Donne e sclerosi multipla, una donna su 4 si sente discriminata ma solo il 4% lo dichiara

Mazzoli (Aism): "Discriminazioni e violenze sono ancora storia quotidiana e taciuta da molte donne, soprattutto se vivono una condizione di disabilità". Aism ha costituito una rete di "antenne",  perché le stesse contribuiscano a rilevare il sommerso di discriminazioni al fianco della rete di accoglienza di Aism

Donne e sclerosi multipla, una donna su 4 si sente discriminata ma solo il 4% lo dichiara

L'8 marzo è la giornata che ha il compito di ricordarci le conquiste sociali e politiche raggiunte dalle donne. Sono tante ma non abbastanza. Perché le "discriminazioni e violenze sono ancora storia quotidiana e taciuta da molte donne, soprattutto se vivono una condizione di disabilità", spiega Marcella Mazzoli, direttore Gestione Sviluppo Territoriale Aism. Per questo Aism ha costituito una rete di antenne (in Aism chiamiamo così le donne formate per percepire disagi e azioni discriminatorie e violente subite da parte della comunità femminile con SM), perché le donne in prima persona siano protagoniste della crescita di consapevolezza sul tema e contribuiscano a rilevare il sommerso di discriminazioni al fianco della rete di accoglienza di Aism, capillarmente su tutto il territorio nazionale', a spiegarlo in un articolo dedicato al tema è Enrica Marcenaro di Aism.

'Le loro storie sono tante. Troppe- continua Marcenaro- I sentimenti che accomunano tutte le donne entrate in contatto con le sentinelle sono soprattutto la vergogna (o il senso di colpa per quanto accaduto) e la paura; una donna con SM ha paura di non essere creduta e di ricevere ritorsioni da parte del suo caregiver, compagno o datore di lavoro; che le siano tolti i figli a causa della condizione di disabilità; la violenza non è necessariamente fisica, ma può essere controllo economico, maltrattamento psicologico. Attraverso uno studio compiuto dall'Osservatorio di Aism, pubblicato nel suo consueto Barometro, le donne con SM, più o meno consapevolmente sono soggette a discriminazioni aggiuntive rispetto agli uomini con SM; oltre al tema della disabilità portano con sé il rischio storicamente legato alla discriminazione di genere: maggior carico famigliare, maggior complessità nell'accesso al lavoro, rischio di molestie, maltrattamenti, dipendenza economica…'.

"La percentuale delle donne disoccupate è maggiore rispetto agli uomini, un terzo delle donne occupate lavorano part-time contro l'8,4% degli uomini. Dalle indagini svolte da Aism risulta che il 63,8% delle donne con SM sottolinea che la malattia crea difficoltà nello svolgimento dei compiti di cura famigliari. Quale è una delle forme più odiose della violenza di genere? Quelle verso donne con disabilità' - dice Ivonne Pavignani, una delle antenne Aism attiva sulla rete di Modena-. La violenza perpetrata nei loro confronti è odiosa, quasi sempre invisibile e sommersa; si verifica in contesti di cura e assistenza, domestici e sanitari, e comunque all'interno di ambienti di vita che per loro natura dovrebbero proteggere e rispettare. Che non viene quasi mai denunciata o espressa''.

"Una donna con disabilità - scrive ancora Marcenaro - specie con disabilità molto avanzata, è una vittima esposta a gesti di violenza per periodi prolungati nel tempo; è ancora più vulnerabile perché isolata, resa incapace di difendersi, di fuggire, di chiedere aiuto, soprattutto di essere creduta: 'I centri anti violenza non hanno informazioni su casi di questo tipo; e non perché non esistono, ma perché difficili non solo da denunciare, da comprendere, proprio da chi li subisce - spiega Gisella Fidelio, vicepresidente dell'Associazione Casa delle Donne contro violenza'. 'Ho capito, grazie alla mia partecipazione al Progetto I>DEA di AISM di cui ora faccio parte che subivo violenza psicologica -. La continua svalutazione, le umiliazioni mi avevano distrutto, non riuscivo più a fare nulla, ho dovuto ricorrere a psicofarmaci, poi, la consapevolezza mi ha fatto prendere decisioni per la mia vita, ora mi sento libera''.

