Lasciti e donazioni nel post-covid: “paura e choc non ci hanno resi più egoisti”

Indagine sulla solidarietà degli italiani dopo il coronavirus, promossa da Comitato Testamento Solidale: quasi 5 milioni e mezzo di persone hanno fatto o sono propensi a fare un lascito solidale. Sale al 28% la percentuale di chi dona, la maggior parte è andata all'emergenza sanitaria. Preoccupa il futuro

Lasciti e donazioni nel post-covid: “paura e choc non ci hanno resi più egoisti”

Dopo tre mesi di lockdown, un italiano su 2 si sente più sensibile verso le difficoltà degli altri, più preoccupato per il bene comune e disponibile a sostenere una buona causa, facendo volontariato o donazioni. Lo rivela l’ultima ricerca su “Gli italiani e la solidarietà dopo il Coronavirus”, diffusa in occasione della Giornata Internazionale del Lascito Solidale, che si celebra il 13 settembre, e condotta nell’ultima settimana di giugno 2020 da Walden Lab per Comitato Testamento Solidale, di cui fanno parte 22 organizzazioni no profit, con il patrocinio del Consiglio Nazionale del Notariato. L’indagine ha coinvolto un campione di 1000 casi, rappresentativo dei circa 40 milioni di italiani di età compresa tra i 25 e i 75 anni.

Lasciti solidali in crescita

Il 20% degli over50, quasi 5 milioni e mezzo di persone, dichiara di aver fatto o di essere orientato a fare un lascito solidale in favore di un’organizzazione no profit, l’8% in più rispetto al 2018. L’11% dichiara di averci pensato. Parallelamente cresce in modo significativo la percentuale di chi dichiara di avere fatto testamento o di essere orientato a farlo: in 4 anni (dal 2016) si è passati dal 13% al 21%. “La pandemia ha cambiato la nostra visione della vita, ma non in peggio, visto che aumenta l’attitudine a pensare al futuro degli altri”, spiegano gli osservatori.
Il 72% della popolazione italiana adulta (25-75 anni) sa cosa sia un lascito solidale. Tra gli over50, il segmento di popolazione più orientato all’idea di fare testamento, la crescita è molto netta: nel 2020 ha raggiunto l’80% (nel 2016 la conoscenza del lascito era pari al 55% e nel 2018 al 58%), “segno evidente dell’efficacia delle campagne portate avanti in questi ultimi anni dalle principali Onp e dal Comitato Testamento Solidale per colmare il gap culturale registrato nelle precedenti indagini”, commenta il Comitato.

La popolazione “silver” sempre più tecnologica

La ricerca “ribalta l’immaginario di una terza età distante dalla tecnologia e dalla rete, aggiungono gli osservatori, mostrando una popolazione ‘silver’ sempre più a suo agio con il web”: aumentano quanti si dichiarano interessati a ricevere informazioni sul lascito solidale (+ 6% rispetto al 2016), internet e i siti delle organizzazioni risultano i canali più “graditi” per saperne di più (14%, contro il 7% del 2016), seguiti da e-mail e newsletter (14%, contro il 5% del 2016). La comunicazione cartacea, un tempo in cima alle preferenze, risulta fanalino di coda (dal 13 al 6%), ma c’è anche un solido 8% che si affida al notaio e al commercialista (era il 5% quattro anni fa).

“Paura e choc non ci hanno resi più egoisti”

“La buona notizia è che la paura e lo choc per quanto vissuto non ci hanno resi più egoisti”, sottolineano gli osservatori: 1 italiano su 2 si sente personalmente più sensibile alle sofferenze e alle difficoltà degli altri; più preoccupato per il bene comune (49%); disponibile a sostenere una buona causa facendo volontariato (31%) o donazioni (25%). Gli ambiti più importanti ai quali dedicare più cure e attenzioni riguardano la salute (66%) e i risparmi (47%), una tendenza più intimista e orientata agli affetti denotano le risposte su famiglia (61%) e amici (40%). In generale, il 56% degli italiani pensa che dedicherà più attenzione alla natura e all’ambiente; il 50% si dichiara disposto ad accettare sacrifici; il 49% dedicherà più attenzione al senso civico e al rispetto delle regole; il 45% si sente personalmente più propenso alla solidarietà verso il prossimo.

