Quando l’inclusione passa dalla cucina: nel Catanese lavorano con Sustanza persone migranti e fragili
L'impresa sociale gestisce due ristoranti e impiega 16 dipendenti, per gran parte provenienti da diverse parti del mondo: preparano i piatti tipici dei loro Paesi e utilizzano materie prime di piccoli produttori locali
Nel menu, piatti romeni assieme a quelli arabi. Nei due ristoranti dell’impresa sociale Sustanza, ad Acireale e nel parco dell’Etna, è possibile trovarli tra le stesse pagine. A prepararli sono chef che hanno lasciato i loro Paesi di origine e hanno trovato in Sicilia una nuova casa. Tutto ciò grazie a un’esperienza di cooperazione lunga vent’anni. Sustanza nasce nel 2019 dal Consorzio Il Nodo, una realtà che opera nei territori di Catania e provincia nel settore dell’accoglienza di persone con background migratorio e della gestione dei servizi alla persona.
Il progetto dell’impresa sociale – che conta oggi 16 dipendenti, per gran parte migranti – si fonda sull’idea di una concreta integrazione sostenibile di persone provenienti da contesti vulnerabili. L’obiettivo è quello di creare opportunità di autonomia sperimentando un modello di inserimento lavorativo capace di implementare le competenze personali di queste persone e al tempo stesso valorizzare il patrimonio culturale e gastronomico siciliano. Le materie prime utilizzate, infatti, sono state coltivate o realizzate da piccoli produttori locali.
Il primo tassello di questa esperienza è stato il ristorante “Cantine di Loreto” che Sustanza ha rilevato nel 2020, ad Acireale. Nonostante le difficoltà legate alle restrizioni per la diffusione del Covid, l’impresa sociale è riuscita a resistere e, nel 2024, ha ampliato la propria attività con l’apertura di un altro locale nel parco dell’Etna, “Casa della Capinera”. Entrambi i locali non sono solo spazi dedicati alla ristorazione, ma veri e propri laboratori di inclusione sociale dove giovani, migranti e persone in condizioni di fragilità trovano opportunità di relazioni, lavoro crescita e autonomia. “Grazie all’esperienza che stanno vivendo all’interno dell’impresa, stanno riuscendo a porre le basi per costruire un reale progetto di autonomia – spiega Irene Tribulato, tra i promotori del progetto -. Li stiamo accompagnando nella progettazione del loro futuro e nella scoperta e valorizzazione delle economie sociali”.
“Il cliente entra a far parte di questo progetto nel momento in cui sceglie di ritornare, ritrovare sapori e odori di un tempo e passare a tavola quel tempo lento che serve a godersi la convivialità – aggiunge -. Ma lo fa soprattutto quando si ferma a parlare con i nostri ragazzi. Quando viene a conoscenza della storia di Mohammed, di Manuela, Arianna, Musa, Ajub. Lo fa quando si sente parte di questo progetto e assieme a noi riesce a generare un impatto che va oltre l’inclusione e punta a vivere assieme come un’unica comunità”.
Uno dei giovani che lavora nelle attività di Sustanza è Mohammed, 21 anni, arrivato minorenne dall’Egitto. “Ho lasciato il mio Paese per cercare lavoro e costruirmi un futuro. Prima ho lavorato come muratore, poi nel ristorante Cantine di Loreto ho cominciato un tirocinio come cameriere di sala. Ora ho un contratto di lavoro che mi ha aiutato tanto, anche a trovare una casa e vivere in autonomia. Il mio sogno è quello di continuare a imparare e di ricongiungermi con i miei familiari che si trovano in varie parti d’Italia”.