Laurea honoris causa al maestro che fa contare le stelle

L'università Bicocca di Milano l'ha conferita a Franco Lorenzoni, coordinatore della Casa-laboratorio di Cenci. “Il virus ha seminato lutti e evocato l'ombra di contatti fisici come contagio - afferma -. Il compito che ci spetta è diradare quest'ombra riappropriandoci del nostro corpo”

Laurea honoris causa al maestro che fa contare le stelle

Scuole aperte alla natura, con terrazze da cui è possibile guardare il cielo e l'ambiente che ci circonda. Fare esplorazioni sia nei boschi che nelle città. Vola alto la lectio magistralis di Franco Lorenzoni, maestro e coordinatore della Casa-laboratorio di Cenci (cencicasalab.it), centro internazionale di sperimentazione educativa da lui fondato dal 1980 ad Amelia (Terni), al quale l'Università Bicocca di Milano ha conferito oggi la Laurea honoris causa in Scienze della Formazione Primaria. Un maestro che tratteggia così le nuove sfide per la scuola: “Per incontrare la sterminata quantità di contenuti presenti in rete, abbiamo ancor più bisogno del corpo tutto intero, dei nostri sensi, di praticare diversi linguaggi e di incontrare la natura e la città facendo esperienze di esplorazioni non virtuali. Ripensare tutto ciò è la sfida che abbiamo davanti, accentuata oggi dall’esperienza tragica di un virus che ha seminato lutti ed evocato l’ombra di contatti fisici vissuti come possibile contagio. Diradare quest’ombra riappropriandoci del nostro corpo e di spazi da condividere è il compito che ci aspetta nei prossimi mesi e forse anni”.

Siamo felici di conferire questo prestigioso riconoscimento a Franco Lorenzoni – afferma la Rettrice della Bicocca Giovanna Iannantuoni – sperimentatore e innovatore in uno degli ambiti più complessi ma anche più decisivi della società: la formazione. Nella sua esperienza di insegnante, attraverso l’attività della Casa-laboratorio di Cenci, nelle sue pubblicazioni, Lorenzoni è sempre stato in grado di anticipare e approfondire molti temi che oggi appaiono urgenti e imprescindibili per il nostro futuro: l’ecologia, la scienza, l’inclusione, lo scambio tra culture diverse. Realizzando appieno quell’obiettivo fondamentale che ogni educatore, dalla scuola all’università, deve porsi: formare gli adulti di domani e fornire, ai bambini come ai giovani, gli strumenti necessari per intraprendere il proprio cammino nel mondo”.

Nato a Roma nel 1953, Lorenzoni è stato maestro elementare per 40 anni, dapprima a Roma e poi nel piccolo paese umbro di Giove, dal 1978 al 2018. Nel 1980 ha fondato la Casa-laboratorio di Cenci ad Amelia, in Umbria, che è un centro di sperimentazione educativa che ricerca su temi ecologici, scientifici, interculturali e di inclusione. Attivo dal 1977 nel Movimento di Cooperazione Educativa, ha partecipato a progetti di gemellaggio e cooperazione internazionale in Colombia, Brasile e Guatemala. In quest’ultimo paese del centroamerica dal 1993 al 1997 ha svolto attività di formatore su incarico della Cooperazione Italiana e delle Nazioni Unite (Progetto Prodere). In collaborazione con Alexander Langer, alla fine degli anni Ottanta ha curato per quattro anni la sezione educativa ed artistica della “Fiera delle Utopie Concrete” di Città di Castello. Dal marzo 2013 è stato chiamato a far parte del Comitato Scientifico Nazionale per l’accompagnamento delle Indicazioni Nazionali e il miglioramento continuo dell’insegnamento, istituito al Miur con Decreto Ministeriale. Dal 2015 collabora con Renzo Piano come consulente pedagogico per la progettazione di una scuola primaria. Insieme a Roberta Passoni, nel 2011 ha ricevuto il premio “Lo straniero”, indetto ogni anno dal 1992 dall’omonima rivista diretta da Goffredo Fofi, per le attività di ricerca e sperimentazione didattica condotte con le classi che frequentano i campi scuola residenziali nella Casa-laboratorio di Cenci.

Nella sua lectio magistralis, dal titolo “Abitare i luoghi educativi. Il ruolo dello spazio nell’innovazione didattica”, Lorenzoni avverte: “Dobbiamo avere particolare attenzione a che il giusto e inevitabile ampliamento dell’uso delle tecnologie nella scuola non incentivi nuove pigrizie spaziali, coltivando l’illusione che l’intero mondo possa essere contenuto dentro a uno schermo al quale accedere stando seduti”. Ed è per questo che anche le scuole devono essere pensate, progettate, vissute in modo diverso. “Si tratta allora di imparare tutte e tutti a fare scuola e, insieme, fare la scuola da ogni punto di vista, ricordandoci sempre che una scuola è bella quando riesce a essere accogliente e la possano agevolmente percorrere e abitare in tutti i suoi spazi i portatori delle più diverse disabilità!”.

Il maestro, che all'inizio della sua carriera dava ai suoi alunni il compito di contare le stelle, lancia un appello. “Nel progettare nuove scuole e nel ristrutturare quelle che già ci sono siano chiamate le migliori energie e intelligenze di diverse professioni e siano coinvolti in prima persona bambine e bambini, ragazze e ragazzi perché siano immaginati e realizzati spazi dell’educare ispirati alla bellezza, alla partecipazione e all’arte del convivere, partendo dai territori più isolati e deprivati culturalmente”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)