Le Rsa del futuro o senza futuro? Ecco come rivedere un “servizio necessario”

Formazione del personale, conciliazione della gestione tecnico-sanitaria con la socialità e le relazioni, ma anche regolarizzazione dei contratti del personale, perché non “fuggano” verso ospedali e cliniche. Il webinar di Erickson e le audizioni alla Camera

Le Rsa del futuro o senza futuro? Ecco come rivedere un “servizio necessario”

Sulle Rsa, non si possono spegnere i riflettori: eppure, se ne parla sempre meno, come se l'emergenza fosse passata, come se il problema quasi non fosse mai esistito. O come se le Rsa non dovessero più esistere, dopo la tragedia che si è consumata al loro interno, con l'arrivo violento della pandemia. Proprio del futuro possibile (e necessario) delle strutture per anziani si è parlato ieri: da una parte l'audizione in Commissione politiche sociali alla Camera di Melania Cappuccio, direttore sanitario della Fondazione Cardinal Gusmini di Vertova, in provincia di Bergamo; dall'altra Marco Trabucchi, presidente dell'associazione italiana Psicogeriatria, intervenuto al webinar organizzato dalle edizioni Erickson.

Un servizio necessario

Se la pandemia ha messo in luce tutti i limiti e le carenze del modello Rsa, “nonostante le difficoltà, siamo un servizio importante, a cavallo tra ospedali e medicina territoriale. Ricoveriamo persone che non potrebbero essere assistite a domicilio, neanche in presenza di buoni servizi domiciliari” Il problema è che “c'è confusione sullo status delle Rsa, ritenute da molti enti privati - ha detto Cappuccio -. Anche il legislatore si è sempre sentito al di fuori delle Rsa. Ma questo non è vero: noi rappresentiamo un servizio socio-sanitario che è protagonista del sistema sanitario”.

Del ruolo cruciale delle Rsa e delle strutture per anziani è certo anche Trabucchi: “C'è sempre più bisogno di servizi per anziani, sia per la crisi della famiglia tradizionale, sia per l'aumento della stessa popolazione anziana, fatta anche di ammalati e di 'sopravvissuti', grazie ai progressi della medicina. Il Covid ha scoperchiato il problema: ora bisogna affrontarlo seriamente, sperimentando, pensando, studiando”.

Risorse e contratti, per rendere le strutture sostenibili e “competitive”

Guardando al futuro di queste strutture, emerge una priorità, evidenziata tanto da Melania Cappuccio quanto da Marco Trabucchi: dare qualità ma anche sostenibilità economica alle strutture per anziani, che oggi vivono un momento di crisi e rischiano di non essere in grado, in futuro, di gestire una nuova emergenza, in mancanza di investimenti e risorse. Lo ha detto chiaramente Melania Cappuccio: “Il futuro delle Rsa deve passare attraverso un investimento economico strutturale per salvaguardare salute di ospiti e personale. A partire dallo standard del personale, che finora è stato generalmente molto basso. Ci troviamo di fronte a una continua emorragia di personale dalle Rsa verso gli ospedali e le cliniche private: ora, non incentivare il personale sanitario a lavorare nelle Rsa significa togliere la cura a questi malati: personale deve essere presente con uno standard numerico adeguato, ma deve anche essere competente e formato”. Dal punto di vista pratico, “è necessario un contratto collettivo nazionale unico per le professioni sanitarie, a cui tutti facciano riferimento – ha affermato Cappuccio –. In tal modo, queste strutture potrebbero essere competitive e assicurarsi il personale necessario per affrontare future emergenze. Viceversa, senza sostegno economico, c'è il rischio realistico che queste strutture arrivino al fallimento. A Bergamo numerose Rsa hanno messo in cassa integrazione il personale che tanto si era adoperato nella fase più acuta”.

La stessa richiesta è stata avanzata da Trabucchi: “Oggi il settore delle case di riposo e delle Rsa è una giungla delle retribuzioni – ha detto - Dovrebbe esserci un contratto unico nazionale, che metta le Rsa sullo stesso piano degli altri servizi sanitari. Durante la crisi molti infermieri si sono trasferiti negli ospedali, tanto che la gran parte delle Rsa oggi non sono in grado di reggere una situazione difficile”.

Le sfide per il futuro: protetti, ma non isolati

C'è poi un aspetto cruciale, nel futuro delle Rsa e delle strutture per anziani: la conciliazione tra sicurezza sanitaria e conservazione delle relazioni e della qualità della vita. “Con l' apertura delle Rsa e l'allentamento, indispensabile, delle misure di protezione, si è creato un problema serio: coniugare salvaguardia salute ed evitare nuovi focolai infettivi – ha detto Cappuccio -. E' importante che, di fronte al sospetto, sia possibile l'isolamento in queste comunità davanti a sospetto. Ed è quindi necessario che esista lo spazio per realizzarlo. Così come è importante, oltre che filtrare le visite dei parenti, assicurare la sorveglianza sanitaria attiva del personale. Ed è questo un aspetto fondamentale, di cui si parla troppo poco”.

Per Marco Trabucchi, “si stanno facendo grandi sforzi per riaprire ai parenti, riducendo le rigidità dei primi tempi. E, sempre nell'immediato, si sta cercando di far quadrare i bilanci, di fronte a costi aumentati ed entrate diminuite. In preparazione della possibile ripresa del contagio, è stata fatta una veloce ma incisiva formazione del personale, che oggi è sicuramente più capace di lavorare in equipe. Di certo, non possiamo risparmiare né aumentando le tariffe, né riducendo la qualità. Il problema principale per il futuro è conciliare l'aspetto tecnico e l'aspetto socio relazionale. Nella giornata della persona che vive in Rsa ci sono almeno 5-6 ore libere: se non siamo in grado di riempirle, non facciamo il nostro dovere”, ha detto Trabucchi. Un ruolo importante può essere svolto a questo scopo “dai volontari, che sarebbero importantissimi in questo momento, anche per l'aumento dei compiti del personale. Ma devono rispettare le regole del sistema: oggi entrare in una casa di riposo non è un'impresa semplice, per cui è tanto più importante che il volontario sia inserito nell'equipe e si attenga a tutte le norme sanitarie. Detto questo, i volontari servono moltissimo, più oggi di ieri”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)