'Questa non è l'unica storia di violenza invisibile- evidenzia Marcenaro- Non sarà mai possibile una piena inclusione delle persone con disabilità sino a quando lo svantaggio multiplo delle donne con disabilità non sarà percepito da tutti e contrastato. Il tema della violenza di genere è particolarmente rilevante, proprio perché per molti versi invisibile e tacitamente accettata in vasti settori della società, e perché proprio per questo diventa sopraffazione.

L'indagine di Fish e Differenza Donna verso le donne con disabilità, nell'ambito del progetto Vera (2019) ha evidenziato come la consapevolezza della violenza subita rappresenti una percentuale relativamente contenuta: una violenza realmente subita nel 65.3 % dei casi, viene percepita solo nel 32.9% dei casi'.

'Il rapporto Istat del 2019 rileva che la violenza fisica e sessuale subita da persone con disabilità è superiore quanto più è superiore la limitazione fisica. Che le donne con un partner subiscono anche violenza psicologica ed economica, comportamenti di umiliazione e svalorizzazione, controllo e intimidazione, nonché di privazione o limitazione nell'accesso alle disponibilità economiche o della famiglia. Nel 2014 sono state il 26,4% le donne che hanno subito violenza psicologica e economica dal partner attuale; il 46,1% da un ex partner.

I dati si commentano da sé. 'A livello nazionale e soprattutto a livello territoriale non esistono dati affidabili sul fenomeno della discriminazione multipla, racconta Laura Cucconi, psicologa del Consultorio di Modena'. Spesso una donna non ha consapevolezza di essere oggetto di violenza e maltrattamenti. Non è facile capire che è violenza fisica anche il timore di essere ignorata a lungo e messa a riposo per un periodo prolungato; è violenza essere sottoposte a costrizioni fisiche e essere trascurate e lasciate a sé stesse con la minaccia di abbandono. E' violenza essere sminuite e denigrate; è violenza quando si nega l'accesso a cure e farmaci essenziali, quando a una donna è negata la libertà di gestire il proprio denaro, quando si è costrette a sottostare a richieste sessuali in cambio di aiuto e sostegno; è violenza quando una donna è brutalizzata da un linguaggio minaccioso e intimidatorio che nega il diritto alla dignità. Questa violenza annienta: 'Io ho subito violenza dal mio ex, non mi vergogno a dirlo, violenza fisica'; 'Anche i medici di famiglia…non è possibile che non si accorgano di nulla…che non riconoscano segni e segnali di violenza fisica e psicologica… ho capito che non avrei potuto ricevere aiuto da loro''.

'Donne e ragazze con disabilità, che rappresentano oggi il 60% sul totale delle persone disabili, affrontano discriminazioni multiple e intersettoriali, inclusi svantaggi socioeconomici, isolamento sociale e negazione della possibilità di contribuire e impegnarsi attivamente nella società- si legge ancora nel testo- Se parliamo di SM, sappiamo che su oltre 133.000 persone con SM, il 75% sono donne. Che nel mondo ampio della SM, la probabilità di casi di discriminazione e violenza è alto e preoccupante. I dati ci dicono che 1 donna su 4 si sente discriminata, ma solo il 4% dichiara di essersi attivato per la propria tutela'.

'Le donne con disabilità hanno bisogno di acquisire consapevolezza sui loro diritti, dice Mazzoli di Aism. Devono essere ascoltate e aiutate a riconoscere la doppia discriminazione, essere accompagnate nei percorsi di uscita dalla spirale della violenza e aiutate nell'affermazione dei diritti in ambito lavorativo e sociale, molto spesso anche familiare. Questo è un impegno che abbiamo posto in essere all'interno di Aism e con il supporto fondamentale della sezione Aism di Modena e delle sezioni della regione Emilia Romagna e del Gruppo Donne e Giustizia di Modena presieduta dall'avvocato Giovanna Zanolini. E' un impegno che abbiamo disegnato da donne per altre donne, tra queste molte sono sentinelle Aism. Il progetto, sarà finanziato dalla Fondazione di Modena, si chiama #cambiailfinale'.