Risalgono le donazioni

Il lascito rappresenta un aspetto di una tendenza più generale: sono più di 6 su 10 coloro che dichiarano di essere stati – almeno una volta nella vita - donatori o sostenitori di cause benefiche; nel corso del 2019, il 21% ha donato a una Onp per una causa solidale, mentre nel primo semestre del 2020 la percentuale raggiunge il 28%, con un incremento di ben 7 punti. A trainare le donazioni in favore di cause legate all’emergenza sanitaria: i tre quarti dei donatori (il 21%, pari al 77% dei donatori nel 2020) dichiarano infatti di avere donato per sostenere la Protezione Civile ed altri enti coinvolti nelle risposte all’emergenza sanitaria. Anche la donazione media aumenta lievemente, dato anche questo in controtendenza rispetto agli ultimi anni: da 70 euro nel 2018 arriva a 77 euro del 2020.
In generale, tra chi ha donato negli ultimi 2 anni, la ricerca medico-scientifica e l’aiuto alle persone indigenti in Italia aprono la classifica, ma anche le cause “globali” continuano a smuovere la generosità degli italiani: emergenze umanitarie, aiuti contro fame e povertà e adozioni a distanza resistono, a dimostrazione del fatto che gli italiani, nonostante la crisi, continuano anche a interessarsi a ciò che avviene fuori dai confini nazionali. Figurano tra le cause più amate anche la protezione dell’ambiente e degli animali. 

Più preoccupati per il futuro

Guardando al futuro del paese, 1 italiano su 3 ritiene che oggi le persone siano più sensibili alle sofferenze e alle difficoltà degli altri; la stessa percentuale di quanti pensano che ci sarà più attenzione per il bene comune; mentre il 31% ritiene che gli italiani saranno più disposti a impegnarsi personalmente per una buona causa.
In generale, se c’è un 41% di persone convinto che la società italiana sarà uguale a prima, sono 32 su 100 gli italiani che credono che sarà migliore, contro i 27 su 100 che prevedono che sarà peggiore. A destare più sfiducia è, semmai, la situazione personale: passando dai destini del Paese a quelli privati, la visione si fa più pessimista. A fronte di un 30% convinto che la propria posizione sia destinata a peggiorare, solo un 25% vede il proprio futuro in risalita. Per il restante 46% tutto resterà com’è. In generale, aumenta la preoccupazione per il futuro (che riguarda il 75% del campione) e diminuisce la prospettiva di benessere economico (per il 43%).

Il ruolo chiave del non profit

Nel momento della crisi, il Terzo settore ha un ruolo chiave a supporto dell’emergenza socio-sanitaria: 65 su 100 pensano che le organizzazioni del no profit abbiano fatto e stiano facendo molto, e sono pochi di più (69 su 100) coloro che credono che potrebbero fare di più, con un differenziale minimo fra attualità e potenzialità. Anche le PMI sono percepite come attori sociali importanti per la ripresa: il 55% degli intervistati pensa che abbiano fatto bene la loro parte, il 68% è convinto che possano ancora giocare un ruolo decisivo.
Il Comitato Testamento Solidale, coordinamento di 22 tra le più importanti organizzazioni attive in Italia nel Terzo Settore (ActionAid, AIL, AISM, Associazione Luca Coscioni, Fondazione Don Gnocchi, Lega del Filo d’Oro, Save the Children, Aiuto alla Chiesa che Soffre Onlus, Amnesty International, Amref, CBM, Greenpeace, Istituto Pasteur Italia, Fondazione Cenci Bolognetti, Operation Smile Italia Onlus, Fondazione Telethon, Fondazione Umberto Veronesi, Mission Bambini, Progetto Arca, Unicef, Università Campus Bio-Medico di Roma, UICI e Vidas) - ha lo scopo di promuovere la cultura e i valori del lascito solidale in Italia. Sul sito www.testamentosolidale.org informazioni sui progetti e le iniziative realizzate dalle associazioni non profit e la Guida ai lasciti solidali.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)