“E ti vengo a cercare”: il progetto di Casa della carità per il disagio psichico

La sfida: fare accoglienza anche in tempo di covid-19. Per ogni ospite è previsto un “case manager”, ossia un operatore a lui dedicato che lavora insieme a un’équipe multidisciplinare. Al momento sono seguite 17 persone

“E ti vengo a cercare”: il progetto di Casa della carità per il disagio psichico

Non tutto si può rimandare a dopo la pandemia. Soprattutto quando ci si trova di fronte a persone che stanno male. Anche per questo è nato il progetto “E ti vengo a cercare” della Casa della carità, che si prefige di accogliere la vulnerabilità fisica e psichica, anche in tempo di covid-19. Per ogni ospite è previsto un “case manager”, ossia un operatore a lui dedicato che lavora insieme a un’équipe multidisciplinare. Al momento sono seguite 17 persone, 14 uomini e 3 donne, con vulnerabilità diverse. “Questo progetto nasce da un'idea di fondo che accompagna da sempre il cammino della Casa della Carità – afferma il presidente don Virginio Colmegna- ancor più valida in tempo di pandemia: è importante occuparsi delle persone più gravemente emarginate, perché quello che si comprende con questa specifica attenzione getta le basi per una nuova visione della cura territoriale e per un autentico progetto di salute e benessere, che si rivolga con efficacia a tutti i cittadini e non solo ai più fragili”.

“Abbiamo accolto persone straniere con gravissimi traumi dovuti alla migrazione o alla guerra - spiega Laura Arduini, responsabile dell’Area Salute della Casa della Carità-. Altri sono stranieri con una 'psicosi di innesto', dove cioè la malattia mentale si somma a un ritardo cognitivo. Vivono qui poi alcuni senza dimora storici con patologia psichica, dovuta a una lunga storia di strada, e anche alcuni giovani italiani che non hanno trovato una risposta adeguata in altre strutture di accoglienza. Infine, la Casa ospita persone con gravi patologie fisiche, che per esempio devono sottoporsi a una chemioterapia e non hanno un luogo di vita adatto a poter seguire le cure, perché ad esempio vivono per strada o in auto”.

Il progetto è sostenuto da UniCredit. ““Siamo molto fieri del sostegno fornito alla Casa della Carità; supportare i più fragili e aiutare concretamente le persone soggette a vulnerabilità ha un impatto positivo per tutto il territorio - commenta Marco Bortoletti, Regional Manager Lombardia di UniCredit – In un momento così difficile il nostro Gruppo sente forte la responsabilità e la necessità di fare la propria parte e ci siamo attivati in ogni modo possibile per essere di ausilio alle comunità e ai territori lombardi. La missione di Casa della Carità e lo scopo del progetto 'E ti vengo a cercare' è pienamente coerente con gli obiettivi perseguiti da UniCredit anche tramite l'offerta della Social Impact Banking con la quale vogliamo contribuire allo sviluppo di una società più equa ed inclusiva”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)