“Web Doc” su ecumenismo e religioni, per conoscere meglio “l’altro” e costruire ponti di amicizia e dialogo
Torna, anche quest’anno, il percorso “Formare i formatori”, promosso dall’Ufficio Nazionale per l’ecumenismo e il dialogo. Mercoledì 27 novembre sono stati presentati i nuovi Web Doc che aiutano a conoscere i vari mondi religiosi. L’obiettivo, sottolinea Barbara Ghiringhelli, collaboratrice dell’Ufficio Cei, è proprio quello di “accrescere la conoscenza dell’altro, aumentare la consapevolezza dell’oggi per essere sempre più in grado di instaurare relazioni di dialogo e di amicizia tra persone e comunità di confessioni e religioni diverse”
“In un mondo complesso e conflittuale come quello di oggi, non c’è più spazio per le semplificazioni”. Occorre al contrario “una conoscenza sicuramente maggiore dell’altro ed una comprensione più approfondita dell’oggi in termini di dinamiche per riuscire ad aprire e coltivare sempre più ponti di amicizia e di dialogo, tra persone e comunità di confessioni e religioni diverse, mai come oggi così fondamentali”. Con questa “premessa”, Barbara Ghiringhelli, collaboratrice dell’Ufficio Cei per l’ecumenismo e il dialogo, presenta il progetto (di cui è coordinatrice) dei “web doc”, una serie di schede di approfondimento che si rivolgono ai formatori e aiutano a conoscere i vari mondi religiosi che abitano sempre più il nostro Paese. Mercoledì 27 novembre sono stati presentati i nuovi Web Doc. Sulla piattaforma dell’Ufficio Cei è già possibile trovare i “percorsi formativi” su ecumenismo, ebraismo, islam, buddhismo, sikh e dialogo. Ed è in via di realizzazione quello sull’induismo. “Ci siamo resi conto – spiega la coordinatrice del progetto – che era necessario dare elementi di conoscenza sulle altre religioni, trattare argomenti di attualità, recuperare quei documenti sul dialogo che si sono realizzati nel tempo nella Chiesa, anche italiana, e confrontare le varie esperienze di pastorale realizzate nelle diverse realtà territoriali”.
Il progetto verte su una duplice impostazione: da una parte dare elementi formativi e di conoscenza delle altre religioni, e dall’altra scambiare buone pratiche di attività, di cammino di amicizia e di dialogo già presenti nei territori.
“C’è un gran bisogno di formazione e questo lo si avverte anche dentro la Chiesa”, dice Ghiringhelli. Per questo il progetto si rivolge ai “formatori”, ai delegati diocesani, ma anche agli operatori pastorali impegnati in vari ambiti, dagli insegnanti di religione ai catechisti, ai responsabili di pastorale giovanile…All’incontro online di mercoledì 27 novembre, parteciperanno anche Ernesto Diaco, direttore dell’Ufficio Nazionale per l’educazione, la scuola e l’università e del Servizio per l’Insegnamento della religione cattolica, don Riccardo Pincerato, responsabile del Servizio Nazionale per la pastorale giovanile e Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali. “L’obiettivo – sottolinea la coordinatrice del progetto – è quello di riuscire ad arrivare a cascata sui territori, dalle parrocchie alle scuole. C’è ancora una conoscenza molto limitata e a volte un po’ datata, fatta di vecchi schemi. Pensiamo alla conoscenza che l’italiano medio ha della galassia dell’Islam e a tutte le sfumature anche etniche che lo abitano. Si tende ancora molto ad una visione omogenea e poco differenziata”.
Il progetto nasce anche dalla diversificazione che i flussi migratori hanno determinato, rendendo l’Italia un paese plurietnico con la presenza di tantissime culture altre ed etnie che sono a loro volta portatori di mondi religiosi che prima non erano presenti. “La differenza etnica sicuramente richiede delle competenze in più da un punto di vista di riflessione e di conoscenza religiosa”, afferma Ghiringhelli. “Ma anche l’attualità con la conflittualità in aumento e le guerre in atto, richiede un tipo di informazione e di conoscenza in ambito anche ecumenico ed interreligioso. Pensiamo per esempio alla questione ortodossa e alla guerra in Ucraina o al Medio Oriente”. “Anche il Papa, recentemente, ha sottolineato la necessità del dialogo, tanto più nei momenti in cui il dialogo sembra quasi impossibile da un punto di vista sociale, politico, culturale e anche religioso”.
“Sembra che tutto remi contro il dialogo”, conclude la coordinatrice del progetto. “Ed è proprio in questo momento che è così necessario aprire relazioni di amicizia e dialogo e incrementare gli sforzi”.
“Stiamo entrando nell’anno del Giubileo della speranza”, ricorda Ghiringhelli. “Non dobbiamo perdere la speranza che sia possibile dialogare con umiltà e coraggio. Anche dal percorso sinodale della Chiesa italiana, sta emergendo sempre più la richiesta di essere una Chiesa aperta, presente nel contesto in cui si vive, in uscita. Ma per fare tutto questo, non possiamo prescindere da una formazione alla conoscenza dell’altro e dell’attualità”.