Giovani e volontariato, un legame che non si spezza

Dopo il calo d'impegno avvenuto durante la pandemia, ci sono segnali di recupero, tra i giovani di 14-17 anni, a partire dal 2021. Nel 2023, il 6,8% ha prestato attività di volontariato, contro il 3,9% del 2021

Giovani e volontariato, un legame che non si spezza

Adolescenza e impegno, un binomio vincente, a dispetto delle apparenze e dei luoghi comuni: nel 2023, il 6,8% dei ragazzi e delle ragazze tra 14 e 17 anni ha infatti svolto attività di volontariato, contro il 3,9% del 2021. Sono alcuni dei dati analizzati e diffusi da Openpolis e Con i bambini, che hanno preso in esame proprio l'impegno dei giovani nel volontariato. Se questo aveva subto un inevitabile calo durante il periodo pandemico, dal 2021 il numero di giovani coinvolti in attività di volontariato è infatti tornato a crescere. Ma con forti differenziazioni territoriali: nelle regioni meridionali, infatti, il volontariato tra i giovani fa meno presa. In media, nel 2023 hanno prestato attività gratuite in associazioni di volontariato il 16% dei residenti in Trentino Alto Adige e il 10,1% dei friulani. Nonché quasi un abitante su 10 in Valle d’Aosta, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte. Al contrario, la partecipazione nel volontariato scende al 5,6% in Calabria, al 4,8% in Campania e al 4,6% in Sicilia.

Simili differenze dipendono anche dalla diversa diffusione di soggetti attivi in questi ambiti, a partire da organizzazioni e istituzioni non profit.

Il volontariato sul territorio

In Italia nel 2020 sono risultate attive, in media, 612 istituzioni non profit ogni 100mila abitanti. Un rapporto che supera quota mille in regioni come Valle d’Aosta (1150 per 100mila residenti) e Trentino-Alto Adige (1148) e si avvicina a questa soglia in Friuli-Venezia Giulia (912). Seguono, con oltre 700 organizzazioni non profit ogni 100mila abitanti, 3 regioni del centro Italia, Umbria (832), Marche (765) e Toscana (758), nonché Liguria (732), Sardegna (720) e Piemonte (704). La dotazione di questo tipo di organizzazioni sul territorio risulta molto inferiore in grandi regioni del mezzogiorno come Calabria (548), Puglia (489), Sicilia (470) e Campania (396).

Questi divari territoriali emergono anche scendendo a livello locale, comune per comune. Nel confronto tra i capoluoghi, spiccano Sondrio e Gorizia (con oltre 1.500 istituzioni non profit ogni 100mila residenti), seguite da Pordenone (poco sotto tale soglia con 1475,7). In generale, nelle prime 20 posizioni, i capoluoghi del centro-nord sono 15. Altri 4 si trovano nelle isole, specialmente in Sardegna: Oristano (1315,3), Enna (1293,8), Cagliari (1165,1) e Nuoro (1154,2). Una sola città del sud continentale (Potenza, 1273) occupa le prime 20 posizioni.

Al contrario, tra le 20 città capoluogo con minore presenza di organizzazioni non profit attive pro capite, figurano 14 capoluoghi del mezzogiorno, di cui 9 nel sud continentale. In particolare, con meno di 500 istituzioni ogni 100mila abitanti, troviamo Andria (371,6), Barletta (422,4), Napoli (466,4) e Palermo (477,6).

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)