'#cambiailfinale- spiega ancora Marcenaro- nasce per creare una rete di prossimità per il supporto delle donne con SM e disabilità che subiscono discriminazione multipla sul lavoro e in famiglia; contemporaneamente attuerà una qualificazione degli operatori, collaborando fra i vari attori dei processi. Si adopererà per creare un modello ripetibile in altri territori, sarà modello di buone prassi che Aism si impegna a replicare prima sulla regione Emilia Romagna e poi in altre province.

Ha tra i suoi obiettivi accrescere la consapevolezza rispetto alla doppia discriminazione verso le donne con SM e far emergere le situazioni a rischio e supportando i bisogni delle donne'.

'Si impegna a favorire l'emersione e la denuncia di situazioni di discriminazione, abuso, violenza o isolamento sulle donne, facilitando la condivisione, il confronto, il racconto in prima persona da parte delle donne stesse in spazi protetti e tutelati. Sarà una rete che fa rete e lavora in rete: le donne della Rete Red di Aism avranno ruolo fondamentale: faciliteranno la consulenza alla pari tra chi ha superato il problema e chi lo affronta dall'inizio permettendo alle donne con disabilità abusate o discriminate di prendere consapevolezza in un ambiente inclusivo e protettivo, ma ne saranno parte diverse componenti: psicologhe del consultorio familiare, i centri anti violenza, le consigliere di parità, le giuslavoriste che sono parte dell'Associazione del Gruppo Donne e Giustizia, il Centro Documentazione Donna, i servizi sociali, Aism e la sue rete… tutte insieme Sono tante le storie che devono aiutare a crescere e a capire: sono tanto comuni e tanto angoscianti; dichiarano che non solo l'ambiente domestico, ma anche quello lavorativo è pieno di abusi, scorrettezze e atteggiamenti intimidatori. #cambiailfinale avrà il compito di non fermarsi neppure di fronte a questa sfida. Perché 'il lavoro- dicono le Consigliere di parità Valeria Moscardino e Laura Caputo- rappresenta un pilastro per la realizzazione personale per l'inclusione sociale, per l'autonomia economica e la crescita personale di ogni donna''.

'Sul lavoro- una donna ha raccontato- ho smesso di attribuirmi responsabilità che non ho e ho chiesto un orario ridotto per evitare di arrivare distrutta a casa la sera. Ho deciso di seguire nuovi percorsi e sono entrata a far parte della rete Red'. 'E ancora: 'Sono una dipendente pubblica, ho subito molte discriminazioni sul lavoro, anche da parte di altre donne. È quello che mi fa più male. Ora posso contare sul supporto di un'avvocata di Aism per difendere i miei diritti'. 'Per me tutto è precipitato quando poco dopo aver partorito, la mia malattia (sclerosi multipla) si è aggravata, provocandomi una grave forma di limitazione motoria. Ho capito che non avrei più potuto svolgere la vita di prima, che non avrei più potuto sostenerlo economicamente. Che anche occuparmi da sola della bambina era difficile. Lui voleva continuare a fare la vita di prima, si sentiva limitato da me. E' diventato esigente, brusco, cattivo, irrispettoso e aggressivo. Ho capito di aver paura, perché purtroppo dipendevo totalmente da lui. Questa cosa mi ha letteralmente demolito. Mi diceva chi vuoi che ti si prenda, ridotta come sei? A chi credi daranno la bambina, tu non sei nemmeno una donna vera, sei patetica. L'ho lasciato. Ora sto meglio''.

'Forse, speriamo, #cambiailfinale ci aiuterà a riscrivere storie così', conclude Marcenaro. (DIRE)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)