Oltre 15 mila i beneficiari raggiunti attraverso consegna mascherine, spese e generi di prima necessità, pc per Dad, persone senza dimora. Inoltre, sono stati raccolti più di 93 mila euro tramite raccolta fondi a sostegno del progetto nato per fronteggiare le difficoltà sociali derivate da emergenza sanitaria.Da novembre il Csv Padova insieme al Comune e alla Diocesi e alle molte organizzazioni che hanno aderito ha dato avvio ad una seconda fase di aiuto, oltre l’emergenza, che è fortemente caratterizzata dal coinvolgimento della comunità nel suo insieme. Il percorso partecipativo, ancora in corso, che ha visto aderire più di 70 realtà tra le Consulte di Quartiere, le parrocchie, le associazioni e gruppi informali, sta permettendo di condividere modalità operative e i nuovi bisogni per strutturare servizi mirati, con l’obiettivo di coordinare, rinforzare e supportare le reti che già esistono nei quartieri e di farne nascere di nuove, fornendo un sostegno affinché la capacità di dare risposte e aiuto sia organizzata ed efficace.Sono state realizzate sei guide di Quartiere che raccolgono i servizi di prossimità; a dicembre sono stati raccolti 5.136 giocattoli da Junior Camp e 10 mila Scatole di Natale distribuiti alle famiglie in disagio socio-economico; sempre a dicembre sono state inviate 520 lettere agli anziani soli di Padova da Wfwp Federazione delle Donne per la Pace nel Mondo e, solo nel mese di gennaio, sono state consegnate 100 spese.Sono nati o stanno nascendo nuovi progetti, legati a “Per Padova noi ci siamo” in diversi quartieri. Tra questi “Adotta un nonno”. L’idea nata nel Quartiere 3 del capoluogo di provincia (Brenta, Forcellini, Camin) da un’idea semplice: mettere in contatto gli anziani soli con i bambini del quartiere. La Consulta ha coordinato le attività e lanciato la proposta mentre l’associazione San Pio X Pescarotto che segue le persone anziane della zona ha individuato 50 anziani che non hanno una rete familiare su cui contare. E ancora la scuola primaria Giovanni XXIII con alcuni insegnanti ha coinvolto i bambini e le bambine nel preparare lettere e disegni da recapitare ai “nonni” adottivi suggerendo di far loro domande, nel testo delle lettere, per avviare un dialogo intergenerazionale. Il primo recapito è stato fatto nei giorni scorsi e ora si attendono le risposte dei “nonni”. Questa corrispondenza via penna, che sa di autentico, diventerà infine uno spettacolo teatrale grazie ad altre due associazioni del territorio, La fattoria in città e Atelier Panzuto per fare in modo che l’esperienza diventi bene comune.Gli anziani sono al centro anche del progetto “I posti del cuore” promosso dall’associazione Tetris Aps con Cooperativa Sestante e Associazione pensionati e famiglie di Padova. In questo caso è la memoria l’elemento scelto come collante della comunità. Gli anziani sono coinvolti per raccogliere le loro esperienze di vita legate a particolari luoghi della città, per poter vedere con occhi diversi e un nuovo bagaglio di memoria storica luoghi che magari attraversiamo quotidianamente. “Piccoli e grandi progetti sono testimonianza di una comunità in fermento, che va valorizzata e sostenuta - spiegano dal Csv -. Per questo continuano anche le iniziative di raccolta fondi, per alimentare attraverso un fondo dedicato queste buone pratiche. Con Va’Buono! il cofanetto solidale lanciato lo scorso novembre il Csv in conclusione dell’anno da capitale europea del volontariato ha voluto dare un segnale forte: che il volontariato è prima di tutto un dono. Questo cofanetto solidale, che unisce l’invito a partecipare a un’esperienza di volontariato con un gesto di solidarietà a sostegno del progetto “Per Padova noi ci siamo, ancora”, permette di regalare o regalarsi un’esperienza unica di impegno civico”.Alla pandemia, le oltre 6.700 organizzazioni non profit della provincia di Padova “hanno reagito dimostrando tutta la capacità di resilienza del volontariato”, raccontano dal Csv. Dai dati emersi da un'indagine condotta dal Csv nella primavera 2020 emerge che durante il primo lockdown il 58 per cento delle associazioni della provincia intervistate ha dichiarato di aver continuato ad operare seppur in modo ridotto o adeguando le proprie attività ai nuovi bisogni emersi o con modalità sperimentali. “Le organizzazioni che hanno sospeso le attività lo hanno fatto per il rispetto dei decreti normativi - si legge nella nota del Csv -, o per la mancanza di disponibilità dei volontari, per mancanza di risorse economiche o ancora per mancanza di dispositivi di sicurezza. Delle associazioni rimaste attive più della metà di queste ha svolto attività specifiche per contrastare l’emergenza sanitaria e nella maggior parte dei casi si trattava di attività mai svolte in precedenza, tra cui, in particolare la distribuzione a domicilio di beni di prima necessità e supporto psicologico, ascolto e compagnia per via telefonica principalmente nei confronti di anziani, minori, persone con disabilità, cittadini adulti in quarantena o persone sole”. Attraverso queste azioni i volontari hanno avuto la possibilità di entrare a diretto contatto con i cittadini. “Sono riusciti pertanto a rilevare in tempo reale i principali disagi e le problematiche che il lockdown ha generato - aggiunge il Csv di Padova e Rovigo -: ai primi posti la sensazione di solitudine determinata dal confinamento e l’aumento del livello di povertà. A seguire, l’acuirsi delle difficoltà legate alla gestione domestica e/o finanziaria, l’aumento o l’insorgenza di casi di depressione, l’aggravamento o l’insorgenza di patologie psichiatriche, le difficoltà nella gestione del nuovo regime di convivenza. Minore incidenza, invece, per la necessità di supporto psicologico per bambini e adolescenti, l’aumento o l’insorgenza di disturbi alimentari o l’aumento delle violenze intra-familiari”.