Cuori agricoli. I dati sul sostegno fornito al settore da Usa e Ue indicano un approccio diverso alla produzione agroalimentare
Le imprese agricole americane, che già beneficiano di forti sostegni finanziari, si ritrovano in molti casi di fronte ad un mercato in ripresa. Non così è, evidentemente, per quelle europee.
L’agricoltura è globale, ma le singole agricolture no. In altre parole, se da una parte la produzione agroalimentare vive tutte le contraddizioni e le sollecitazioni della globalizzazione, dall’altra, la produzione agricola (e cioè quella parte della filiera che produce la materia prima per gli alimenti), dipende moltissimo ancora oggi non solo dalle condizioni climatiche, ma anche dagli assetti delle singole economie così come dalle politiche dei singoli governi. Ed è proprio su quest’ultimo aspetto che è bene soffermarsi ogni tanto.
L’esempio arriva dalle ultime decisioni assunte dall’amministrazione statunitense (rilanciato in Italia da Confagricoltura). Negli Stati Uniti è stato infatti annunciato pochi giorni fa un ulteriore pacchetto di aiuti pubblici a favore dell’agricoltura. L’obiettivo dichiarato, è quello di limitare l’impatto economico sul settore provocato della pandemia Covid-19. Dietro a tutto, probabilmente, anche la campagna elettorale per l’elezione del futuro presidente degli States. In ogni caso, il dato è chiaro: le nuove misure – fa sapere Confagricoltura – hanno una dotazione finanziaria di 14 miliardi di dollari, che saranno erogati sotto forma di aiuti diretti a sostegno dei redditi degli agricoltori. Si tratta di un importo notevole, che arriva dopo una prima erogazione di sostegni diretti per 16 miliardi ai quali si sono aggiunti altri tre miliardi per l’acquisto sul mercato di prodotti da destinare agli aiuti alimentari interni. E’, come è evidente, di una iniezione di denaro che, probabilmente, solo gli Usa possono sostenere.
Eppure, il confronto con le condizioni politiche e produttive dell’agricoltura europea è obbligato. Sempre Confagricoltura spiega, infatti, come il sostegno assicurato dall’Unione europea all’agricoltura resti fermo a 80 milioni di euro. Troppo poco, dicono i produttori, soprattutto se si considerano le difficoltà che anche campi e stalle europee hanno dovuto affrontare in questi ultimi tempi.
E non basta, perché, intanto, pare che negli Stati Uniti alcuni settori produttivi stiano beneficiando della ripresa delle esportazioni sul mercato cinese (e cioè uno dei più grandi e promettenti al mondo). Una condizione che deve essere messa in relazione ad un nuovo accordo sottoscritto dai due colossi, ma anche dalla ripresa dell’economia in Cina.
Certo, il confronto tra le due agricolture non può essere fatto solo sulla base dei sostegni finanziari: molto contano anche la qualità del prodotto, la sua storia, l’attenzione all’ambiente e alla salubrità delle produzioni. Al di là delle situazioni particolari, in ogni caso, rimane il dato di fatto: le imprese agricole americane, che già beneficiano di forti sostegni finanziari, si ritrovano in molti casi di fronte ad un mercato in ripresa. Non così è, evidentemente, per quelle europee. Che in qualche modo “si difendono”, ma i cui conduttori spesso hanno l’impressione di combattere da soli o quasi. Una condizione che va sempre più stretta a molti. Anche se i risultati continuano ad essere positivi. Basta pensare, solo per avere un’idea, a quanto rilevato dell’indagine trimestrale sulle aziende agricole realizzata dall’ISMEA. Il cambiamento degli assetti di mercato dovuto alla pandemia ha condotto a un sensibile aumento del numero delle imprese agricole che praticano la vendita diretta. Per questo, nel 2020, il fatturato di questo canale supererà i 6,5 miliardi di euro. In questo modo, quest’anno la vendita diretta diventerà così il terzo canale scelto dagli agricoltori, dopo il conferimento a cooperative, consorzi e organizzazioni di produttori e la vendita a grossisti e intermediari commerciali. Si tratta di un dato importante che, tuttavia, non compensa l’enorme divario tra il sostegno fornito all’agricoltura dagli Usa rispetto a quello dell’Ue.
A guardare i numeri, torna in mente quanto un vecchio e attento giornalista, Roberto Bencivenga, ebbe a scrivere negli anni ’60 in un lungo reportage sull’America Verde: “Nonostante il poderoso sviluppo industriale e la società consumistica spinta allo spasimo, il cuore dell’America è la campagna”. Forse è ancora così anche oggi.