Archeologia, arte e paesaggio. Tra la Storia... si parte da Rotzo

L’Ecomuseo Cimbro dei Sette Comuni è una rete di mobilità dolce che si sviluppa a Rotzo, il più piccolo e antico borgo dell’Altopiano dei Sette Comuni; si tratta di un insieme di percorsi escursionistici che si pongono come obiettivo il racconto delle radici storiche del territorio attraverso i luoghi più importanti del paese e la toponomastica cimbra ancora viva e presente (i cimbri sono una minoranza linguistica giunta sull’Altopiano tra il 10° e il 12° secolo attraverso migrazioni di coloni tedeschi dal sud della Germania).

Archeologia, arte e paesaggio. Tra la Storia... si parte da Rotzo

Questo itinerario è un vero e proprio museo diffuso, in cui la comunità stessa di Rotzo racconta, tramite i suoi manufatti, aspetti di vita rurale e ricordi del passato, promuovendo l’idea di un turismo lento e sostenibile; il percorso, che risulta connesso a molte altre vie (come il Sentiero delle Cenge, le escursioni all’Altaburg, Altar Knotto e Forte Campolongo e la Via delle Malghe), è arricchito da un’ottima segnaletica che permette di non perdere la rotta e comprendere al meglio il territorio. L’Ecomuseo Cimbro dei Sette Comuni ha vinto il premio Go Slow Co.mo.do. (Cooperazione mobilità dolce) nel 2019 e la Bandiera Verde di Legambiente nel 2022.

L’itinerario
Lasciata l’auto nell’ampio parcheggio nei pressi della chiesa di Santa Gertrude, l’escursione prende avvio dal Giardino della Memoria (Garto dar Gadénkhe), ex cimitero austro-ungarico della prima guerra mondiale e oggi vero e proprio biglietto da visita di Rotzo, grazie a un’installazione permanente lunga venti metri, composta da due pannelli nei quali vengono presentati i principali passaggi della storia del comune. Nel primo si parte dalla preistoria, passando per la colonizzazione cimbra e la nascita della Federazione dei Sette Comuni, per giungere al profugato causato dalla guerra che segna un punto di interruzione; il secondo, invece, parte dalla ricostruzione dopo il conflitto e arriva ai giorni nostri. Usciti dal Giardino della Memoria, una tappa obbligatoria sono gli antichi lavatoi del torrente Pach presenti nelle vicinanze: sono dei manufatti tipici delle aree montane, ma non solo, composti da una o più vasche, che potevano avere diverse funzioni, come ad esempio il lavaggio del bucato o l’abbeveramento degli animali; si tratta di elementi che per una comunità avevano anche un grande ruolo sociale, risultando luoghi di relazione e incontro. I lavatoi assumono una particolare importanza in territori come l’Altopiano dei Sette Comuni, in cui l’acqua è un bene raro, a causa del fenomeno del carsismo. Si ritorna in direzione della chiesa e si seguono le indicazioni lungo la strada principale, in direzione Castelletto, fino alla chiesetta di Santa Margherita (altes kherchle von Hölinghen Margareten), primo edificio cristiano di tutto l’Altopiano, la cui origine di colloca tra l’11° e il 12° secolo. Il luogo di culto, ampliato e ricostruito più volte nel corso della storia, è dedicato a una santa cara alla tradizione cimbra e al suo interno contiene una campana del 15° secolo, trafugata dall’esercito austriaco durante la guerra e riconsegnata al termine della stessa; non mancano alcune leggende legate a questo luogo. Si percorrono poi due strade vicinali attraverso il bosco, quella di Magnaràut e delle Làite di sopra, dove si possono ammirare dei meravigliosi terrazzamenti con muretti a secco, per raggiungere la frazione di Castelletto, dove sono presenti la chiesa di San Rocco, la casa natale dell’abate Agostino Dal Pozzo (presbitero e storico, autore di Memorie storiche dei Sette Comuni vicentini) e degli altri lavatoi, le cosiddette Rèndole. Si prosegue ora seguendo le indicazioni per l’area archeologica del Bostel, villaggio della seconda Età del ferro (5°-1° secolo a.C.) scoperto nel 1781 e ancora oggetto di studi e ricerche da parte dell’Università; nei suoi dintorni è sorto un parco, con la ricostruzione di alcune case dell’epoca e una baita dove ristorarsi. Usciti dal sito archeologico, ci si immette nella Strada della Campagna (Wellebekh), che attraversa l’area pianeggiante a sud di Rotzo, dove si coltiva la famosa patata, specialità a Denominazione comunale d’origine (De.C.O.); percorrendo la strada si attraversa la zona del Làzarith, antico luogo di sepoltura durante le epidemie, poco dopo il quale, in località Òocha (Quercia), si può decidere se proseguire sulla Strada della Campagna o se imboccare la Langabégale, uno dei numerosi viottoli che attraversano le aree coltivate e riportano alla strada carrabile, per tornare al punto di partenza.

Luca Grotto
Guida ambientale escursionistica presso la cooperativa Biosphaera. Classe 1997, laureato in Storia, vive a Zanè, nell’Alto Vicentino.

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